55. Niente.

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L'AUDIO DEVE PARTIRE AL RIGO INDICATO, TROVATE IL SEGNALE TRA POCHE RIGHE

Le vacanze di Pasqua vanno via divorate da giornate buie e senza fine passate a letto senza distinguere il giorno dalla notte.
Mi alzo solo per fare la doccia e mangiare, il resto della giornata è riservato al letto e a controllare i suoi social totalmente morti e l'eventuale arrivo di messaggi o chiamate da parte sua.
Che ovviamente non arrivano.
Il ritorno a scuola é anche peggio.
Federico nota le mie occhiaie scure, il mio colorito pallido e grigio.
E poi comincia a dirmi che forse dovrei mangiare di più.
È solo che io di mangiare non ho voglia. Perdo un chilo dopo l'altro, e arrivata a quattro mia madre mi guarda severamente e dice che così non posso andare avanti.
Brava, hai scoperto l'acqua calda.
Lo dice a me che non posso andare avanti così.
E figurati se non lo sapevo già.
Divento sempre più scontrosa, un giorno in cui incontro per strada Antonio per poco non lo prendo a schiaffi.
Mi butto a capofitto nello studio diventando una secchiona per la prima volta nella mia vita.
Tutto si trascina in modo spasmodico fino a quando un giorno mia madre mi chiama mentre sono a scuola.
Esco a rispondere e la sua voce tremante mi fa venire l'ansia.
- che è successo? - chiedo pensando a mia nonna.

- Daniele ha avuto un incidente.

Fate partire l'audio qui.

Non sento niente. Niente. Un vuoto sordo e lancinante.
- dove? - chiedo come un'ebete.

- tornando da Catania. Era appena arrivato in paese. Non so i dettagli, sono appena arrivata in ospedale, lo stanno operando.

- operando? Cosa stanno operando? Perché lo stanno operando?

- non lo so tesoro. Forse sarebbe meglio se ci raggiungessi.

- okay.-dico.

Da quando attacco a quando arrivo in ospedale è tutto confuso.
So di essere rientrata in classe.
So di avere avuto un'espressione talmente sconvolta che la professoressa si è fermata per chiedere se andava tutto bene.
E so di averle detto di avere un'emergenza e di dovermene andare.
Ha capito la situazione e mi ha lasciata andare visto che sono maggiorenne.

Quando arrivo in ospedale i miei genitori sono abbandonati su una sedia.
Appena mi vedono mi vengono incontro.
Mi spiegano l'accaduto. Mi spiegano che mio fratello è ancora sotto i ferri e che lo stanno operando da quasi un'ora. Si è rotto un braccio in due punti diversi. Era in macchina con un amico che stava dandogli un passaggio.
Un camion gli ha tagliato la strada.
Ha battuto la testa violentemente. Non si sa ancora nulla.
Mi siedo con loro in una lunga agonia.

Circa due ore dopo un medico viene a dirci che l'operazione è finita.
Hanno ricomposto le ossa del braccio. Ma il problema adesso è la testa.
Gli hanno fatto una tac ed ha un grosso edema. E fino a che non si sarà riassorbito non sapremo come sta veramente. Coma farmacologico. Non sappiamo quando e se si sveglierà. Sembro un automa mentre sto lí accanto ai miei ad ascoltare.

Appena posso chiamo l'unica persona con cui vorrei parlare nonostante tutto, ma ha la segreteria. Quindi opto per un vocale su whatsapp. Non ho neppure la forza di scrivere.

Mi sforzo a non piangere, ma lo faccio lo stesso un paio di secondi dopo.
"Scusa se ti disturbo, volevo solo parlarti quindi se vuoi chiamami appena puoi. È successa una cosa a Daniele...ha avuto un incidente. E non sappiamo cosa succederà. Scusa se ti rompo ma sei la sola persona con cui volevo parlare quindi...appena puoi e se vuoi richiamami."

Un paio d'ore dopo vado a casa a cambiarmi e fare una doccia. Il mio telefono squilla. E quando vedo il suo numero ho l'unico momento di respiro della giornata.

Non esiste altra via, che non sia tua e mia. Ignazio Boschetto.Where stories live. Discover now