Capitolo 11

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Loki

Mi svegliai la mattina dopo e, dopo essermi stropicciato gli occhi buttai pesantemente i piedi a terra e cominciai a vestirmi, ancora non del tutto cosciente. Ci attendeva l'ultima prova, quella decisiva. Ero un po' preoccupato vista la difficoltà delle precedenti, ma ero pronto ad affrontare qualsiasi cosa.
Uscii e trovai la mia compagna a cavalcioni sulla nuvola, mentre ammirava il sorgere del sole. Andai a sedermi vicino a lei.
“Buongiorno.”
Come ridestata dai suoi pensieri mi salutò con un cenno e un sorriso.
“Qualcosa non va?”
Abbassò lo sguardo facendo oscillare le gambe avanti e indietro.
“Stavo pensando. Spero che il mio piano funzioni per davvero. Non ho certezze, e ho paura di starmi aggrappando a qualcosa che in realtà sarà un fallimento.”
Le misi il braccio intorno alla vita, accarezzandole il fianco.
“Non ci devi pensare ora, ormai sei arrivata fin qui, non ti puoi tirare indietro.”
“Lo so, lo so. Ma che cosa farei se fallissi? Non ho un posto dove andare, non ho una casa, né un mago. Io non voglio tornare alla vita di prima.”
“Beh, non sei sola ci siamo io e Fenix con te.”
Mi sorrise appena, ma era palese che fosse per cortesia.
“Tu devi tornare alla tua di vita, e Fenix se ne è già fatta un'altra senza di me. Forse mi dovrei solo arrendere al mio aguzzino e piantarla di desiderare cose che non si possono avverare.”

Quelle parole mi fecero innervosire.

“Ma la smetti di dire scemenze?”

Si voltò a guardarmi.
“Punto primo non sei sicura che sarà un fallimento. Punto secondo: pensi realmente che ti lascerei alla mercé di Corvus?”
Sospirò. “Sei troppo buono con me.”
“Da che pulpito. Ascolta, perché non vieni a vivere nella città dello zodiaco quando sarà tutto finito? Potrebbe venire anche Fenix, tanto là sono molto aperti a nuove conoscenze.”
Mi sarebbe piaciuto averla intorno, mi ero molto affezionato a lei. E poi così facendo potevo tenerla d'occhio e assicurarmi che quel viscido gli sarebbe rimasto alla larga.
“Non lo so leoncino. Però apprezzo molto la tua proposta.”
Era troppo immersa nelle sue paure per manifestare qualsiasi reazione, ma sapevo che ciò che la frenava era il pensiero di avermi ancora tra i piedi e non riuscire a farsi passare la cotta per me.
“Riflettici almeno, okey?”
Annuì tornando a guardare di fronte a lei. Feci lo stesso, e mi accorsi del paesaggio mozzafiato. Il sole aveva acquistato un colore arancione fluo che risaltava ancora di più a causa del contrasto con l'azzurro del cielo, che si sfumava in centinaia di tonalità diverse.
“Mi mancava vedere l'alba da qui, sono due anni che non ci faccio ritorno.”
“Sei stata molto fortunata a crescere in un luogo così bello.”
La vidi sfoggiare un sorriso sincero, che mi fece uno strano effetto. Con la mano con cui le stavo accarezzando il fianco la presi e la avvicinai a me, e di risposta appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
Ci concedemmo qualche minuto di silenzio per bearci di quello spettacolo, poi, una volta finito, le diedi un piccolo bacio in fronte.
“Cosa dici tortorella, andiamo?”
Si staccò da me.
“Tanto è inutile che ti ripeta sempre la stessa cosa, quindi comportati un po' come ti pare.”
La guardai un attimo.
“Sei un po' arrossita.”
“Grazie per avermelo detto! Comunque sì, andiamo.”

Ci alzammo in piedi, e dopo aver fatto colazione, eravamo pronti per partire.

