Parte 3

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Parlammo ancora e ancora, fino ad arrivare ai nostri demoni. Scoprimmo di avere molto in comune ma di essere totalmente diversi. Descrivemmo le nostre paure, i nostri mostri e ridemmo del fatto che fossero anche il nostro punto di forza. Però eravamo diversi. Io amavo incondizionatamente tutta quella rabbia che portavo dentro e che mi dava forza, lui avrebbe voluto liberarsene. "È come se ci fosse un altro" mi disse e poi aggiunse "non penso che tu possa comprendere" io risi, perché comprendevo benissimo. Poi lui uscì a fumare e prima di farlo mi lasciò un bacio sulla fronte. Si voltò sussurrando "significa rispetto" io lo sapevo già cosa significava e ridendo glielo confessai poco dopo. Rimasi sul divano nella penombra mentre lui fumava fuori. Lo osservavo, vedevo solo la sua sagoma e un po' di fumo, nient'altro. Ritornò e mi chiese "che hai?". Risposi che stavo pensando ma che andava tutto bene. Lui non mi credette e mi abbracciò forte come se non volesse che qualcosa mi prendesse. Non amavo certi gesti ma lo accettai dicendomi "sarà uno di quei ragazzi che lo fa sempre" solo dopo scoprì che non era proprio così. Stette lì a stringermi e a passare le dita tra i miei capelli mentre io respiravo il suo odore. Mi sentì sbagliata a provare un tale senso di appartenenza perché avevo sentito dire che era fidanzato. "Sicuramente scherzavano" è quello che pensavo perché lui di lei non ne parlava mai. Alzai il volto e lo guardai "voglio vedere l'alba". Lui negò con la testa anche se in volto aveva un sorriso stampato...sembrava vero. Ed era bellissimo.

L'Alba di Caøs ed ÅrmoniåWhere stories live. Discover now