Siamo Musica Vera Che Resta -Capitolo 80

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“Domenico barone. Si chiama Domenico.” Dice sorridendo Piero.

Alzo gli occhi dal piccolo e mi giro verso Piero emozionata e incredula. Lui mi sorride e accarezza la nuca del bambino. Per poi baciarmi.

“non devi… so che vorresti chiamarlo come tuo nonno, e per me va bene. Davvero.” Dico sorridendo

“no… chiara è nato lo stesso giorno di tuo papà. Il 21 agosto.”

Rimango imbambolata. Come ho potuto dimenticarlo? Guardo il bambino con le lacrime agli occhi, che lentamente mi cadono sulle guance.

“tua madre lo ha scritto subito, voleva venire subito, ma ho chiesto a tutti di venire nel pomeriggio. Tu hai bisogno di riposare, e io voglio godermi questi primi momenti con voi. Gli altri non sanno il nome.”

“Piero, sei sicuro? Tu nemmeno lo conosci.” Dico seria

“no.. Ma ha fatto del bene alla mia famiglia.” Dice sicuro per poi baciare la testa al bambino, e poi le mie labbra.

“Domenico..” gli sussurro, e lui si stacca, aprendo poi gli occhi “ciao Domenico.” Dico piangendo

Piero si asciuga gli occhi velocemente baciandomi poi la testa, rimaniamo tutta la mattina in una bolla famigliare stupenda. Solo io, lui, e il piccolo. Verso le 11 Piero va in hotel, per potersi cambiare, e per organizzarsi con gli altri, assicurandomi di tornare il prima possibile, con due panini al salame. , e io rimango sola con il piccolo per la prima volta.

Lo annuso, lo bacio. È mio, nessuno può togliermelo. Lo metto nella culla, per poi alzarmi e mettermi una tuta leggera e comoda, e mettermi a letto mi sdraio. Rivolta verso di lui, tenendogli la manina. E mi addormento così.

Piero [abbiamo deciso, solo per questo ultimo capitolo di mettere una sua parte. Non ha parlato per tutta la storia, e ora tocca a lui.].

Ho chiamato un taxi, e ho lasciato per qualche minuto chiara riposare da sola, per potermi dare una rinfrescata e prendere la macchina per tornare da lei. Non la voglio lasciare nemmeno un secondo. Lei, che una volta mi aveva lasciato, proprio in questo albergo, ora mi ha reso padre. Ripenso a tutti i nostri giorni insieme, mentre sono sotto la doccia. Il nostro primo bacio, la sua freddezza nei miei confronti.

Quando in quei giorni al mare l’ho guardata e ho pensato per la prima volta a quanto la amassi. I suoi primi sorrisi, la prima volta che mi ha detto ti amo. La prima volta che abbiamo fatto l’amore: è stata solo mia, solo ed esclusivamente mia.

Esco dalla doccia, mi asciugo e mi metto i miei vestiti puliti. Esco dalla porta e raggiungo quella di mio papà, busso emozionato.

Mi apre poco dopo, per poi stringermi in un abbraccio. Corre anche mia mamma, deve essere arrivata da poco.

“ho fatto una breve sosta, volevo cambiarmi e prendere qualcosa di buono da mangiare a chiara. Mi ha chiesto un panino con il salame.”

“quella carusa… se lo sognava da mesi..” Dice ridendo mia mamma

“come sta?” chiede mio papà.

“è stata bravissima. Ha fatto l’epidurale, perché a un certo punto dava di stomaco dal dolore.” Dico sedendomi con loro “adesso le ho detto di dormire un po’ visto che il piccolo dorme.”

“quanto pesa?” chiede mio Padre

“quattro chili e qualcosa, ed è lungo 54 cm” dico sorridendo “mi hanno detto anche la circonferenza della testa ma non chiedetemela… troppo emozionato ero.” Dico ridendo

“chiamo Cristina che fino a poco fa era qui, e ha detto che andava a prepararsi e poi andavamo a mangiare.”

“si voi andate, io vado da lei, e vi aspetto poi li.” Dico sorridendo

“tu fratello sta venendo qui da Bologna.” Dice prima di sentire bussare alla porta.

Entra mia suocera insieme a Valeria e a Michele. Mi abbracciano emozionati, guardando il mio braccialetto con scritto papà sul braccio destro, è il nome di chiara.

“ma… come si chiama?” chiede mia mamma emozionata

“quando venite su lo scoprite. Adesso devo andare. Passo a salutare Gianluca e Ignazio e vado… ma… Mariagrazia? Sta dormendo ancora Valeria?”

Lei guarda i miei genitori, e poi guarda me. Ogni volta mi dimentico. Lei e Gianluca stanno insieme. Saluto tutti, ed esco dalla stanza, dando appuntamento nel pomeriggio. Vado a bussare prima a Ignazio che mi abbraccia emozionato, chiedendo di vedere le foto. Ci scambiamo due chiacchere, e mi dice che anche lui verrà nel pomeriggio. Lo saluto per poi uscire dalla stanza.