“Avverto la presenza del maestro, proviene dall'arena alata. Ho un brutto presentimento.”
“Non ti devi preoccupare prima del tempo.”
“I miei presentimenti non sbagliano mai.”
Certe volte proprio non voleva sentire ragioni. Mi massaggiai le palpebre da sotto gli occhiali.
“Ci mettiamo in marcia?”
“Non penserai di poterci arrivare a piedi.”
In effetti eravamo su una nuvola, in un luogo dove tutte le creature erano munite di ali.
“Ti do un passaggio io, non ti preoccupare.”
Detto questo mi mise le braccia sotto le spalle e ci librammo in volo.
Dopo una quindicina di minuti atterrammo di fronte ad un grande edificio piumato.
“Eccoci qui. Entriamo e vediamo che ci aspetta.”
Ci addentrammo lungo un corridoio stretto e buio, e dopo poco sbucammo nel mezzo dell'arena.
“Leo, Columba, complimenti siete i primi ad essere arrivati all'ultima prova dell'addestramento. Se la supererete avrete accesso al bramato potenziamento.”
Era il maestro in persona a parlarci.
“Siamo molto onorati dalle vostre parole.” Disse Nadia facendo un inchino che imitai.
“Molto bene. Ora vi illustrerò le dinamiche della prova. Non avete nessun limite di spazio o di tempo, e ciò che dovrete fare è lottare l'uno contro l'altro. Chi di voi due vincerà potrà aggiudicarsi l'agoniato premio. Io sarò il giudice.”
Ci guardammo, entrambi confusi. Che razza di prova era?
“Io non voglio battermi con lei!”
“E io non voglio battermi contro di lui!”
“Se vi arrendete la gara finisce qui, ma tornerete entrambi a casa a mani vuote.”
Strinsi i pugni. Io in fondo potevo fare a meno del potenziamento, non ne andava della mia libertà. Se per forza qualcuno doveva ritirarsi, di gran lunga quello dovevo essere io. Era doloroso rinunciare a qualcosa di così importante, ma non avevo alternativa. O forse mi stavo solo rammollendo. Sospirai, e presi coraggio.
“Voglio cedere la vittoria alla mia compagna.”
Mi arrivò uno sguardo inceneritore.
“Ma nemmeno per idea! Io non voglio vincere così, e poi anche per te è importante.”
“Ormai ho deciso.”
Di risposta lei mi scagliò addosso una delle sue sfere di magia, che schivai per un soffio.
“Chi pensi di essere eh? E poi con chi credi di star parlando? Regalarmi la vittoria? Se il sistema è stato creato così è perché è troppo pericoloso per chi non supera tutte le fasi. Io non voglio la tua pietà, combatti lealmente, e vediamo se uno di noi due è degno di terminare questo addestramento.”
Testarda, mai una volta che non avesse da ridire.
“Tanto è inutile cercare di farti cambiare idea, non è vero?”
Mi sorrise in modo beffardo.
“Forza, fatti avanti leoncino, ti ho già sconfitto una volta.”
Non mi restavano molte alternative. Sapevo che a livello di forza ero nettamente superiore, quindi decisi di utilizzare solo metà del mio potere. Doveva comunque vincere lei.
“Okey, okey. Cominciamo.” Attaccai con un pugno che riuscì a bloccare con le sue ali scaraventandomi indietro.
“Frammenti di stelle lucenti!”
Era diventata molto più veloce e reattiva. Mi scansai appena in tempo.
“Brava tortorella.”
“Non è il momento per i complimenti.”
Mi fece segno di andare da lei con la mano. Iniziò un arduo combattimento, durante il quale non riuscii a tenerle testa con solo metà della mia magia.
“Ti vuoi impegnare o giochiamo e basta? So che sai fare di meglio, e non voglio sconti solo perché sono la tua compagna di addestramento.”

LeoncinoWhere stories live. Discover now