Anche Se Fuori È Tutto Magnifico-Capitolo 37

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Riesco ad aggiornare pochi minuti prima di iniziare a lavorare. Capitolo bello lungo, come piace a voi! Speriamo di avervi fatte contente.

Buona lettura ragazze. Grazie di tutto!

Dopo l’imbarazzo della mia registrazione come ospite, ci troviamo in camera di Piero lui si toglie la giacca pesante e le scarpe per poi posare il portafoglio e il telefono sul comodino.

Co guardiamo, e sono io a distogliere lo sguardo perché il telefono nella mia borsa sta suonando. È mia mamma. Rispondo e le dico  che non torno a dormire e che domani vado direttamente in università.

Piero inizia a baciarmi il collo mentre parlo con mamma, che continua a farmi domande sulla serate. Cerco di allontanarmi, ma lui mi tiene per il bacino facendomi scontrare Con il suo.

“va bene. Ciao mamma” chiudo il telefono e mi giro verso Piero. “smettila”


Sorride dolcemente e inizia a baciarmi, tenendomi la testa. Sento la sua mano sul mio pantalone mentre piano mi fa avvicinare al letto. Mi fa sdraiare per poi togliersi il maglioncino. Passo la mano sul suo petto per poi alzarmi e lasciarci un bacio delicato.

“mi sei mancata. Troppo.” Dice tornando a baciarmi.

“anche tu” dico sorridendo

“voglio chiederti una cosa prima di...” Dice guardandomi ammiccando

“dimmi” dico arrossendo

“ci hai pensato? Dico per la convivenza…” dice mettendosi sul fianco e guardandomi

Lo guardo e mi sento persa. È davvero troppo presto. Non mi sento pronta, rimango in silenzio e svuoto la testa in segno di no.

“chiara posso sapere quando hai intenzione di fare sul serio?” chiede imbronciandosi

“dovresti venire qui…. Dovresti lasciare la Sicilia e venire qui.” Dico guardandolo “io ho le lezioni, devo studiare. Come faccio?“

Sbuffa per poi guardarmi, si alza e prende il telefono. Mi guarda e dopo averci smanettato me lo gira.

“ho trovato la casa. Vicino all’università.” Dice dolcemente

“va bene. Insomma, se  per te va bene. Allora…. Va bene.” Dico arrendendendomi

Sorride e torna a baciarmi per poi ritrovarci distesi sul letto. Sento le sua mani sul mio corpo, il calore della sua pelle a contatto con la mia mi mette i brividi. Mi toglie i jeans e io li faccio cadere scalciandoli con le gambe.

Allungo le mani sul suo pantalone e glieli tolgo lasciandolo in slip neri. Si toglie la maglietta mentre io mi levo il reggiseno. Infila la mano nello slip e inizia a toccarmi e farmi genere.

“te le tolgo.” Dice ricevendo un verso di approvazione da parte mia.

Mi toglie lo slip per poi chinarsi e baciarmi in mezzo alle gambe. Gli tengo la testa mentre mi contorco sotto le sue mani.

Lo fermo e lo bacio mentre torna sopra di me. Gli tolgo lo slip delicatamente liberando la sua erezione. Lo tocco piano, ma sono troppo scomoda per farlo. Lo faccio stendere a pancia sopra così da poterlo toccare e vezzeggiare come piace a me.

“basta”  dice rosso in viso cercando di allungarsi verso la valigia. Ma io lo fermo

“ho pensato che porrebbe essere meglio per tutti e due se io prendo la pillola. Così ho fatto la visita e visto che io sono sana e tu anche ho iniziato a prenderla.” Dico sorridente

Annuisce e mi torna a baciare. Sento la sua mano sulla mia intimità e lentamente entrare con la sua. Sospiro, e lui sorride sul mio collo. È decisamente tutta un’altra cosa. Si muove piano godendosi tutto, sentirlo dentro di me senza alcuna barriera mi fa impazzire.

Mi gira mettendomi a quattro zampe e rientrando dentro di me, ma quando Inarco la schiena si ferma e mette la sua mano sulla mia spalla, fermandosi.

“e questo?” chiede guardando la mia schiena fermandosi

“questo cosa?” chiedo cercando di non gemere

“ti sei fatta un altro tatuaggio ….” Dice rimanendo immobile dentro di me

“Piero cazzo….” Dico muovendomi contro il suo bacino

La sua mano finisce sul mio sedere, dandomi una sculacciata che risuona in tutta la stanza. Sono costretta a tenermi al letto trattenendo un gemito. Ricomincia a muoversi, venendo poi abbandonandosi sulla mia schiena, su cui lascia qualche bacio.

“hai intenzione di riempirti di tatuaggi?” chiede inorridendo

“ne ho solo due… domenica vado a fare il terzo e poi basta.” Dico  sorridendo “lo faccio sotto il seno” Dico sorridendo

Mi guarda e alza il sopracciglio. Così prendo il telefono e prendo la foto del disegno di questa mia amica che fa la tatuatrice.

