47. Patti e confessioni.

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Dormo poco e male, mi rigiro nel letto tutta la notte. Temo di svegliare Ignazio ma neanche lui dorme molto. Mi abbraccia e mi tiene stretta.
- non dormi?-sussurra.

- no. E tu?

-non ce la faccio. Non posso pensare che tra poche ore me ne andrò.

- non voglio che tu te ne vada.-dico sentendomi una bambina.

- neppure io.-dice.

Le lacrime cominciano a scorrere incontrollate nonostante i miei sforzi di trattenerle.
Ignazio mi bacia -senti, se facciamo molto molto piano...

Mi ritrovo ad annuire e mi rendo conto che è l'unica cosa di cui ho un bisogno disperato.

Ovviamente avevo chiuso la porta a chiave nel momento esatto in cui Ignazio é sgattaiolato nel mio letto.

Le sue labbra trovano le mie nel buio, le esplorano e le assaporano lentamente.

Le sue mani percorrono il mio corpo, e lentamente trovano e tirano giù i lembi del mio pigiama.

Non avevamo mai fatto l'amore così, al buio totale.
Ma è un crescendo di sensazioni.
Eccitazione, tristezza, paura che ci sentano.
Si sposta su di me, mi levo da sola la parte superiore del pigiama.
Poi fa combaciare i nostri corpi mentre continua a baciarmi soffocando i gemiti.
Quando raggiungiamo il culmine insieme le lacrime scorrono lungo il mio viso.
Sembra un addio.

Poche ore dopo siamo ancora nudi e abbracciati. E svegli.
Il sole filtra dalla finestra e noi capiamo che è il momento di alzarsi.
Ignazio mi guarda - ci rivedremo prestissimo. Okay?

Annuisco, perché non ho la forza di pensare il contrario.

Quando scendiamo di sotto é ancora presto ma i miei sono tutti in piedi per salutarlo. Visto che deve restituire la macchina in aeroporto andrà da solo e anche se avrei potuto in qualche modo accompagnarlo tacitamente entrambi abbiamo capito che sarebbe stato inutile prolungare la sofferenza prima del distacco.

Lo accompagno fuori fino alla macchina.
Carica la valigia nel portabagagli, poi da una rapida controllata alle ruote, al volante, al serbatoio...a tutto ciò che può prolungare questa agonia.
Come se poi ne capisse qualcosa.

- sembrerebbe tutto a posto.-dice alla fine.

- già. -dico io.

Mi guarda - facciamo così. Ora io ti bacio e poi salgo su questa macchina e vado via senza voltarmi o non riuscirò a partire.

Io annuisco - ci vediamo presto.

-prestissimo. - sussurra.

Poi mi bacia. Il tempo sembra infinito sulla sua bocca.
Ma passa. E come promesso, va via senza voltarsi.
E ammetto di aver versato qualche lacrima.

Rientro in casa, mia madre mi guarda. Tra noi non servono sempre le parole. Poi mi abbraccia brevemente e mi lascia andare di sopra a piangere un altro po'.

Sono le sette del mattino e io non so se andare a scuola.
La verità è che se restassi qui ci sarebbe il rischio che io mi prosciugassi dal piangere.
Ma il rischio di scoppiare in lacrime a scuola esiste e mi preoccupa più di quello precedente.
D'altra parte dopo lo scandalo foto di ieri, qualcuno si è appostato fuori da casa nostra e solo dopo che mio padre ha chiamato la polizia abbiamo avuto un po' di pace.
Quindi é quasi ovvio che qualcuno mi dirà qualcosa per strada o a scuola, che qualcuno mi scatterà una foto di nascosto. Ed è sicuro al 100% che le persone che conosco faranno domande, battute, indagini.
Non mi sento per nulla in vena, ma se non andassi a scuola sarebbe come ammettere di avere paura e in ogni caso vorrebbe dire rimandare a domani.
Quindi mi vesto, mi trucco (e copro bene le occhiaie ) e scendo di sotto.

Non esiste altra via, che non sia tua e mia. Ignazio Boschetto.Where stories live. Discover now