Deus ex machina

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Jungkook aprì la porta della stanza come se sentisse sulle proprie spalle il peso di mille occhi. In realtà dietro di lui incombeva solo la figura di Namjoon con la schiena ricurva in avanti e il carnoso labbro inferiore stretto tra i denti.

Jungkook aveva pronunciato l'epiteto maledetto in un sussurro, un soffio caldo che aveva fatto rabbrividire il leader dei BTS.

-"La ragazza di Delo"- aveva mormorato con lo stesso timore con cui si lancia una maledizione di cui non si conoscono gli effetti.

Namjoon, udite quelle parole, aveva ordinato al maknae di fargli strada e di non perdere altro tempo. Lo aveva seguito al piano superiore con un rivolo di sudore che gli correva lungo la tempia sinistra, chiaro segno di nervosismo.

Il più giovane sgattaiolò dentro la stanza e Namjoon lo imitò, richiudendo subitola porta. Si voltò verso il centro della camera e sobbalzò quandosi ritrovò Jungkook a nemmeno un metro di distanza.

-"Huyng, ci tengo a porgerti le mie scuse"- disse questo con occhi seriamente dispiaciuti.

-"Stai invadendo il mio spazio vitale, Kookie"- gli fece notare Namjoon. Quella tremenda situazione causata dall'incoscienza di Yoongi lo aveva reso particolarmente e facilmente irritabile.

Il maknae si irrigidì e si spostò di lato, sciorinando una serie di scuse borbottate.

-"...Avrei dovuto dirtelo subito"- sospirò alla fine passandosi una mano tra i capelli neri.

-"Sì, avresti dovuto"- concordò il rapper. -"Perché non lo hai fatto?"-.

Jungkook strinse le labbra e abbassò lo sguardo. Namjoon spalancò gli occhi, arrivando subito alla conclusione sbagliata.

-"Suga ti ha minacciato?"- si informò incredulo.

Jungkook scosse la testa ma non argomentò. Andò a sedersi alla scrivania e, dopo aver riattivato il monitor, sfogliò le cartelle del computer in religioso ma teso silenzio. RM, sempre più convinto che Yoongi avesse perso del tutto la ragione, lo affiancò. Incrociò le caviglie e posò una mano sullo schienale della sedia. I lineamenti dei due ragazzi venivano messi in evidenza dalla brillante luce azzurrognola dei led del monitor. Il puntatore del mouse, dopo qualche minuto di folle ricerca, si fermò sopra una cartella che il maknae aveva chiamato "111".

-"Che cos'è?"-.

-"Sono le foto che lo hyung ha fatto in Italia"- spiegò Jungkook guardando la mascella serrata di Namjoon.

Si alzò e invitò l'amico a prendere il suo posto. RM, dopo un attimo di titubanza, accettò il timoroso invito e si piazzò sulla poltrona girevole.Puntò i piedi per terra e si avvicinò al computer. I suoi occhi affilati scivolarono sul mouse nero, ma la sua mano destra non si mosse. Artigliò i braccioli e allargò le narici, respirando a pieni polmoni l'aria scura della stanza. Jungkook, in piedi dietro di lui,era un fascio di nervi tesi.

-"Devi vederle"- disse nervosamente.

Spinto dall'ansiosa esortazione di Jungkook, Namjoon annuì: la sua mano cadde come una mannaia sul mouse e il ticchettio del doppio clic si riverberò nell'aria come funerei colpi di cannone. La cartella "111" si aprì e sciorinò una dietro l'altra le foto di Yoongi, mostrandole fieramente agli occhi attenti del rapper. Namjoon le scorse una dopo l'altra, rimanendo del tutto indifferente di fronte ai paesaggi e agli scorci toscani. A un tratto il suo sopracciglio sinistro scattò verso l'alto. Jungkook sussultò nell'ombra, già sapendo quale foto avesse catturato l'attenzione del leader. RM aprì l'immagine e la fissò in silenzio per qualche attimo, lo sguardo torvo intrappolato in un lucente reticolo rossastro. Aprì la bocca per dire qualcosa ma ci ripensò subito, tappandosi le labbra carnose col dorso della mano sinistra.

Guardami come se fossi Dante Alighieri [Min Yoongi]Where stories live. Discover now