12. Piccoli peschi cattivi

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Corsi dagli altri, che nel frattempo facevano la gara a chi vomitava meno.
«Ehi, l’ho trovata. Adesso andiamo via di qui»
«Prima te ti cambi la felpa»
«Se ti dicessi che al momento ho solo questa?»
«È da giorni che hai solo cotesta?»
«Sì. Non ci hai fatto caso?»
«Ehm…no»
«E comunque, parla quella con la felpa viola e la maglietta fluo»
Alzai gli occhi al cielo. Tanto in Giappone la densità abitativa era di 343 ab. /kmq, non come in Russia (5 ab. /kmq). Nessuno ci avrebbe fatto caso, tra tuti quei giapponesi al giro.
«Allora…prossima meta?»
«Giappone. Pianura del Kanto. Adesso, prendiamo l’aereo»
«Scherzi?»
«No. Ho bisogno di dormire. È quasi tre giorni che non chiudo occhio»

In aereo dormii cinque o sei ore. Decisamente poche. Ero troppo pensieroso per dormire per bene. Alla fine decisi di studiare. Presi un libro dallo zaino e lo lessi tutto, dall’inizio alla fine. Poi un altro. E un altro ancora. Quando arrivammo a Tokyo mi ero fatto una certa cultura sulla magia oscura.
«Adesso, usciamo fuori dall’aeroporto e cerchiamo un luogo dove non ci sia nessuno»
Non fu semplice. Per niente. Dopo molto tempo, durante il quale avevamo fatto il giro dell’aeroporto e dintorni, optammo per un vicolo cieco con un paio di casette. Dietro ad un albero aprii il portale per la pianura del Kanto. Era la pianura più vasta del Giappone. Il babbo aveva descritto molto bene la zona dove si trovava l’altra gemma. C’era scritto: “Tra le foglie e i fiori del terzo pesco da sinistra, quello con la firma. La zona è quella con i fiori rossi. È una vastissima landa di fiori rossi”. Almeno i fiori erano rossi, e non bianchi o blu. Questa volta mi potevo benissimo mimetizzare. Comunque, sperai che bastassero quelle poche informazioni che avevo per apparire nel posto giusto. Di nuovo, spinsi Sue di là del portale, e Sammy si tuffò di testa. Io mi ritrovai in mezzo ad un prato infinito di fiori rossi fuoco (più rossi della mia felpa), e davanti una fila ordinatissima di peschi giapponesi. Il sole stava cominciando a tramontare, essendo circa le nove di sera (ora locale)
«Ok, credo sia il posto giusto. Adesso dobbiamo solo setacciare ogni singolo petalo del terzo pesco da sinistra» Controllai che il terzo pesco avesse la solita firma, poi cominciai a salire sul tronco.
«Ma…veramente dobbiamo guardare in ogni singolo fiore?»
«Sì. Fiori e foglie» Mi arrivò addosso in picchiata una specie di aquila. Io caddi giù dall’albero e mi nascosi tra i fiori più alti. L’aquila chiese a Sammy:
«Ehi, giovanotto, che ci fai qui?»
«Ehm…accompagnavo un mio amico»
«Lo sai che è una riserva naturale?»
Sue le rispose per le rime:
«Lo sai che le aquile non parlano? E non credo neanche abitino in mezzo ad una pianura del Giappone»
«Stupida ragazzina. Non ti conviene sapere chi sono io»
«Chi sei? Sono curiosa»
«Sei al cospetto della regina delle Streghe Candace Harper»
«Da quand’è che fai Harper di cognome?»
«Da quando il cognome Harper rende più potenti»
Questo dimostrò la grandissima intelligenza di mia zia. Il cognome Harper rende potenti. Non ha capito veramente nulla della vita, e ancora di meno della magia. Però non si accorse che aveva scaraventato a terra qualcuno, e quel qualcuno era suo nipote. Un vero Harper. Continuai a restare nascosto tra i fiori, ridendo di tutto quello che diceva mia zia. E Sue le dava spago, ridendo anche lei sotto i baffi. Nel frattempo, Sammy si era arrampicato sul pesco, alla ricerca della gemma. Quando Sue fece finta di andare a cercare in un altro pesco la gemma, raggiunsi Sammy.
«Hai sentito mia zia?»
«Sì, ma…come fanno a sopportarla?»
«Non lo so. A che punto sei?»
«Mi è caduto qualcosa, da questo fiore»
«Qualcosa di rosa?»
«Sì, mi sembra di sì»
«Ok, aspetta che scendo a vedere» Saltai giù dall’albero e guardai tra i fiori.
«Siamo a due»
«Trovata?»
«Eccola» La aggiunsi nella mia collana, che nascosi sotto la maglietta. Da lontano, vidi un ragazzo che correva verso di noi. Dietro a lui, un’altra persona. Feci scendere Sammy dal pesco.
«Ehi, non ti puoi immaginare quanto ho impazzito per quella gemma»
«Zitto. Facciamo finta di non averla trovata»
«Ma…ce l’hai?»