“che significa?”

“è…  la canzone quella di cocciante.” Le prime 4 note, sullo spartito dalle linee morbide viene sfiorato da piero

“la nostra canzone?“ chiede guardandomi

Annuisco guardandolo negli occhi. Sorride e dopo avermi fatta distendere con la schiena sul letto mi bacia.

“Piero….” Dico sottovoce “sicuro di voler convivere? Per me è davvero presto.” Dico mentre sento io suo fiato sul collo.

“vuoi litigare?” chiede alzandosi e guardandomi “ok. Litighiamo.”

“non è che voglio litigare Piero. È un dato di fatto. Non voglio convivere perché per me… è presto.”


“hai paura. Hai paura di cosa non so.” Dice alzando le braccia per poi mettersi il pigiama.

“si. Ho paura di non essere in grado di condividere tutto con te. Di fare la donna di casa, di sopportare la solitudine della casa quando sei via.” Dico mentre mi metto una sua maglia e i miei slip

“chiara…. Ti prego. Proviamoci”

“facciamo che ne parliamo domani?” ho un sonno terribile dico mettermi girata verso la finestra.

Si distende anche lui e mi abbraccia chiedendomi scusa all’orecchio per poi baciarmi e mettersi a dormire.

Vengo svegliata dal suono del telefono. Mi alzo dal letto e prendo il cellulare. È Francesca che mi chiama. Mette giù qualche seconda prima che io risponda. Ho già 10 chiamate perse, tra le sue e quelle di Paola.

Richiamo, probabilmente non mi hanno visto arrivare, e non hanno chiesto a mia mamma visto che oggi dovrebbe lavorare nello studio.

“ciao fra scusa stavo dormendo. Arrivo in ufficio per le 11. Poi vado a lezione” dico mentre Piero si sveglia e mi guarda.

“chiara ti conviene raggiungerci in ospedale. Erano appostati fuori dal cancello e quando hanno visto tua mamma l’hanno aggredita.” Dice Francesca agitata “poi hanno dato fuoco a tutto. Sono riusciti ad entrare.”

“si… ti raggiungo li.” Dico non capendo più molto “che ospedale è?”

Mi manda la posizione su WhatsApp mentre mi vesto velocemente coi vestiti di ieri. Piero mi guarda non capendo molto. Controllo la posizione, è l’ospedale dove hanno portato mio padre quando è morto.

Mi rendo conto  che devo dare delle spiegazioni a Piero,cbe sicuramente deve partire tra poche ore. Gli spiego della telefonata in poche parole e confuse, si veste anche lui sotto i miei occhi confusi.

“forza ti accompagno. Arriverò dopo all’intervista.” Dice prendendo il telefono.

Scendiamo velocemente nella hall e veniamo fermati subito da torpedine che mi prende da parte e mi da un cappellino e degli occhiali da sole, e a Piero dice di uscire dalla porta sul retro.

“sanno che sei qui. I giirnalisti sono affamati di queste notizie” dice dandomi poi altre indicazioni “c’è una macchina sul retro. Piero accompagniamola”

Usciamo velocemente scortati da Michele. Lo devo ringraziare. Barbara è alla guida della macchina blindata nera. Ci sediamo dietro e i due manager davanti.

Arriviamo all’ospedale in poco tempo. Hanno tenuto la radio accesa e non so quante notizie di quanto successo sono passate. Abbiamo capito che c’è un sacco di gente davanti allospedale.

È infatti mi lascia davanti dove c’è già un loro conoscente che mi scorta all’interno della struttura.  Entro scansando tutti i giornalisti. Arrivo al piano, scrivendo poi un messaggio a Piero. Vedo subito c’è Francesca con gli occhiali da sole r la mano fasciata.

“Francesca” dico abbracciando “che ti hanno fatto?”

Si toglie gli occhiali rivelandomi gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Scuote la testa e inizia a piangere disperata. La stringo e cerco di calmarla.

“sono arrivata al cancello della tenuta. Tua mamma era  è corso subito, come i soccorsi. L’hanno portata qui. Non so dove. A me hanno portato qui, perché sono entrata per controllare che Paola non fosse dentro. Mi sono ustionata solo la mano.”

“paola?” chiedo tenendole la mano sana

“sono qui chiara” dice dolcemente “ho parlato con i medici per tua mamma” dice abbassando la testa

Arrivano anche Piero con Barbara e Michele. Guardo paola rimanendo in silenzio. Lei scuote la testa.

Mi sento pietrificata. Non riesco a parlare a dire niente. Piero mi si avvicina e prova a toccarmi ma io mi scanso. Ogni contatto brucia.

“dov’è?” chiedo guardando paola

“ha avuto una emorragia celebrale ha abrasioni ed ematomi su tutto il corpo. Chiara….”

“ti prego dimmi dov’è” è solo con il suo silenzio capisco che può essere solo in un posto

Insegnami a SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora