27.

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Sehun dopo aver fermato le sue lacrime ed aver stretto un'altra volta Jongdae lasciò la stanza. Una volta fuori corse tra le braccia di Minseok.

«Finalmente possiamo stare tranquilli, ti voglio bene hyung e grazie di esserci sempre per noi»

«Ti voglio bene anche io Sehun, siete i miei tesori più preziosi» sussurrò Minseok mentre posava un bacio sul capo di Sehun

Dopo quel momento di affetto Minseok decise di rispedire Sehun a casa con Luhan in modo che potessero finalmente riposarsi come si deve, si vedeva che anche per loro erano stati giorni terribili, e andò a parlare con il dottor Zhang che lo rassicurò sulle condizioni di Jongdae dicendogli che nel giro di pochi giorni sarebbe stato dimesso.

Tornato nella stanza di Jongdae, Minseok, di accomodò sulla sedia affianco al letto e in silenzio rimase ad osservarlo.

Era bellissimo, era davvero il ragazzo più bello che avesse visto.

Con la mente tornò a tutti i ricordi avuti con lui, di loro, tutte quelle immagini che, in quei giorni di agonia, lo avevano sorretto in attesa che Jongdae riaprisse gli occhi.

Lentamente si sporse dalla sedia, allungando una mano per intrecciarne le sue dita con quelle di Jongdae portandole sul ventre di quest'ultimo.

Era calda, la sua mano adesso era tornata calda. Anche le sue guance erano appena colorite di rosa.

Nonostante il suo ragazzo ora fosse salvo, Minseok, non potè trattenere le lacrime. Non aveva mai pianto in vita sua, ma quei due giorni lo avevano stravolto, completamente sfinito. La paura che aveva provato al pensiero di perdere l'unico uomo che avesse mai amato e il frutto del loro amore si era radicata dentro la sua anima e, difficilmente, si sarebbe sciolta.

Continuava a guardare il viso di Jongdae, non si stancava mai di farlo, lo avrebbe guardato fino al suo ultimo giorno.

Quando Jongdae aprì gli occhi, Minseok, era riverso sul bordo del letto mentre dormiva. La testa appoggiata sulle braccia incrociate.

Lentamente, Jongdae, posò la sua mano su quei capelli morbidi, in silenzio, per non svegliarlo, si girò su un fianco, cercando di abbracciarlo e, continuando ad accarezzarlo, ripensò alla prima volta che Minseok si avvicinò a lui, in quell'enorme vasca nella sua villa a Dong-gu.

Ricordava ancora la sensazione che provò nel sentirsi stringere da lui, che all'epoca non sopportava. Un leggero sorriso gli increspò le labbra pensando al loro primo bacio, alle labbra di Minseok che, con passione, si poggiavano sulle sue. Un piccolo brivido gli percorse la schiena, come ogni volta che Minseok lo teneva fra le braccia.

Gli mancavano quegli abbracci, gli mancava sentire il suo respiro caldo sulla propria pelle. Aveva voglia di tornare a casa, di stendersi nel loro letto e di stare per ore stretto al suo petto.

Non ne poteva più del materasso di quell'odioso letto, del fetore di disinfettante che aleggiava continuamente nella stanza e non ne poteva più di starsene fermo. Voleva alzarsi, camminare verso Minseok e stringerlo in un abbraccio dolce, fargli capire quanto lo amava.

Senza rendersene conto si era seduto sul letto, sfilando le gambe da sotto le coperte.

«Jongdae...che fai?» disse Minseok svegliandosi di scatto.

«Voglio andare a casa»

«Ma...»

«Andiamo a casa» ripeté Jongdae guardandolo negli occhi.

E in quegli occhi Minseok annegò, di nuovo, come sempre, e lo strinse a se.

Passarono due ore, dove Jongdae promise al dottore di starsene buono, di non fare alcun tipo di sforzo, e solo allora la coppia lasciò l'ospedale.

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