Annuii con la testa e mi sedetti ai piedi dell’albero. Quando quelle due persone si avvicinarono, vidi che erano Alex e Lola. Lui andò da Candace, facendo finta di aiutarla a cercare la gemma (nell’albero sbagliato). Sammy se ne andò non appena vide Lola che veniva verso di me.
«Come avete fatto a sapere che eravamo qui?»
«Quello Stregone a cui te hai dato un calcio era un allievo di Candace e lei ha capito subito che eri te. Io ho provato a fare la finta tonta, ma non so quanto mi abbia creduto. Vi ha trovato a Tokyo e vi ha seguito. Noi nel frattempo eravamo venuti qui nel Kanto e, quando lei ci ha detto dove dovevamo venire, siamo corsi subito»
«Non si è accorta che ci sono io qui. Si è messa a discutere con Sue dopo che mi ha travolto in pieno e mi ha buttato giù dal pesco»
«L’avete trovata la gemma?» Lola si sedette accanto a me.
«Sì. Siamo a due»
«E Edgard a uno. È andato a Pechino, nella città proibita e ne ha trovata una. Ci ha detto di cercare la seconda mentre lui era là. Ma siamo arrivati tardi»
«Candace no. È arrivata prima che trovassimo la gemma, ma si è distratta»
«Già. Anch’io ci ho già discusso un paio di volte nell’arco di una decina di ore»
«Ecco perché la odio»
Lola mi guardò e sorrise. Mi accorsi dopo che mi stava tenendo la mano. Guardai l’orizzonte, davanti a me. Una distesa infinita di rosso che seguiva la conformazione un po’ collinare del territorio. Lola mi chiese:
«Ma…secondo te…come posso trovare il coraggio di fare una cosa che…ho paura a fare?»
«Dipende cosa»
«Sicuro di volerlo sapere?»
«Che sarà mai…»
«Questo»
Mi girai verso di lei. Lei mi prese il collo e mi baciò. Un istante. Poi abbassò lo sguardo, come se avesse mai dovuto farlo. La mia reazione fu semplice: la mia temperatura corporea salì a mille gradi Celsius. Lei aveva avuto il coraggio di farlo. Io no. La presi in collo.
«Non è stata una brutta decisione, eh. Te hai trovato il coraggio di farlo, al contrario di me» la strinsi al petto. Lei mi guardò, come se volesse scusarsi. Alex la chiamò e lei si alzò in piedi, sempre tenendo lo sguardo basso. Io mi nascosi tra le piante.
«Quella è per caso la Madysin, Candace?»
«Sì Alexander. Era lei»
«In che senso era?»
«Nel senso che non lo è più»
«Cosa?! Ma…»
«Se era qui vuol dire che cercava le gemme. E a parte noi, l’unico che sa dove si trovano è mio nipote. Lo sai che a Mosca l’hanno trovata prima loro. Ma a Pechino no. E qui…lei non ce l’aveva. Ho visto un altro ragazzo, che è scomparso. Invece quando sono arrivata mi era sembrato di aver visto qualcuno su un pesco e gli sono andata addosso in picchiata, ma non capisco chi…»
«A logica Matthew o Sammy»
«Sono entrambi biondi, non saprei dire chi dei due era lì con Sue Madysin»
«Matthew è quasi due metri»
«No, allora era Sammy. Comunque sia, ce lo siamo fatto scappare. Meglio che Edgard non lo sappia. Anzi, ora faccio un breve volo per vedere se lo trovo» Candace diventò di nuovo un’aquila e riprese il volo. Io mi alzai, sempre restando all’ombra del pesco. Lola si girò verso di me, restando in silenzio. Alex mi disse:
«Ehi, abbiamo provato a coprirti. Ti conviene andartene. E non ti preoccupare per Sue, è finita di nuovo nelle prigioni di Edgard. Non la nostra, però. L’altra»
«Ok. Grazie, Alex. Ora scusa ma devo palare un attimo con Lola» Un’ombra le attraversò il viso. Le presi una mano e la rassicurai:
«Non ti preoccupare. Non hai fatto nulla che non avresti dovuto»
«Mi aspettavo una reazione completamente diversa»
«Non mi sono arrabbiato perché…» Mi morsi un labbro. Era la prima volta che non riuscivo a trovare le parole giuste. «Perché la cosa è reciproca. È che te hai avuto molto più coraggio e l’hai ammesso. Io…non l’avrei mai fatto, ora, in un contesto del genere. Ma sono contento che…»
«Ok, ho capito. Non ti sai spiegare tanto bene a volte»
«Non sai quanto mi imbarazzi questa situazione»
«È normale, normalissimo. Di cosa hai paura?»
«Non lo so. Forse…di dire troppo di me. Nessuno mi conosce veramente, perché non ho mai detto a nessuno cose troppo sul privato»
«Allora sei scusato. Non c’è bisogno che ti dica altro, su di me. Sai già tutto» Con la mano libera, cercò la collana con l’Occhio. Alludeva al fatto che posso leggere nella sua mente, per sapere cosa pensava. E anche se provava a ingannarmi, l’avrei scoperta lo stesso. Se non fosse stato per quella mia capacità, non mi sarei mai fidato così tanto. Invece la presi in braccio. Lei mi mise le sue braccia intorno al collo. Le presi le mani e le spostai sulle spalle. Non si sa mai. La guardai negli occhi. I suoi fantastici occhi verdi smeraldo. Con un mezzo sorriso abbassò la testa. E a quel punto presi un grande respiro (avevo bisogno di fare appello a tutto il mio coraggio) e la baciai anch’io. Un momento eterno, incredibilmente fantastico. Fino a che non si intromise Alex.
«Ah, se Edgard vi scopre ha maggior ragione per uccidervi. Entrambi»
Strinsi Lola al petto e gli risposi:
«No, se ci scopre Sammy è peggio. Lui non ne sa niente»
«Di cosa?»
«Alex, anche te fai lo stesso gioco di Lola, no?»
«Ah, sì, sì. Ti riferisci a quello. Ok»
Passai una mano nei capelli di Lola. Candace stava tornando.
«Ehi, ci si vede alla prossima tappa»
«Sì. Non so se Edgard preferirà continuare la ricerca a gruppetti separati o torna con noi due. A quanto pare, neanche la Grande Regina delle Streghe è riuscita a prendere una gemma»
«Preferirà non lasciarsele scappare. Ma si fida tanto di te?»
«Sì, tantissimo. Se ci dovessimo rivedere in sua presenza, cerchiamo di essere…normali»
«Per me sarà abbastanza semplice. È mesi che nascondo tutti i miei sentimenti talmente bene che qualcuno pensa che io abbia il cuore di pietra»
«Per me non è così semplice»
«Cercherò di evitare scontri faccia a faccia»
«Ok. Adesso vai, o Candace ti becca» Lola saltò giù e io corsi via, alla ricerca di Sammy. Lo trovai in mezzo a un campo di fiori blu, che camminava con le mani in tasca e guardando il cielo.
«Ehi, come va? Mia zia ha rispedito Sue alla Radura. Siamo solo noi due. Non so se Edgard continua con il suo piano “gruppi separati” o no. E nel frattempo ha la gemma di Pechino»
«Veramente? Come lo sai?»
«Ne parlava Candace»
«E Lola? Che ci faceva?»
«Era con lei»
«Anche lei è una brava traditrice. Peggio di me»
«Adesso…non so se è meglio Bangkok o Sidney. Le gemme sono abbastanza nascoste da entrambe le parti…ma non so come faccia Edgard a sapere il punto preciso di dove si trovano»
«Aveva trovato una mappa, tempo fa. C’erano delle annotazioni sui margini. Ma noi siamo avvantaggiati. Sappiamo il punto esatto, con tanto di descrizione»
«Le descrizioni non sono un granché, dato che il babbo si ricordava com’erano i vari posti. Il diario serviva solo per non fare confusione tra le città»
«Ma abbiamo ancora una gemma in più. Inoltre, se non le ha tutte non può aprire il portale»
«Purtroppo se non ne può aprire uno ne può aprire un altro. Per questo le voglio il più possibile. Altrimenti avremmo già finito, noi, la nostra caccia al tesoro»
«Va bene. Tra la gemma di Bangkok e quella di Sidney qual è la più importante?»
«Edgard andrà a Bangkok, perché è più a Nord rispetto a Sidney»
«Non capisco questa logica»
«Va in senso orario»
«E se lui fosse già là? Facciamo una cosa: io vado a Sidney, te a Bangkok. Se la trovi bene, altrimenti vieni da me. Ok?»
«Ok. Scriviti il punto preciso» Gli porsi il diario aperto sulla pagina di Sidney.
«Nulla in centro, eh?»
«Non ti lamentare, almeno passi dalla spiaggia»
Sammy aprì un portale e scomparse. Io invece avevo voglia di una corsetta. Mi trasformai in un cane, simile al pastore maremmano, e cominciai a correre tra i fiori. Ben presto raggiunsi il mare. Cercai un punto della costa in cui nessuno avrebbe mai fatto caso a un pegaso nero che spiccava il volo. Trovai uno scoglio enorme dietro cui ripararmi, poi lasciai definitivamente il Giappone, prendendo quota piano piano, secondo una traiettoria a spirale. Salii sopra le nuvole, dove neanche gli aerei potevano arrivare. Lassù tiravano venti fortissimi, ma il divertimento consisteva proprio in questo, andare controvento. Appena intravidi Bangkok da lontano, scesi in picchiata. Non so come, ma nessuno se ne accorse. Io invece mi accorsi che l’aria era molto tesa, come se un grande conflitto stesse per scoppiare da un momento all’altro. Nel frattempo, per le strade passeggiavano tranquilli elefanti enormi, per nulla spaventati dagli abitanti della capitale.

Moonshine I ~ Lo Stregone di FuocoWhere stories live. Discover now