Domani Si Vedrà (tornerò) -Capitolo 33

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Buona sera a tutte ed eccoci qui con il nuovo capitolo. Forse risolveremo alcune domande... Spero🤣🤣🤣

A voi le tastiere!

Ci leggiamo presto!

Tornare a Palermo dopo tutti questi anni sembra un incubo. Guardo le vie della città dove ho trascorso la mia infanzia, dove andavo all’asilo. Arrivo davanti alla corte di appello. Chiamo Calogero, il signore che mi ha prenotato la visita. Piero è rimasto a Naro mentre io sbrigo questa faccenda.

Mi viene  a prendere fuori scortato ovviamente. Mi da entrare. È molto servile mi spiega tutto per poi farmi entrare e mostrarmi i vari uffici

“questo è quello di minicu….” Dice dolcemente “oddio scusami. Tuo padre.”

“non ti preoccupare…”

Lo ringrazio. Mi lascia sola lasciandomi qualche minuto per cercare. Va quindi a prendere un caffè per entrambi. Girovago per lo studio mentre la guardia del corpo mi osserva.

“Tu seguivi mio papà?”

“si… era un gran uomo. Alla mattina portava a tutti caffè e brioche” dice sorridendo “sarebbe fiero di te.”

Mi siedo sulla sua sedia e la guardia mi guarda mentre ruoto leggermente sulla sedia. C’è ancora il suo profumo su questa sedia. Chiudo gli occhi e mi sembra di essere abbracciata lui. Sento l’aria mancare e le lacrime riaffiorare agli occhi. Prendo il telefono e digito l’unico numero al momento amico.

“sono fuori dalla corte di appello.” Dice con la voce ferma

“cosa?“ chiedo con la voce che trema

“ti ho seguita. Scusa….” Dice dolcemente “tutto bene?“

“ti prego vieni qui. “ dico piangendo “mi manca l’aria”

“stai tranquilla. Arrivo…” dice agitandosi

“ti mando…. “ guardo la guardia che mi osserva preoccupato

“sono Alberto.” Dice annuendo “corro a prendere il visitatore”

“Hai sentito?” chiedo torturandomi il braccio. Punto le unghie nella carne. Facendomi anche male.

“arrivo… restiamo al telefono” dice dolcemente “che è successo”

“lo sento qui… come se non fosse mai andato via…” dico con il magone

“si sono io” dice lontano dal telefono “sto arrivando.” Dice agitato.

Rimaniamo al telefono fino a che non arriva davanti a me e mi viene e ad abbracciare con tutta la forza che ha. Crollo tra le sue braccia, stringendomi a lui. Mi accarezza, mi stringe. Le sue mani fra i  miei capelli morbidi.

Torna Calogero con il mio caffè, ma si blocca, mi calmo tra le. Braccia di Piero. Lentamente mi stacco da lui. Mi asciugo gli occhi e bevo poca acqua che mi ha portato Alberto. Piero si alza quando vede che è tutto apposto e mi lascia nella stanza stando con Alberto.

Mi passa alcuni documenti. Leggo segnando tutto su un taccuino. Mi soffermo su un foglio dove c’è scritto ancora quell’indirizzo.

“Piero… dove si trova questo posto?“ chiedo indicando il foglio

Lui mi spiega che è sempre quel posto un campagna ma a differenza si ricorda che c’è un capannone. Rimango interdetta e appunto anche questo sul taccuino. Leggo altri fascicoli in cui non corrisponde ancora la via dell’attività del padre di Piero.

Esco dallo studio con Piero che inforca subito gli occhiali da sole poggiandoseli sul naso. Mi spinge fuori mente io mi guardo in giro. Palermo. Mi sembra così cambiata.
Vorrei andare in due posti ora. Prendo la mano di Piero e gli chiedo se ha la macchina. Lui annuisce.

Saliamo in macchina quindi è gli metto la via sul navigatore. Ci mettiamo in viaggio e dopo un’ora e un quarto siamo arrivati. Scendo dalla macchina e sospiro: Cefalù.

Piero si guarda in giro e quando vede davanti a sé il cimitero si blocca. Mi guarda,incredulo.

“dopo 13 anni oggi è la prima volta che lo vengo a trovare.” Dico guardando davanti a me

“qui….”

“c’è la nostra tomba di famiglia” dico con la voce che trema.

Lui deglutire rumorosamente e mi guarda mentre avanzo ed entro lentamente. Davanti a me immagini inconfondibili del funerale. Mia nonna trascinata a forza a dare l’ultimo saluto al figlio. Il feretro di mio padre, coperto di rose bianche. La folla fuori a seguire la sepoltura. Il mio sguardo nel vuoto, a guardare quella grande scatola dove dentro c’era il mio papà.

Arrivo davanti alla cappella e apro la porta. Subito davanti il suo loculo. La sua foto. Il suo sorriso. Rimango in silenzio davanti alla sua tomba. Poggio la borsa per terra e con un fazzoletto di stoffa tolgo la poca polvere davanti alla sua foto.

“la mafia uccide, il silenzio pure.” Legge Piero ad alta voce.

“Peppino impastato” dico guardandolo “lo stimava. Tanto.” Dico sorridendo

Accarezzo la sua foto è piero mi accarezza la spalla. Mi sussurra che mi vuole lasciare qualche attimo sola. Annuisco e lo guardo uscire.

“ciao papà. Avevo detto che qui non volevo venirti a trovare. Che per me era troppo. Che non avrei mai accettato tutto questo.” Guardo il pavimento “non mi manchi.” Dico a dentro stretti “so che sei qui con me. E che mi ascolti. Ti prego, stammi vicino e proteggimi” Guardo di nuovo la sua foto “anche se ora penso di amare Piero, ti giuro che tu sei sempre nel mio cuore. Sempre.”

Le lacrime scendono dai miei occhi a fiotti. Cerco di darmi un contegno. Mi sistemo ed esco. Piero è fuori che mi aspetta.

“ti voglio portare in un posto.” Dico sorridendogli in modo forzato

“dove?” chiede prendendo la mia mano

“seguimi” dico dolcemente

Prendo le chiavi della sua macchina e mi metto alla guida. Qualche minuto e ci ritroviamo davanti alla casa dove ho vissuto per 4 anni.

“è casa tua?” chiede guardando la porta

“si…” dico per poi parcheggiare poco lontano.

facciamo un pezzettino a piedi, e siamo davanti casa mia. Ci hanno lasciato degli striscioni di incoraggiamento. Apro il cancello ed entro in casa. Piero inspira forte facendo entrare l’aria nei polmoni.

“ti sei portata le chiavi?” chiede stupito

“si… ho pensato che magari tua mamma non gradisce la mia presenza qui. E mi sarei dovuta arrangiare” dico sorridendogli tristemente

“che scema che sei!“ dice sorridendomi

“ti piace? Lo senti il profumo?“

“si la immaginavo così” dice guardandosi in girohm

“ti faccio vedere la casa” dico sorridendo.

Lo porto per tutto il primo piano facendogli cedere la cucina il salotto e il bagno. Saliamo le scale e arrivo al secondo piano. Qui ci sono 4 stanze. Lo faccio entrare nella mia. La mia finestra a spiovente sul mare lo fa sorridere. Si affaccia, per poi voltarsi. Mi prende e mi bacia.

“come stai?” chiese senza fiato

“strana. Mi sento scombussolata” dico sedendomi sul letto

Lui rimane in piedi e si avvicina lentamente. Si China davanti a me con il viso di fronte al mio. Mi bacia ancora, girandomi più negli occhi.

Gli Poggio le mani sulla camicia e la faccio sedere accanto a me. Mi alzo e mi siedo su di lui, rimaniamo a guardarci negli occhi per qualche secondo, per poi baciarci intensamente. Le nostre lingue si sfiorano.

Gli saccio i bottoni della polo, per poi toglierla e farlo distendere sul mio letto. Un lettino singolo, infatti divido quasi sempre la camera con mia sorella che dorme nel lettino sotto il mio.
Posa le mani sul mio sedere stringendolo delicatamente. Mi toglie la maglietta.

“non possiamo risolvere sempre tutto con il sesso.” Dice fermandomi quando metto la mano sul suo pantalone.

Restiamo a guardarci a pochi centimetri l’uno dall’altro. Torniamo a baciarci. Gli tolgo il pantalone. Mi fa mettere sotto di lui, togliendomi poi il pantalone.
Fa scontrare le nostre intimità ancora coperte dall’intimo. Mi rimetto sopra di lui e lo bacio.

Mi tolgo lo slip e lui i suoi. Mi guarda e prende dal pantalone il portafoglio e un preservativo. Lo fermo e lo prendo io. Lo guardo negli occhi e sorrido mi chino e inizio a stuzzicarlo donandogli piacere. Geme sottovoce. Mi stacco da lui e gli infilo il profilattico con il suo aiuto.

Torno a cavalcioni su di lui e lentamente lo aiuto ad entrare. Mi chino a baciarlo mentre ci muoviamo in sincronia. I mostri bacini sembrano incastrati alla perfezione e i nostri ansimi perfettamente armonizzati..

‘vengo” dice gemendo

“si” dico alzando i leggermente dal suo petto e muovendo i molto più velocemente.

Viene dopo un gemito liberatorio. Mi accascio su di lui che mi stringe a se. Mi alzo di poco, il giusto per baciarlo. Esce da me mantenendomi sopra di lui.

“il sesso non aggiusta tutto. Ma può essere un buon collante.” Dico sorridendogli e scendendo da lui per mettermi affianco.

“la prima volta che ho provato a fare l’amore con te, forse lo volevo fare per sfogarmi. Il fatto che tu mi hai rifiutata mi ha fatto pensare. Nono sono invincibile. Posso anche essere rifiutato. Mi piaceva essere rifiutato da te.”

“lo so….” Dico sul suo petto. Ci penso un po’ prima di parlare. “non sapevo nemmeno cosa fosse un orgasmo. Cioè non lo avevo mai provato in 21 anni di vita. Ne ho avute di possibilità. Mi hanno corteggiato ben 2 ragazzi prima di te, che io ho rifiutato e licenziato.” Dico ricordandomi dei miei due aiuto cuochi, da quel giorno solo donne “non ho mai provato nessuna delle sensazione che ho provato con te. Ho dovuto anche chiedere spiegazioni alla mia migliore amica… ”

“potevi chiedere a me….” Dice vedendomi imbarazzata

“si certo… ti vengo a chiedere come mai ogni volta che mi baci mi sento sudare in mezzo alle gambe.” Dico ridendo senza pensarci

“perché sono magnifico e bacio da dio.” Dice alzando le spalle.

“la prima volta che li hai baciato con la lingua mi ha fatto schifo…” dico alzando la testa “mi sembrava che mi stessi tenendo con le ventose” 

“infatti ti sei staccata subito….” Dice ridendo

Rimaniamo in silenzio a guardare il nulla poi a poco a poco ci rivestimento mentre ci sorridiamo a vicenda. È ora di tornare a Naro. Sono ben due ore di strada.

“quindi adesso torni a Pavia”

“si… sabato.” Dico sorridendo tristemente. Mancano 3 giorni.

“ok…” dice abbassando lo sguardo “mi hai sconvolto la vita.”

Lo bacio e chiudo la porta di casa,dopo aver controllato di aver chiuso tutto. Torniamo in macchina e Ci dirigiamo a Naro. Piero guida senza distrarsi, e in poco tempo siamo arrivati. Vedo che non fa la strada per casa sua. Raggiunge un posto abbastanza isolato.

Un capannone in mezzo la campagna. Lo guardo e lui guarda lo stabilimento.

“dove siamo?” chiedo preoccupata

“l’indirizzo indicato dai documenti. Siamo qui.” Guardo davanti e capisco che mi ha portato per avere un quadro completo.

“entriamo.” Dico rivolta a lui,che annuisce prontamente

Scendiamo dalla macchina e ci dirigiamo all’interno della struttura. La porta è bloccata da due travi. Piero le toglie e la porta si apre. È una specie di magazzino enorme, vuoto. Non c’è niente che possa dare degli indizi. Solo un baule abbastanza vecchio appoggiato a un muro.

“non possiamo aprirlo…” dice sbuffando mentre ci avviciniamo al baule

Guardo Nella borsa e trovo una forcina. Osservo la serratura del lucchetto e inizio a maneggiare con la molletta. Piero mi guarda e dopo poco trovo il modo esatto per aprire il lucchetto.

“che cavolo?!” chiede sconvolto

“sono un genio. Visto?!” chiedo ridendo

“dove hai imparato questa cosa?!”

Alzo le spalle e apro il baule dentro ci sono documenti, fogli e disegni da architetti. Trovo un disegno mio di quando ero piccola. Sorrido tristemente e piero mi da un bacio sulla spalla.

“questo posto è intestato a me…” dico sconvolta “è intestato a me.” Leggo di nuovo quel documento

“ha fatto il passaggio da lui a te nel 99…” dice guardandomi “che significa?”

Lo guardo, e capisco che ancora non è finita.


Insegnami a SorridereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora