Martedì - Pisa: Preparazione (S)

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Il divano-letto di Delia era più comodo di quanto si aspettasse. Era convinto che avrebbe impiegato qualche notte ad abituarsi al sottile materasso e alle lenzuola troppo grandi, ma non appena si infilò sotto la leggera coperta e appoggiò la testa sul cuscino si ricredette. Prima di spegnere la lampada del comodino posizionato accanto al bracciolo destro del divano-letto guardò il cellulare. L'orologio digitale del display segnava la mezzanotte passata. Che ore erano in Sud Corea? Circa le sette del mattino. Mandò un messaggio a sua madre, mise il telefono in carica, lo appoggiò sul comodino, spense la luce e chiuse gli occhi, pregustandosi l'idea di un tanto agognato e meritato riposo.



Un terremoto?

Qualcuno lo stava scuotendo con poco tatto. Quante volte aveva ripetuto ai ragazzi di non disturbarlo quando stava dormendo e, soprattutto, di non svegliarlo in malo modo?

Sollevò le palpebre pesanti e impiegò qualche secondo a mettere a fuoco il viso di Delia, struccata e in pigiama. Ecco un'altra persona che non aveva il minimo rispetto del riposo altrui. Le lanciò un'occhiataccia, irritato e nervoso.

"Se il buongiorno si vede dal mattino, oggi sarà una giornata di merda", pensò.

-"You can't sleep forever, Sleeping Beauty"- lo punzecchiò Delia.

-"Non rompere i coglioni..."- biascicò, e le diede le spalle.

Si coprì il capo col lenzuolo e si raggomitolò, sperando e pregando che la ragazza lo lasciasse stare. Aveva fatto un viaggio di quasi dodici ore per cercare serenità, tranquillità e ispirazione, non seccature e rotture di scatole; voleva poter dormire liberamente, per quanto tempo desiderava.

Stava forse chiedendo troppo?

"L'ispirazione e le migliori idee vengono nel sonno, cazzo", si lamentò mentalmente.

Delia non demordé e mostrò un'ostinazione che Suga non credeva potesse esistere: continuò a chiamarlo e a scuoterlo per un paio di minuti, ininterrottamente e in maniera quasi aggressiva, finché il ragazzo, raggiunto ormai il limite di sopportazione, si girò e le lanciò un'occhiata assassina. Delia parve immune alla mal velata minaccia di morte e, in tutta risposta, sfoderò un sorriso sghembo indicandogli la cucina.

-"Do you know what this smell is?"- gli domandò.

Suga sospirò e chiuse gli occhi, esasperato. Annusò l'aria e notò un odore familiare e molto conosciuto. Il forte e intenso profumo attivò il suo cervello e, con esso, le facoltà intellettive. Spalancò gli occhi e guardò Delia. Quello che sentiva era...

-"...Coffee?"- sussurrò.

-"Italian coffee"- lo corresse lei. -"The best"- sillabò lasciando il suo capezzale e sparendo in cucina.

Come aveva fatto a non arrivarci subito?

Namjoon, tornato dall'Italia, aveva passato due settimane buone a osannare il caffè italiano; era persino quasi riuscito a farlo provare a Taehyung, e il che è tutto dire. Aveva messo addosso a tutti una curiosità enorme, e i ragazzi avevano finito per invidiarlo e sognare la bevanda scura di notte.

-"Se mai doveste andare in Italia, il caffè è una delle prime cose che dovete assolutamente assaggiare!"- aveva detto RM.

Come guidato dal dolce suono di un flauto, si alzò dal letto, si mise le pantofole ai piedi e seguì Delia in cucina. La trovò in piedi sulla soglia ad aspettarlo; con un gesto della mano lo invitò a sedersi al tavolo. Suga obbedì e si vide comparire sotto al naso una tazzina di caffè.

Guardami come se fossi Dante Alighieri [Min Yoongi]Where stories live. Discover now