Miedo -Capitolo 75

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Con immenso ritardo, finalmente riusciamo a pubblicare. La storia sta arrivando agli sgoccioli, siete pronte al finale???

Buona lettura!!!


Arrivo a lavoro dopo una breve passeggiata. Camminare mi fa bene, e ora che sono a metà della gravidanza, ancora di più. Entro, andando subito al moo ufficio, mettendomi subito al pc, a compilare le schede dei ragazzi.

“buongiorno!” dice qualcuno alla mia porta. Alzo gli occhi e vedo la madre di Davide con il piccolo al seguito “te l’ho portato ora perché devo andare a lavoro. È un problema?”

“Maria, ne ho parlato anche con il padre. Lui è sempre puntuale. Me lo porta agli orari giusti. Non ti sto rimproverando, ma noi qui facciamo una terapia con lui, ma anche con gli altri. Io oggi ho una lezione dalle 11 alle 13 con un gruppo di ragazzi che arrivano da una scuola qui vicino. Se io ti dico, fallo pure venire per le 12, non me lo puoi portare per le 10, perché tu devi lavorare.”

“guarda che io pago.” Dice indignata “non è colpa mia se i tuoi servizi li devi fare pagare. Fammeli gratis e vedi che non vado più a lavoro.”

Guardo Davide, che osserva la mamma e poi me, senza capirne molto. Questa donna non merita il suo bene. Trova sempre qualcuno a cui scaricarlo, e so benissimo che non è lei a pagare la retta, perché i suoi soldi sono tutti per i suoi vizi.

“lasciamelo. Ma che non succeda mai più” dico alzandomi “vieni Davidino, saluta la mamma”

Si salutano, e lo prendo per mano per poi portarlo nell’aula adibita alla lezione di musica. Per fortuna hanno già preparato tutto ieri sera. Prendo il telefono e chiamo Piero, che è a casa, di riposo prima dell’inizio del tour di fine luglio, tra quasi 4 mesi.

“amore ciao, devi studiare?” chiedo mentre controllo gli opuscoli sul tavolo

“no amore. Mi stavo improvvisando cuoco, e ti stavo preparando la cena per stasera” dice dolcemente

“ho bisogno di te, qui. Riesci a venire tra un’oretta? Ho un problema con Davidino e non riesco a lasciarlo a nessuno perché i miei psicologi sono a dei meeting”

“ma certo amore!”

Gli dico che ci vediamo tra un po’, per poi prendere Davide di nuovo e portarlo nel mio studio. Per farlo sedere su una sedia che uso di solito per i colloqui.

“cosa c’è nella pancia?” chiede indicandola, visto che è coperta  da una camicia che lascia vedere la rotondità della gravidanza

“un bimbo. Più piccolo di te.” Dico sorridendo, sempre più contenta che sta cominciando a parlare in modo più articolato

“e come si chiama?”

“non li sappiamo. Non sappiamo se è maschio o femmina.” Dico ridendo quando fa una faccia incerta “però Piero, lo chiama sempre edamame.”


“è un bel nome!” dice sorridendo

“ti piace?” annuisce è io gli sorrido dolcemente “che nomi ti piacciono a te?”

“mi piacciono da maschio il mio, e da femmina Adele, come la nonna” dice dolcemente

Mi alzo e mi siedo accanto a lui, per poi mettermi a disegnare insieme. Piero arriva anche prima del previsto e ci trova li, a parlare di pappe, omogenizzati e di nomi. Piero si siede alla scrivania e lui contento di vederlo lo saluta.

“chiara, sta arrivando anche Dario e mia mamma, scusali ma hanno avuto due problemi.” Dice sorridendo “ce la fai ad iniziare da sola?”

“ci sei tu, mi basta, per ora. Io avevo bisogno soprattutto di qualcuno che mi aiutasse nell'accoglienza e nel buffet.” Dico ovvia “mi passi il pacchetto di cracker?”

“tieni, tra poco arriva il catering, ci pensiamo io e Davidino. Vero?!” chiede Piero sorridendo

“si maestra chiara. Ci pensiamo noi!” dice sorridendo Davide

Mi alzo e vado a controllare tutto, lasciando Piero e Davide da soli. Prendo i tavoli e li sistemo sollevandoli e poggiandoli nell’aula di accoglienza, mi viene una piccola pitta  al fianco, ma non ci faccio caso.

Torno nel mio ufficio e controllo che siano tranquilli. Stanno parlando e colorando, quindi li lascio, chiudendo la porta, e vado all’ingresso appena  in tempo, perché sono arrivati i ragazzi. Apro e li faccio entrare, accompagnandoli nell’edificio e poi nell’aula.

