Capitolo 6

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Loki

Davanti a me si presentò un ampio lago circondato da una foresta di alberi altissimi e molto fitti. Ci eravamo materializzati proprio sulla riva, sopra dei ciottoli levigati dalle onde. Tirava molto vento, aveva smesso di piovere da pochissimo e gli alberi rendevano l'ambiente estremamente umido. Dovevamo essere capitati nella foresta delle fate.
Appoggiai Nadia sui ciottoli, facendo attenzione a non farle male, dopodiché mi sedetti a terra, esausto. Perdevo sangue dalle ferite, ma non era quella la priorità.
“Hey, rispondimi.” La scossi appena dalle spalle, ma non dava segni di vita. Aveva usato troppo potere magico, stupida incosciente. Sentivo il suo respiro molto flebile e le scottava la testa, così decisi di strapparmi una manica della camicia e di imbeverla di acqua nel lago, in modo da usarla per abbassarle la febbre.
Rimasi lì accanto a lei per un tempo interminabile, continuando a cambiare l'acqua del panno.
Ero veramente sfinito. Cominciai a riflettere: Lucy adesso stava con Natsu. Sai che novità, sapevo che sarebbe andata a finire così, si vedeva chiaramente cosa provava per lui, anche se avevo sempre voluto fare finta di niente.
Che cosa aveva più di me? Un paio di fiammelle?
Il mio sentimento di sconforto si stava trasformando in rabbia mista a frustrazione, sopratutto per la mia reazione. Non mi era mai capitato di gettare la spugna di quel modo durante un combattimento, non sembravo nemmeno io. D'altronde però come darmi torto, avevo passato tutto il tempo standole accanto, rischiando la vita in modo da non farla soffrire e lei non si era preoccupata minimamente per come sarei potuto stare male assistendo a quella scena. Ero offuscato dalla gelosia e dalla delusione di aver fallito l'unico scopo che avevo nella mia vita.
Per cercare di calmarmi iniziai a guardare il lago, era di un colore scuro ed anche molto agitato a causa del vento. Mi rallegrai sentendomi in un certo senso capito.
Una folata fortissima mi fece rabbrividire. Faceva freddo, anche se meno del territorio precedente. Guardai la mia compagna e notai che le era venuta la pelle d'oca. Nello stato in cui era non potevo permettere che prendesse pure freddo, così mi tolsi la giacca e gliela misi addosso come coperta. Avrei volentieri raccolto dei rami e acceso un fuoco se solo non fossero stati tutti interamente bagnati.
E se non si fosse ripresa? Se avesse davvero consumato tutta la sua energia compromettendo anche le funzioni vitali?
Aveva sprigionato tutto quel potere magico per evitare che venissi ferito gravemente, per salvare me, non per sé stessa. Erano così forti i sentimenti che provava? Perché il suo cuore, a differenza di quello di Lucy, aveva scelto me?

Chissà quanto aveva sofferto per amore, dalle poche immagini che avevo visto non era difficile intuire che la sua vita per un lasso di tempo era stata terribile. Il destino era stato davvero ingiusto con lei, non si meritava tutto quello che aveva passato, e non si meritava di soffrire ancora, così come non lo meritavo io.
La vidi stringere le palpebre e fare una smorfia di dolore. Mi avvicinai, prendendole le mani.
“Fatti forza, lo so che ce la puoi fare.”
Tutte quelle emozioni insieme mi stavano dando alla testa. Mi misi a piangere per sfogare la rabbia e la frustrazione che avevo in corpo, intanto che la ragazza stava faticosamente lottando per risvegliarsi. Mi sentivo inutile, avrei voluto fare qualcosa in più per lei. Vegliai tutta la notte, accertandomi che la situazione non peggiorasse. Avevo male dappertutto, le mie ferite si erano già leggermente richiuse, anche se alcune ancora sanguinavo. Mi ero fasciato quelle più gravi con altri pezzi della camicia, che ormai era a brandelli, ma il dolore non era diminuito.
Si fece l'alba, e con il poco calore emanato dal sole decisi di lavarmi via il sangue dal corpo nel lago. Si stava annuvolando, e se avessi aspettato ancora sarebbe stato troppo freddo per non morire congelato.
Mi gettai nell'acqua del lago ghiacciata e me ne pentii subito; non avevo mai fatto un bagno con così tanta velocità. Mi rivestii e continuai a prendermi cura della mia compagna. L'avrei messa a letto sul suo materassino, ma purtroppo la sua borsa magica era stata progettata per essere usata solo da lei con il suo potere. Cominciai quindi a cercare qualcosa di asciutto per accendere un fuoco, in modo da non farla stare al freddo, e con mia sorpresa trovai dei rami poco bagnati. Lo accesi e mi ci sedetti vicino.
Ero molto preoccupato per lo stato di salute della ragazza, ormai la febbre era scesa, ma comunque non riusciva ad aprire gli occhi.
In quel momento mi resi conto di quanto mi mancasse vederla ridere, passare il tempo con lei e quanto desiderassi riaverla vicino. Era passato pochissimo tempo, ma già mi ero molto legato.
Le accarezzai il volto con dolcezza, era più fredda del ghiaccio.
“Mi manchi tanto sai?”
Mi scese qualche lacrima che subito dopo ricacciai indietro. E adesso come avrei potuto fare?
Sfinito dalla nottata in bianco, mi addormentai al suo fianco.


LeoncinoWhere stories live. Discover now