26.

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Di nuovo appoggiato coi gomiti al letto e le mani intrecciate a quelle di Jongdae, Minseok, ritornò inevitabilmente a pensare a quegli ultimi due giorni.

«Jongdae...»

...

...

...

«Jongdae?»

Seduto su di una panchina, con le ginocchia raccolte al petto, avvolto da una nebbia stranamente non umida Jongdae guardava perplesso una figura sfocata chiamarlo per nome.

Dove si trovava non lo sapeva. Tutto sembrava illusorio. Voci lontane arrivavano ovattate, sembravano sussurri, sospiri.

Una luce bianca tenue, non fastidiosa ma calda, accogliente sembrava scaldargli il viso.

Jongdae strinse gli occhi cercando di mettere a fuoco la persona che si stava avvicinando a lui. Pareva una figura familiare. Vestita con un abito blu scuro sul quale spiccavano dei bottoni dorati

«Jongdae?»

«Sono io»

«Tesoro che fai qui? Non ci puoi stare»

«Ma io...non so...dove sono?»

«Sei nella zona di passaggio. Qui sostano le anime che devono passare oltre»

«Oltre?» chiese Jongdae confuso.

«Quelli che lasciano la vita terrena»

«I morti» finalmente Jongdae aveva capito.

«Si»

«Allora sono nel posto giusto»

«No! Perché dici così?»

«Perché mi hanno sparato»

«Jongdae tu non sei morto» sorrise l'uomo.

«Chi sei?»

«Non mi riconosci?» la voce dell'uomo si fece un po' triste.

«Ma io...sei tu»

«Si»

Jongdae rimase in silenzio davanti a quell'uomo che sorrideva mentre intrecciava le loro mani.

«Devi andare adesso»

«Allora posso tornare a casa?» chiese Jongdae per sicurezza

«Si»

Lentamente Jongdae si alzò dalla panchina, senza lasciare la mano dell'uomo.

«Vai...»

«Ti voglio bene papà»

«Anch'io ti voglio tanto bene piccolo» gli sorrise l'uomo un ultima volta.

...

...

...

«Ti amo piccolo Dae» sospirò Minseok senza lasciare le mani del suo ragazzo.

«Ti amo»

Minseok spalancò gli occhi, posandoli di corsa sul viso di Jongdae. L'aveva sentita, era la sua voce quella!

«Jongdae!»

«Si»

«Jongdae guardami!» gridò Minseok.

Odio & AmoreWhere stories live. Discover now