Prologo

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Dana's POV

Riapro lentamente gli occhi con le mani ancora strette al volante.
È un sogno, deve esserlo per forza.
È un fottuto sogno.
Non c'è altra spiegazione.
Vedo il parabrezza scheggiato, il tronco di un albero incastrato nel mio cofano e tanto fumo.
Fumo grigio come quello della mia sigaretta caduta dal finestrino qualche metro più indietro di me.
La mia testa mi dice che devo scendere, che devo chiamare il carro attrezzi, che devo insultare il conducente di quella cazzo di auto che mi ha fatto sbandare.
Ma rimango a fissare l'airbag bianco davanti a me. Allento la presa sul volante e allungo una mano al mio viso. Lo sento bagnato, sto piangendo e neanche me ne sono accorta.
Alzo gli occhi verso lo specchietto retrovisore e mi guardo. Spaventata, impietrita, insanguinata. Ho del sangue che cola dalla fronte, si mischia al mio pianto e io non me ne capacito neanche.
Slaccio la cintura di sicurezza e sento un pugno bussare forte contro il mio finestrino. All'udire dei pugni, ricomincio a sentire i rumori intorno a me. Fino ad un attimo fa mi sentivo in una bolla, dove l'unico suono udibile era il mio lento battito cardiaco. Adesso invece lo sento il rumore del vetro del parabrezza che si spezzerà da un momento all'altro, la puzza del fumo.
Apro la portiera e scendo dall'auto.
Non faccio in tempo a poggiare il secondo piede a terra che casco.
Non riesco a reggermi in piedi, forse sono sotto shock.

«Ehi, ehi! Ragazzina, mi vedi?», dice la voce di un ragazzo. «Andiamo, tieni gli occhi aperti. Mi vedi? Quante dita sono queste?»
«Tre.», sussurro.
«Ci vedi!», esulta. «Adesso dimmi come ti chiami e quanti anni hai. Ho già chiamato l'ambulanza.»
«Da-Dana.»
«Okay Dana, quanti anni hai? Riesci a dirmelo? So che ci riuscirai.»
«Diciotto.»
«Brava, adesso ti alzo e ti faccio sedere sul tuo sedile. Okay, Dana?», chiede premuroso.

Annuisco lentamente con la testa e lui riesce in poche mosse a farmi risedere. Lo vedo togliersi la giacca di pelle nera e me la posa sul corpo.

«L'ambulanza sta arrivando. Dimmi ti prego che non hai bevuto.», mi supplica.
«No, non ho bevuto.»
Tira un sospiro di sollievo. «Menomale.»
«Mio papà.»
«Cosa?»
«Mio papà non deve sapere di tutto questo.»
«Mi spiace doverti fare lo spoiler, ma appena arriverà l'ambulanza una tra le prime cose che i medici faranno sarà chiamare i tuoi genitori.»
«Allora... Allora non chiamarla. Sto bene, non mi serve l'ambulanza.»
«Ehi, tranquilla. Tuo padre capirà.»

Senza accorgermene, ricomincio a piangere e inizio a dimenarmi come se fossi posseduta.

«No, no, no. Non capisci. Lui pensa che io sia a Portland dalla mia amica. Non immagina che io sia qui a Seattle! Siamo a Seattle?»
«Sì, siamo a Seattle e tu hai avuto un incidente. Ma adesso calmati.»
«Questo albero da dove cazzo spunta?!»
«Calmati, l'ambulanza sta arrivando.»
«Chi stava guidando?»
«...Stai sanguinando. Vado a prendere un fazzoletto.»
«Centri tu?», domando, ma non ricevo risposta.

Lo vedo tornare indietro e avvicinarsi ad un auto scura. Viene poi verso di me e mi tampona un po' la ferita sulla fronte con un fazzoletto di carta.
Non so chi sia questo ragazzo, so solo che sono ancora scandalizzata.
E che forse non guiderò mai più.

~~~
Buongiorno a tutti e benvenuti in una nuova storia! So che alcuni di voi forse preferivano leggere il sequel di TCDMF, ma al momento vi vorrei tenere compagnia con questa storia qui. Spero che Dana ed Hunter vi piacciano, sono due persone particolari e speciali.
Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio❤️.

-Alessia

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