Tengo la lezione, e va molto bene I ragazzi mi ascoltano e sono attivi, facendo domande. Non mi sento benissimo. Sento un dolore che parte dal basso e arriva fino alla schiena. Forse non avrei dovuto sollevare quel tavolo. Per fortuna ora ci sono Dario e mia suocera. E quindi subito dopo la lezione di musica  mi vado a sedere nel mio studio, dove ci sono ancora Piero e Davide.

“Davide la lezione oggi la facciamo qui” dico sorridendogli dolorante

“chiara… che hai?” chiede Piero vedendomi

“nulla mal di schiena. Prima ho sollevato….”

“che cosa hai fatto?????” chiede in ansia

“no Piero non sgridare la maestra” dice Davide prendendogli la mano

“Davide, vai a vedere di là che ci sono i panini con il salame, li ha portati Eleonora.” Dice sorridendo a Davide “ti prometto che non la tocco”

Davidino si alza, e corre di là, mentre io mi appoggio allo schienale toccandomi la pancia, che sembra indurirsi. Chiude la porta e si avvicina a me, toccandomi la pancia.

“ti fa male?” chiede in apprensione “chiara devi stare attenta. È pericoloso. Ti prego. Abbiamo desiderato tanto un figlio.”

“cosa credi? Che non lo sappia? Lo vedi il lavoro che c’è qui. Mi arrivano richieste a fiotti. Lo stato, la Regione mi stanno addosso.” Dico per poi fermarmi dopo aver sentito un dolore più forte.

“non ti agitare.” Dice per poi guardarmi “hai la pancia durissima” dice preoccupato.

“sono contrazioni, secondo te?" Dico con le lacrime agli occhi.

“ok. Ti porto in ospedale.” Dice fermo nella sua decisione

Provo a replicare, ma lui si è già fatto dare le chiavi da suo cugino, mi fa alzare e uscire dalla porta dietro, dove troviamo la macchina già posteggiata. Mi fa salire e poi esce velocemente guidando verso l’ospedale. Appena arriviamo mi attaccano ai monitoraggi, dove sentiamo il cuoricino del nostro piccolo.

“chiara… ma che combini?” chiede la dottoressa guardandomi appena entra nel suo ufficio “non erano contrazioni Piero. Ha uno strappetto muscolare” dice sorridendo “per sicurezza ti faccio una ecografia veloce.”

“si.. Mi fa malissimo la schiena.” Dico alzandomi con l’aiuto di Piero

“tranquilla. Ti passa in pochi giorni, ti faccio mettere una pomata naturale, che non da fastidio al bimbo.” Dice sorridendo

Mi fa l’eco, dicendomi che va tutto bene, ma devo stare in assoluto riposo per qualche giorno. Piero mi guarda, chiedendo alla dottoressa di ripetermi che devo stare a risposo. Alzo gli occhi al cielo, e sbuffo. Mi pulisco e mi alzo.

Torniamo a casa, dopo essere passati a prendere la pomata. Chiedo a mia suocera di portarmi Davidino a casa da me, non posso seguire le lezioni alla casa del sorriso, ma almeno con lui voglio Mantenere il mio impegno.

Il padre di Davide lo viene a prendere alle 16, ringraziandovi per averlo tenuto. Mi chiede se voglio un supplemento, visto che ha fatto delle ore in più, e gli ho dato da mangiare cose mie personali. Io rifiuto, e gli do il calendario per le prossime lezioni.

“stai fermo” dico alla pancia, mentre mi siedo sul divano sfinita. Il piccolo continua a muoversi  facendomi abbastanza fastidio.

“ti fa male?” chiede Piero preoccupato

“è un pesciolino che mi nuota dentro. Continua a muoversi.” Dico sorridendo

Si avvicina alla pancia e me la bacia dolcemente, iniziando poi a canticchiare la nostra canzone. Il piccolo si rilassa, e sembra calmarsi. Accarezzo Piero dolcemente, sta iniziando a riconoscere le nostre voci, e la voce di Piero è come un calmante naturale.

“ti amo. Grazie per oggi” dico sorridendo

“non mi fare più preoccupare. Delega piuttosto. Ma ti prego. Stai attenta. È pericoloso anche per te, amore mio”

“te lo prometto” dico sorridendo

“grazie” mi bacia, per poi alzarsi e andare a finire di preparare la cena. Impedendomi di fare qualsiasi sforzo, mi alzo solo per arrivare alla tavola, lasciandomi coccolare dal mio maritino.

Insegnami a SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora