28. E invece io ti ho ucciso, scemo che non sei altro

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Stavo attraversando la strada quando il Notturnbus si fermò a pochi centimetri da me. Feci un cenno all’autista come saluto e lui si inchinò. Qualcuno che mi rispettava almeno c’era ancora. Alex venne ad abbracciarmi prima che entrassi nella piazza. Gli avevo raccontato la mia visione su futuro, su come sarebbe finita quella battaglia. Vidi Lola con mia cugina sul marciapiede, che ci osservavano. Sue aveva fatto un sogno simile al mio, ma non la versione completa. Nel suo sogno uccidevo Edgard e restavo vivo. Non c’era il momento in cui mi buttavo tra le braccia di Lola. E Lola…non le avevo raccontato nulla. Non la volevo preoccupare. Non volevo che si mettesse in mezzo. Entrai nella piazza. Edgard stava entrando nello stesso momento dalla parte opposta. Appena mi vide si irrigidì. In questi giorni avevo nascosto tutti i miei graffi e tagli vari, oltre a qualche decina di cicatrici. Quel giorno decisi che era meglio mostrarmi come ero veramente. Anche durante il mio soggiorno da Piper avevo nascosto alcune ferite. Per esempio, la cicatrice di uno squarcio enorme sul polpaccio destro. Oppure quella più piccola sul labbro. O tutti i graffi nelle guance e sulla fronte. Ma la cicatrice che faceva più paura di tutte era quella sul petto. Era il ricordo di quando, da piccolo, un licantropo mi aveva graffiato, con quegli artigli lunghissimi e affilatissimi. Mia madre mi aveva guarito in tempo, ma mi era rimasto il segno. E ogni tanto mi bruciava ancora. Grazie a tutti i ricordini di battaglia, Edgard mi riconobbe subito. E anche Candace. Raggiunsi il fondo della piazza senza staccare gli occhi dagli sposini. Mi girai verso la 5th Avenue. Alex aveva bloccato l’ingresso con un incantesimo. Dall’altro lato, i Golem si davano da fare per oltrepassare la mia barriera magica. Edgard, da parte sua, aveva ordinato al suo esercito di non entrare fino a che lui non mi avesse ridotto in mille pezzi. Arrivò una ventata più forte delle altre che mi scompigliò i capelli, più di quanto lo fossero già, e alzò il vestito di Candace. Era proprio come nel mio sogno: Edgard, in piedi davanti a me con quella corona enorme in capo, e Candace dietro, con il suo abito semi-trasparente viola. Per la prima volta pensai a quanto potesse essere alto Edgard. Ero sicuro fosse più alto di me, invece lì, in quel momento, io ero di lunga più alto. Edgard rise. Una risata potente, che fece tremare gli edifici. Ma allo stesso tempo una risata fragile, creata per allietare il senso di superiorità di Edgard. In risposta a quella risata, alzai un sopracciglio.
«Perché ridi? Edgard, non sai chi hai di fronte»
«Neppure te. Io sono Edgard il Magnifico» La stessa conversazione del mio sogno. Ve la riporto per comodità, nel caso qualcuno non se la ricordi. «Ah, la sai la nuova? Io e tua zia ci siamo sposati»
«Veramente? Non lo sapevo» Quest’ultima frase era forse troppo sarcastica per l’occasione.
«Perché non sei stupito? E non fare il sarcastico!»
«Non mi puoi dire cosa devo fare. E comunque, è da un pezzo che lo so. Voi due siete talmente ingenui…»
«Come osi?! Ti sfido in un duello all’ultimo sangue!»
Se non hai neanche il coraggio di chiamarmi per nome!»
«Cosa hai detto, scusa?»
«Chi sono io?»
«Tu sei…Matthew Harper, l’ultimo erede al trono di Moonshine, figlio di Andrew Harper e Diana Sparkle e nipote della qui presente Candace Harper»
«Ok, basta così. Evita di continuare la biografia» tagliai corto.
«Allora? Accetti la mia sfida?»
«Non so… Se ti uccido mia zia soffrirà troppo»
«Tu non puoi uccidermi»
«È quello che pensi te. Accetto»
A differenza del sogno, Edgard mi lanciò una sfera di fuoco. Io la schivai, evocai la mia lancia fluorescente e mi arrampicai su un palazzo. Il grattacielo della Banca di Downtown City. Candace mi lanciò contro un vortice di fiori profumati. Mi lanciai contro quel vortice come un ninja e lo annientai con un calcio. L’esplosione di fiori investì in pieno Edgard, che lottò contro il troppo profumo. Non gli avrebbe fatto tanto male, un goccino di profumo in più. Io ebbi il tempo di distrarre Candace con il mio lancio perfetto, che deviò abilmente. Le saltai al collo da dietro, sotto forma di Anacondrai. Gli Anacondrai sono serpenti enormi, viola con dei tatuaggi sul dorso e dotati di due zanne fantastiche. Il veleno di Anacondrai era quello che aveva ucciso i miei, e che di lì a poco avrebbe ucciso anche lei. Con la coda le immobilizzai le braccia, poi le morsi il collo, iniettandole il mio veleno mortale nelle direttamente nelle arterie. Candace svenne sul colpo e crollò a terra. Io strisciai verso Edgard che, come previsto, si trasformò in un serpente anche lui. Vidi che tutta la città (o quasi) si era riunita alle porte della piazza, per assistere a quella battaglia. Per questo non potevo usare nessun incantesimo delle Tenebre. Inoltre, Edgard sapeva difendersi dagli altri anche parecchio bene, quindi non mi restava che una lotta corpo a corpo. Edgard mi strinse con la sua coda e provò a mordermi. Purtroppo, nel punto sbagliato. Mi spostai verso l’alto nel momento esatto in cui lui affondò le zanne nella mia pelle. Invece di un morso, mi aprì di nuovo la ferita sul petto, dalla quale entrò il suo veleno. Io lo strinsi con la coda più per reggere il dolore che per lottare, ma il risultato fu che si accasciò sopra di me. A quel punto tornai me stesso, evocai la mia spada angelica e gli tagliai di netto la testa. Una scena orribile. Sentii solo il suo sangue schizzarmi i vestiti. Il veleno aveva raggiunto ogni più piccola cellula del mio corpo. Vedevo delle macchie davanti agli occhi, fino a che non ci vidi più niente. Strappai la collana delle gemme di Edgard e anche quella falsa che gli avevo messo durante il matrimonio. L’ultima cosa che vidi fu Lola che correva verso di me, poi più niente. Buio assoluto. Grazie ai poteri dell’Occhio, capii dov’era Lola e misi nella sua mano le collane di Edgard. Un gesto che avrebbero visto tutti. La consegna della collana del potere a Lola. Sentii il mio cervello andare in fiamme, i miei respiri rallentare…e Lola che piangeva, mentre mi stringeva forte al suo petto. Poi, non sentii più neanche i suoi singhiozzi. Mi sentii solo andare a fuoco.

Moonshine I ~ Lo Stregone di FuocoWhere stories live. Discover now