Capitolo 17

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Quel messaggio mi aveva spiazzata. Chi era questa? Un'amante? No non poteva essere. Rimisi il cellulare al suo posto e mi avviai verso il bar imponendomi di non arrivare a conclusioni affrettate e di non farmi film. Ma come potevo?

Dopo aver ordinato,  poggiai i gelati sul tavolino e cominciai a mangiare il mio.

10 minuti dopo Noah, con in braccio  Tomàs, ritornò alle nostre sdraio.

-Gelato!!!- gridò Tomàs.

-Ecco a te- glielo porsi. Noah si avvicinò a me.

-Grazie amore- si avvicinò per baciarmi.

-Mangia il gelato, si scioglie- dissi allontanandomi e sedendomi sulla mia poltrona.

-Tutto bene bimba?- mi chiese scrutandomi un po'

-Si tutto perfetto- chiusi gli occhi ma un cellulare cominciò a vibrare. Noah scartò il suo gelato incurante del suono.

-Che fai?- dissi in modo isterico -Cosa c'è non rispondi? Non vuoi farmi sentire perché da ora abbiamo promesso di parlare sempre con il vivavoce? Dillo! Dillo che non vuoi dirmi chi ti sta chiamando- lui aggrottò la fronte

-No Lusy, non rispondo perché è il tuo telefono a star suonando.-

-Oh...- me lo passò e con un sorriso di scusa risposi.

-Pronto- dissi ancora in imbarazzo verso il mio fidanzato.

-Luisana- disse mia madre dall'altra parte del telefono.  Noah mi mimò la parola "vivavoce" già sporco di gelato e io lo assecondai.

-Intendi venire per pranzo?-chiese mia madre adesso in vivavoce.

-No, vengo nel pomeriggio!-

-No signorinella, avevamo detto che dovevi esserci per pranzo-

-Ma...-

-Niente ma!-

Noah mi prese il telefono dalle mani e rispose.

-Pronto signora,  sono Noah!-

-Noah? Cosa ci fai lì? Luisana non era da Emily?-

-Ehm...- io gli mimai di confermare -Si...era in giro con Emily e le altre ragazze e io l'ho trovata per strada mentre passeggiavo con mio figlio. Mi sono messo d'accordo con sua figlia per andarla a prendere dopo pranzo, farci un giro e poi riportarla da voi se per lei va bene-

-Noah per me andrebbe anche bene ma ogni domenica noi ceniamo in famiglia e Luisana mi aveva promesso di partecipare-

-Oh...beh allora magari potrei dirglielo e...-

-Va bene non importa- alzai un sopracciglio -Non fate tardi almeno- chiese implorante. Quest'uomo aveva convinto anche mia madre solo parlandole dolcemente per telefono. Ero scioccata.

-Va bene signora, a più tardi-

-A piu tardi- e attaccò porgendomi il telefono.

-Quali poteri sovrannaturali possiedi?-

-La persuasione- mi sorrise.

-Lo ricorderò- dissi nascondendo un sorriso e cominciando ad abbronzarmi.

Pranzammo e ci rilassammo come una vera famiglia, ma il pensiero di quel messaggio non riusciva ad abbandonare la mia mente.

Mentre Tomàs si era addormentato decisi di parlare dell'argomento.

Un amore matematicoWhere stories live. Discover now