Mercoledì - La mia preoccupazione (S)

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C'era un'altissima siepe che si stagliava dinnanzi ai suoi occhi.

Alzò lo sguardo,reclinando la testa all'indietro e, con una mano, si parò gli occhi dalla luce del sole rovente. L'enorme muro verde sembrava insormontabile. Suga ci si avvicinò; con mano malferma accarezzò una foglia dalla forma ogivale e dalla nervatura centrale bianchissima. La staccò dalla siepe e se la portò al naso, annusandola.

Alloro.

Si rigirò la foglia tra le dita per qualche secondo, finché questa, in principio verde brillante, sfumò il suo colore: divenne marrone, si seccò e si sgretolò tra le mani da pianista di Suga. Il ragazzo dai capelli neri fece un passo indietro e vide le foglie di alloro seccarsi, una a una. Presto della rigogliosa siepe rimase solo uno scheletro aggrovigliato composto da rami sottili e glabri. La caduta delle foglie permise a Suga di vedere ciò che la siepe stava celando: un piccolo giardino lastricato dalla pianta quadrata, con al centro un elegante tavolo rotondo in ferro laccato di bianco e numerose sedie occupate da losche figure avvolte da un soprabito nero; i loro volti erano nascosti da dei cappucci.

-"Non trovate che sia penoso?"- disse una delle persone lì riunite. Aveva una voce calma, dotata di un tono autorevole e deciso. -"Siate onesti"- esortò i compagni.

-"Fastidioso"- sentenziò la persona alla sinistra della prima.

-"Maleducato"- sputò una terza.

-"Perdente"- sospirò la quarta, di fronte alla seconda.

-"Noioso"- affermò la quinta scuotendo il capo lentamente.

-"Inutile"- giudicò la sesta.

-"Un fallito"- dissero in coro la settima e l'ottava. Queste ultime stavano sedute l'una accanto all'altra a distanza ravvicinata.

La prima persona ad aver parlato si alzò in piedi e si portò entrambe le mani al cappuccio. Lo tirò indietro, rivelando il proprio volto.

-"Oggettivamente parlando, è il peggiore della Rap Line"- disse Namjoon soffermando lo sguardo su ognuno dei presenti.


-"...Il tuo rap fa schifo..."- sussurrò una voce non ben definita alle orecchie di Suga.


La seconda e la terza persona si alzarono in piedi simultaneamente, imitando Namjoon e scoprendo il viso.

-"Non sa nemmeno ballare"- disse Hoseok portandosi una mano alla fronte.

-"Peggio di me, davvero!"- sghignazzò Seokjin.


-"...Sei un idol mediocre..."-.


La quarta persona incrociò le caviglie sul tavolo e si abbassò il cappuccio. Si passò una mano tra i capelli e guardò i compagni.

-"Vogliamo parlare del fatto che non stia più né componendo né scrivendo canzoni? E' l'unica cosa che sa fare e non la sta facendo"- sbottò Jimin irritato.


-"... Qual è la tua utilità...?"-.


-"Mi è sempre stato antipatico. Non sa scherzare, non sa divertirsi!"- si lamentò la quinta persona, rivelandosi come Taehyung.


-"...Sei un morto che cammina..."-.


La sesta persona si alzò in piedi, come per primo aveva fatto Namjoon, e sul suo volto, ora scoperto, si dipinse un'espressione disgustata.

-"Adesso che non è più in grado di mettere in fila due note, cosa ce lo teniamo a fare? Scommetto che senza di lui avremmo più successo"- disse Jungkook. Le sue parole furono seguite da un mormorio di consenso.


-"...Sei un inetto, un insignificante inetto..."-.


Le ultime due figure, le persone sedute accanto, non si alzarono. Si tolsero i cappucci e si presero per mano.

-"Noi glielo abbiamo sempre detto di lasciar perdere, che la carriera da musicista non era la strada giusta"- dissero in coro i genitori di Suga.


-"...Hai sbagliato tutto..."-.


Poi, come se si fossero improvvisamente accorti della presenza di Suga oltre la scheletrica siepe, voltarono tutti il capo nella sua direzione.

-"Faresti meglio a morire, Yoongi!"- scoppiarono a ridere sguaiatamente.



Suga si svegliò bruscamente dal sonno. Spalancò gli occhi e gli si parò dinnanzi la faccia struccata e preoccupata di Delia.

Ancora lei, di nuovo lei, sempre lei.

Lo stava guardando con ansia e apprensione. Si era raccolta i capelli in un alto chignon scomposto dal quale qualche ciocca ribelle stava lottando per gridare fuori dal coro. Il suo sguardo preoccupato era accentuato da un lieve accenno di occhiaie, le classiche occhiaie da studente in piena sessione di studio.

Suga distolse gli occhi da Delia, si tirò su a sedere e sbatté le palpebre, più e più volte; aveva la vista annebbiata dalle lacrime. Si asciugò le guance e gli occhi con il dorso delle mani e girò il capo dall'altra parte. Ne aveva abbastanza di essere giudicato dagli occhi silvestri di Delia.

-"Are you okay?"- gli domandò la ragazza posandogli una mano sulla spalla.

Stava bene? No, per niente.

Suga, il Genio Min Suga, stava letteralmente morendo.

Le rispose di sì, le disse che stava bene. Si scrollò di dosso la di lei bellissima mano da pianista e, senza aggiungere altro, si alzò dal letto ed entrò nel bagno, chiudendosi a chiave.

Si appoggiò con la schiena alla porta e scivolò lentamente a sedere per terra. Si portò le ginocchia al petto e poggiò la fronte sulle gambe, chiudendo con forza gli occhi e mordendosi il labbro inferiore. Il ricordo del sogno, dell'incubo, lo colpì con forza e fece riaffiorare in lui tutti i timori e le paure contro cui, nel corso di ormai cinque anni, aveva lottato: l'ansia sociale, la depressione e l'ansia da prestazione.

Delia non poteva essere a conoscenza delle sue preoccupazioni, eppure, per qualche assurdo motivo, Suga si ritrovò ad avercela con lei.

Tirò su col naso e si asciugò con rabbia la lacrima appena sgorgata dal suo occhio sinistro.

Si rese conto di aver inconsciamente fatto affidamento su di lei, sulla sua disponibilità e sulla sua gentilezza; si era convinto che Delia si stesse comportando in quella maniera perché aveva capito e si era accorta del suo disagio e dei suoi problemi; credeva fermamente che laragazza italiana, senza spiegazioni, colta da un'improvvisa e folgorante illuminazione, avesse compreso cosa lo stesse affliggendo e si fosse subito messa all'opera per aiutarlo a uscire da quella merda di impasse in cui si trovava.

Strinse la mano destra a pugno e la batté sul pavimento.

Credeva davvero che la soluzione alla sua preoccupazione sarebbe arrivata dall'esterno?

Credeva davvero che Delia e l'Italia sarebbero state in grado di aiutarlo?

-"Sono sbagliato...?"- sussurrò Suga portandosi le mani alla testa e soffocando un singhiozzo. -"Am I wrong...?"- canticchiò con ironia e con voce rotta dal pianto.

-"You're not wrong. You are you, and that's what matters"- disse dolcemente Delia da dietro la porta.

Suga alzò il capo e guardò il soffitto. Un debole sorriso si fece largo sulle sue labbra e i suoi occhi a mandorla si ridussero a due fessure.

Forse aveva davvero trovato un modo per salvare il Genio Min Suga.


Guardami come se fossi Dante Alighieri [Min Yoongi]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora