Venerdì - Mi dispiace (S)

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Socchiuse lentamente gli occhi, mettendo pian piano a fuoco il letto vuoto di fronte a sé.La sua mano destra era tesa in avanti, come protesa a tentare di sfiorare un oggetto irraggiungibile. La chiuse a pugno, stringendo tra le dita il lenzuolo color carta da zucchero. Il suo pesante sospiro riempì per un attimo il silenzio, riuscendo persino a sovrastare la pioggia insistente che picchiettava contro il vetro della finestra. Suga raddrizzò la schiena, stiracchiandosi le spalle e le braccia; strinse gli occhi e sorrise quando sentì le vertebre e le scapole scricchiolare gioiosamente. Inclinò la testa di lato, prima a destra e poi a sinistra. Il collo gli faceva un po' male. Si alzò dalla sedia e si guardò attorno, corrugando la fronte. Gli occhi gli scivolarono sulla montagna di vestiti accatastata su una confusionaria scrivania e, in un lampo, come colpito da un fulmine,ricordò il motivo per cui quella notte non aveva dormito nel divano-letto in salotto.

"Cazzo!", pensò portandosi davanti agli occhi spalancati la mano destra.

Si girò istintivamente a guardare la porta della camera di Delia. Doveva essere in cucina a fare colazione, magari a sghignazzare con una sigaretta in una mano e una tazza di caffè nell'altra, chiedendosi perché si sia svegliata mano nella mano con lui!

"Che figura di merda!".

L'ansia durò pochissimo, meno del previsto. Suga si mise entrambe le mani sui fianchi e serrò le labbra, pensando che ci fossero buone probabilità che Delia, durante il sonno, si fosse mossa e avesse lasciato la sua mano. Non aveva la più pallida idea di che tipo lei fosse, ma sì, era molto probabile che, essendo una ragazza così piena d'energia, fosse una di quelle persone che durante il sonno si rigirano da una parte del letto all'altra.

Rincuorato dal suo impeccabile ragionamento, si diresse in cucina a dare il buongiorno all'ubriacona. Passò accanto al comodino vicino al divano-letto e vide la bustina di antidolorifico che Delia gli aveva dato prima di uscire con Azzurra. Sapeva benissimo come ci si sentiva dopo una sbronza, aveva più volte avuto modo di testarlo sulla propria pelle. La prese, infilandosela in tasca ed entrò nella cucina dalla porta aperta.

-"Good morning"- disse.

Delia, in piedi tra il tavolo e i fornelli, sobbalzò e gridò dalla sorpresa, sbarrando gli occhi e puntandoli come due fari su Suga. Annuì brevemente, strinse i denti e, visibilmente sofferente, si sedette con cautela su una sedia; si tappò le orecchie con le mani e serrò le palpebre, mormorando qualche parola in italiano.

Nonostante la situazione, il ragazzo si ritrovò a sorridere: per qualche strano motivo lo faceva ridere constatare che, in ogni parte del mondo, i postumi della sbornia erano pressoché gli stessi. Delia doveva star provando un fortissimo mal di testa, intensificato da ogni rumore i cui decibel superassero quelli del battito d'ali di una farfalla. Lesi avvicinò e le mise sotto al naso l'antidolorifico. Lo lasciò cadere sul tavolo e, senza dire niente, si apprestò a prepararsi la colazione. Non aveva molta fame, per cui pensò di ripiegare su una semplicissima tazza di tè, la bevanda più giusta da gustare in un'uggiosa mattina di pioggia. Prestò particolare attenzione a fare meno rumore possibile, avendo cura di non far sbattere le ante dei pensili e di non far scontrare tra loro le stoviglie di ceramica; compì persino l'enorme sforzo di alzare i piedi da terra. Non voleva che Delia provasse troppo dolore.

Il bricco con l'acqua per il tè iniziò a borbottare. Suga spense il fornello, agguantò la tazza con le decorazioni a mosaico bizantino e vi versò l'acqua bollente. Delia amava l'Earl Grey e lui, non intendendosi molto di tè, aveva deciso di adattarsi alla scelta della padrona di casa. Versò dell'acqua fresca in un bicchiere di vetro e, sovrastando Delia seduta, lo appoggiò vicino alla bustina di antidolorifico, ancora intonsa. Si sedette al tavolo e, con un movimento secco del collo, si scostò la frangia nera dagli occhi. Socchiuse le labbra, fissando Delia; all'ultimo, quando ormai le parole stavano per uscirgli dalla bocca, serrò le labbra e abbassò lo sguardo sulla tazza di tè. Forse era il caso di chiederle scusa per aver invaso la sua sfera personale e aver dormito nella sua stanza. Certo, era stata lei a chiedergli di stare con lui e di tenerle la mano, ma si trattavano delle chiacchiere senza senso di una ragazza ubriaca.

Guardami come se fossi Dante Alighieri [Min Yoongi]Where stories live. Discover now