PROLOGO

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Inspirai, ed espirai. Inspirai, espirai. Sempre più profondamente, ancora di più. Mi concentrai sull'aria fresca che entrava nel naso, passava per la gola; il petto che si sollevava e l'aria calda che usciva facendo il percorso inverso. Ripetei il processo altre due volte nel silenzio assoluto.
Le gambe incrociate, seduta al suolo. Davanti a me una mappa nera con rappresentate le costellazioni. Posai le mani in una posa rilassata sulle ginocchia, e chiusi gli occhi.
Lasciai la mente vagare tra i ricordi, tra le memorie del mio passato.
Vagamente potevo percepire il lieve calore delle fiamme delle candele che avevo posto attorno a me, formando una stella il cui centro ero io, assieme ad un'altra candela, spenta.
Dalle mie palpebre chiuse, potevo vedere la loro luce danzare gentilmente, cullandomi.

Col trascorrere del tempo i miei pensieri si fecero meno caotici, assenti.
Fino a quando riuscii solo a vedere il nulla della mia mente. Una grande distesa di nero nel quale lasciarmi andare.
Il respiro regolare.

Nel silenzio della stanza, l'unico rumore che il mio udito pareva percepire era il leggero bruciare della fiamma, che quando si muoveva produceva un breve sordo suono come di una tenda pesante spostata di poco dal vento. E poi, di nuovo, il nulla.
Respirai nuovamente, ed aprii gli occhi.
Mi concentrai sulla candela spenta, di fronte a me. La osservai, concentrandomi su ogni più piccolo particolare. Le gocce solidificate di cera lungo i suoi bordi, il suo spessore, il nero filo che usciva perfettamente dal centro di essa. E focalizzai l'attenzione sul fuoco delle altre candele. Lo feci mio, sentendolo sulla pelle, rendendolo ancor più reale.
Riversai le mie intenzioni su di essa.

Accenditi

Attesi, lunghi interminabili minuti.

Rirprovai.

Accenditi.

Ancora niente.

Per favore?!

Nulla.

Una piccola fiammella? Una scintillina?!

Nulla.

La persiana chiusa della finestra si aprì di scatto e lasciai cadere le spalle di peso, delusa. Voltai lo sguardo verso quella stessa finestra quasi dietro di me, dove due occhi verdi come l'erba bellissima d'estate mi stavano osservando. Stava lì, a braccia incrociate, osservandomi.
Il fisico slanciato, le gambe lunghe ed atletiche. I pantaloni neri aderenti che lo avvolgevano come una seconda pelle, in netto contrasto con la camicia dello stesso colore dalla stoffa morbida, aperta di qualche bottone sul petto, dove un ciondolo a forma di pentacolo in argento stava poggiato, riflettendo lievemente la luce.
Il sorriso beffardo, di scherno.

-"è inutile, arrenditi " - mi disse, sorridendomi ed andando ad alzare le altre persiane per far entrare la luce nella stanza.

Guardai ancora più delusa la candela di fronte a me, mettendo visibilmente il broncio. Mi poggiai stancamente col gomito sul ginocchio destro, posando la guancia nel palmo della mano. Annoiata, mi misi con l'indice della mano sinistra a spingere avanti indietro la candela provando a tenerla in equilibrio.

-"ma nemmeno una piccola fiammella... Una sola,minuscola,piccola ed insignificante fiammella." - mi lamentai con lui.

Mi lasciai andare di peso, sdraiandomi. Osservai il soffitto. In quella giornata di nuovi fallimenti anche le ragnatele del lampadario erano diventate stranamente interessanti. Sospirai pesantemente.

Mi passò accanto, lasciandosi sfuggire una risata leggera e dolce come la primavera,  chinandosi per spegnere le altre candele.
Portò le sue mani ai lati della mia testa, sovrastandomi.

I suoi grandi occhi verdi mi guardarono dall'alto in basso, e non potei fare a meno di osservarli e fare una lista mentale di tutte le cose così verdi che avevo visto in vita mia. Era come se fossero dotati di vita propria, di un'anima a sé stante. Così espressivi, gioiosi e guizzanti di energia e gioia di vivere da farmi quasi rimpiangere la mia vita precedente.

The Coven - Born Witch (Nata Strega) Where stories live. Discover now