SESSANTASEI

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Nathan

Rimango seduto per ore su una sedia del prontosoccorso di Badminster. Le persone passano, i volti cambiano, ma a me sembra che tutto sia particolarmente ed estremamente grigio. Sono rimasto con il patrigno di Eleonore, o per meglio dire Reel, in attesa di risposte dai medici. Una fitta al petto mi impedisce di stare fermo, e nonostante prima della sparatoria il mio unico desiderio fosse tornare a casa, ora non me ne andrei neanche se fosse l'esercito a chiedermelo. So che mi ha mentito, so che niente è mai stato vero, ma so anche che ho bisogno di lei. Ho bisogno che sia lei a dirmi che se ne va, e ho bisogno di vederla camminare con le sue gambe per arrivare alla meta.

Vengo distratto dai miei pensieri appena vedo Scott tornare dal colloquio con l'equipe che si è occupata di Reel. Non so se corrergli incontro e chiedergli come sta o aspettare che sia lui a dire qualcosa. Ha la faccia scavata dalla fatica, gli occhi gonfi e il corpo stanco.
Appena mi vede mi rivolge un sorriso accennato, quasi impercettibile, e si lascia cadere sulla sedia accanto alla mia. È esausto.

"Le hanno detto qualcosa?"

"Sei sicuro di essere pronto per la risposta a questa domanda?"

"Io devo saperlo"

Scott si inumidisce le labbra e si china in avanti, appoggiando i gomiti alle ginocchia.

"Il cervello è rimasto senza ossigeno per troppo tempo"

Per un attimo mi sento mancare la terra sotto ai piedi.

"E questo che significa?"

"Significa che è entrata in coma, Nathan. L'encefalogramma non è piatto, ma è molto debole"

"Sanno quando si sveglierà?" chiedo, incredulo e con la voce incrinata.

"Impossibile da dire. Ma una cosa me l'hanno detta: se passa la soglia delle 72h le probabilità diventano minime nella sua condizione"

Ragiono un attimo sulle parole che ho appena sentito. La ragazza dai capelli bianchi che aveva piegato una scuola intera ora stava lottando per la sua vita contro sé stessa, e stava perdendo. Se non stessi per scoppiare in lacrime probabilmente apprezzerei l'ironia della cosa. Eppure non c'è mai niente di ironico quando si parla della vita reale.
Vorrei dire qualcosa a Scott per tirarlo su di morale (dato che quello che sta più male di tutti qui è sicuramente lui), ma non saprei come fare. Che cosa è giusto dire in questi casi? Esiste veramente qualcosa da dire seriamente?

"Vieni, andiamo a prendere un caffè. Ne abbiamo bisogno" mi dice l'uomo, alzandosi.

"Non dovremmo rimanere qui?"

"Non possiamo farci niente ragazzo. È una battaglia che Reel deve combattere da sola"

Rimango un attimo in silenzio.

"E se perdesse?"

"Mmh... Non sono un medico, ma la conosco meglio di chiunque altro. Se le importa davvero, Reel non perde mai"

Mi alzo dalla sedia e comincio a seguire Scott, mentre le sue parole mi rimbombano nella testa come fossi in trance. Arriviamo al bar dell'ospedale e prendiamo due caffè, per poi sederci ad uno dei tavolini bianchi sbiaditi del posto.

"Parla, dì quello che pensi. Fa bene all'anima" mi dice Scott, dopo svariati minuti di silenzio.

"Mi sarebbe piaciuto conoscerla. Come Reel intendo, non come Eleonore"

A Scott scappa una risata stanca.

"Oh ma l'hai fatto ragazzo. L'hai fatto davvero"

"Non credo che un agente segreto abbia un qualche interesse nello stare con un disperato come me"

"Mettiamola così: professionalmente dovrei darti ragione. Da padre però posso dire che non ho mai visto mia figlia più felice, agitata e adolescente di questo periodo"

"Che significa?"

"Significa che per la prima volta l'ho vista metterci letteralmente due ore per prepararsi per il ragazzo che le piace, l'ho vista uscire con degli amici... E l'ho vista sputare popcorn dall'agitazione dopo aver letto un messaggio. Credo che quest'ultima sia sempre merito tuo"

Anche se sto cadendo dal pero faccio finta di capire l'ultimo riferimento. Forse è stato per il messaggio che le ho mandato quando l'ho sentita parlare con Alan. Ops.

"Il punto è che quelle cose non sono finte. Non le fai se stai fingendo, e Reel fa abbastanza schifo a raccontare palle se vuole bene a qualcuno. Io credo che, missione o no, per lei tutto quello che avete vissuto fosse reale. Ed è quello che ho sempre voluto per lei, in fondo. "

Non so perché, ma le parole di Scott mi sollevano un piccolo pezzo di cuore. Allora era reale? Non era una bugia?

Forse, dopo tutto, il segreto dietro a quei capelli bianchi non era poi così brutto.

Per scoprirlo avrei dovuto parlare con Reel, il che significava che avrei aspettato quanto serviva, con il cuore pieno di speranza.

Tieni duro Brontolo, so che ce la farai.
Io ti aspetto.

A WHITE HAIR SECRETWhere stories live. Discover now