Mi faccio coraggio, e busso alla camera di Gianluca. Ci mette pochissimo ad aprire, e appena mi vede si mette a piangere come un bambino mentre mi abbraccia.

“com’è? Come ti senti?” è il primo a chiedermelo “chiara sarà stanca, quindi non sto nemmeno a. Chiedertelo.”

“me ne sto rendendo conto adesso” dico sorridendo “è una sensazione bellissima.” Dico sorridendo.

“stai tornando da lei?” chiede mentre vedo spuntare mia sorella dal bagno vestita di tutto punto

“sisi, torno da chiara e dal piccolo” dico asciugandomi le lacrime

“Piero” dice mia sorella venendo subito ad abbracciarmi “come sta chiara?”

“si sta riprendendo. E ha fame. Mi ha già chiesto un panino con il salame e del sushi” dico ridendo

Prendo il telefono dopo averlo sentito vibrare. È un suo messaggio con diverse foto “non riesco a smettere di guardarlo”. Le foto del piccolo Domenico sono bellissime, dorme, sembra un bambolotto di porcellana.

Le faccio vedere ai ragazzi e loro sono già innamorato. Riprendo poco dopo il telefono, e mi appresto ad andare a prendere almeno il panino a Chiara, e poi in macchina raggiungere l’ospedale.

Chiara.

Mangio soddisfatta il mio panino, dopo essermi riposata qualche ora, mi è venuta una fame da lupi. Anche Piero sta mangiando un panino con il prosciutto, mentre Domenico ha appena avuto la sua poppata.

“quanto mi sei mancato” dico guardando il panino “appena usciamo di qui, voglio fare un all you can eat, MI mangio anche i camerieri”

“sto iniziando a preoccuparmi..” Dice Piero ridendo “domani ti porto il sushi. Non ho fatto in tempo a cercare un ristorante qui vicino, ma ho incaricato Gianluca per cercarlo”

“sai di cos’altro ho voglia?” chiedo guardandolo “la battuta che fa tuo padre, o della bruschetta con la pasta di salame.”

Si mette a ridere e mi promette di farmi mangiare tutto quello di cui ho voglia. Riesco a riposarmi ancora un po’ prima che, nel primo pomeriggio, arrivano i nostri parenti e amici a far visita.

La mia è forse la camera più affollata. Tant’è che ci dobbiamo spostare tutti in saletta con il bambino. Abbiamo firmato stamattina tutti i documenti, ma ancora non hanno messo il cartellino sulla culletta.

Arriva Teresa, Con il cartellino azzurro, guarda il bracciale del bambino e con un indelebile ci scrive sopra il nome. Guarda i nostri amici impazienti di sapere il nome, che fino ad ora è rimasto un punto di domanda.

“te lo lascio a te, Piero” dice dando il cartellino a porto e spiegandogli come fissarlo alla culla.

Piero poggia il cartello contro il suo addome, per poi girare la culla a favore di pubblico. Un sorriso a tutti gli spettatori, e appende il cartello, lasciando poi la possibilità di leggere.

“Domenico?!” dicono tutti in coro emozionati

“Domenico Barone, si” dice Piero guardandomi, mentre tengo il cucciolo in braccio “oggi, sarebbe stato il compleanno del suo nonno, è stato un uomo speciale, ha lottato per il bene delle nostra famiglie, è anche grazie a lui, se stiamo vivendo questo momento oggi. Voglio che mio figlio, abbia il nome, sinonimo di talento, onesta e bontà. Il nome Domenico, mi ricorda tutto questo.”

Mia mamma è commossa, Michele anche, e la stringe in un abbraccio. Gianluca piange, anche se cerca di non farlo vedere. Ignazio mette le mani sulle spalle a gaetano che si è seduto sentendo le parole del figlio.

“allora benvenuto Domenico” dice mia suocera  scatenando un applauso bellissimo “che questo nome ti porti tanta fortuna.”

Sorrido guardando il piccolo dormire e poi Piero. Anche lui mi guarda, ci baciamo. Finalmente siamo una famiglia, la nostra famiglia.
È stato un viaggio lungo tortuoso, una lotta per la serenità. Un traguardo conquistato dopo tanto sudore e incertezza. Un sorriso che tardava ad arrivare, una lacrima che non riusciva a scendere.
Perché dopo la pioggia c’è sempre il sole, e l’arcobaleno che crea quella curva, quell’aura di serenità. Segno che tutto è già passato. Segno che finalmente si può ricominciare. Si…. Si può ricominciare a viaggiare, con l’unico obbiettivo, la serenità.

Insegnami a SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora