7.

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Verso le 20 gli ospiti di Minseok cominciarono ad arrivare.

La serata trascorse tranquilla ma Minseok si sentiva come sulle spine, Gi Ae gli aveva detto che Jongdae era uscito alle 18 e ormai erano le 23 e lui non era ancora tornato.

"E se fosse fuggito? Se fosse tornato dalla sua famiglia? Sono stato un vero bastardo, non avrei mai dovuto dire quelle cose. Se non tornasse più? Se non tornasse più da me? Da me...non gli importa niente di me, è obbligato a stare qui. Però...quando lo stringevo fra le mie braccia, quando mi ha baciato in auto, non fingeva, non poteva aver finto!"

Verso mezzanotte Jongdae non era ancora tornato e Minseok decise di telefonare a Luhan perché sguinzagliasse i suoi uomini per cercarlo. Dopo solo cinque minuti che ebbe chiuso la comunicazione con Luhan sentì la porta di casa aprirsi.

«Dove sei stato?» lo aggredì l'uomo fuori di sé.

Jongdae lo guardò negli occhi.

«Scusa, sono in ritardo per il debito?»

Minseok restò immobile perso in quegli occhioni color cioccolato.

Vedere Jongdae davanti a lui, al sicuro e illeso, finalmente, dopo tutto quel tempo riuscì a calmarlo.

«Dove sei stato?- chiese gentilmente.

«A..al parco» rispose Jongdae abbassando lo sguardo.

«Al parco? Fino a quest'ora? Ma sei pazzo? Ma volevi farti violentare o uccidere?>> sbottò Minseok <<Aspetta che richiamo i ragazzi!»

«I...ragazzi?»

«Si! La gentaglia con cui tu non vuoi avere nulla a che fare è in giro per la città a cercarti!»

Dopo aver riagganciato Minseok tornò da lui.

«Dai andiamo a letto, sono stato in piedi tutta la sera e il fianco mi fa un male cane» disse senza guardarlo.

Jongdae andò di filato in camera sua, sentendosi quasi in colpa.

"Possibile che fosse preoccupato per me? Oddio Minseok! Non ti capisco!"

Continuava a rigirarsi nel letto senza trovare pace. Non era quello il letto nel quale voleva stare, non era quella la sua stanza. In silenzio uscì nel corridoio e senza far rumore entrò nella stanza di Minseok.

Si avvicinò al letto, dove l'uomo sembrava dormire. Lentamente spostò le coperte e si accomodò vicino a lui.

«Che fai?» sussurrò Minseok.

«Volevo sapere se ti faceva ancora male il fianco»

«Un po'»

«Mi spiace»

«Anche a me»

«Posso restare qui?»

«Si, ma non credo di riuscire a riscuotere alcun pagamento stasera»

«Vorrà dire che resterò finche non ci saremo sistemati»

«Scusa per quello che ho detto questa sera, non volevo offenderti»

«Lo so»

«Vieni qui...» sospirò il maggiore.

Jongdae si strinse a lui. Si strinse a quell'uomo che rappresentava tutto ciò che lui odiava ma che aveva il potere di insinuarsi infondo alla sua anima.

Minseok assaporò il calore di quel piccolo corpo che desiderava da ormai un anno, da quando gli permise di lavorare come barista nel suo locale.

Da allora nessun uomo era più riuscito ad interessarlo. Non era più uscito con nessuno. Era lui che voleva, solo lui.

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