26. Biker

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Spengo la mia moto e aspetto che le sue braccia sciolgano la presa sul mio addome. Quando scende barcollante dalla sella ridacchio. È così adorabile e goffo. Si toglie con un brusco movimento il casco e mi sorride imbarazzato.
- Allora, eccoci qua- esclama da sotto il porticato dove abbiamo appena parcheggiato. Saranno poco più di dieci metri alla porta di casa sua.
- Già- rispondo imbarazzata.
Lui si dondola sui talloni, guardandomi sorridendo impacciato.
Sto per prendere parola ma lui mi ferma.
- Sai, è la prima volta che una ragazza mi porta a casa dopo un appuntamento, soprattutto in moto, che per giunta sa guidare meglio di me- ridacchio e lui con me.
- Magari potrei insegnarti come si fa e poi scommetto che non fai così tanto schifo- ribatto accarezzando il mio casco.
- Forse hai ragione, l'unica volta che ci ho provato, dopo due chilometri l'ho rotta- mi informa stringendo le labbra ricordando il momento. Mi fa ridacchiare come una scema di nuovo.
Dio T/n non puoi comportarti come una persona normale per una volta?!
Dopo pochi secondi di silenzio prendo coraggio.
- Harry, è stato un piacere avere un appuntamento con te. Mi sono divertita- gli dico guardandolo direttamente negli occhi.
- Anch'io, la prossima volta andrà anche meglio- mi avverte.
- Era una minaccia? Perché faccio sempre in tempo a scappare, non ho ancora accettato di rivederti- dico battendo una mano sulla sella.
- Così mi ferisci- mi risponde teatralmente. Un sorriso mi spunta spontaneo. Con un movimento fluido, più di quello di Harry, scendo dalla moto, così da ritrovarmelo davanti.
- Andiamo piccola, ti accompagno fino alla porta- dico facendo una pessima imitazione di una voce maschile. Lui mi guarda stranito e ride.
- Spero proprio che quella non sia la mia voce se no dovrò dire addio alla mia carriera da cantante- dice preoccupato.
- Non credo che il mio tifo al karaoke possa considerarsi come una fanbase attiva- lo prendo in giro appoggiandomi casualmente al suo braccio. Lui alza gli occhi al cielo e mi lascia fare, non deve dispiacergli. Anzi, mi prende per mano e me la stringe facendomi arrossire.
- Sei davvero sicura che io ti piaccia? O ti piace prendermi in giro?- scherza muovendo i primi passi sotto il porticato.
- Non mi sento in dovere di rispondere- rispondo, facendogli alzare il braccio sinistro che non mi tiene come a scusarsi.
- Apparate tutto, mi sono davvero divertito con te stasera. Non mi capitava da un po'- ammette seriamente appoggiandosi al muro di mattoni tenendo la porta alle spalle.
- Idem per me- mormoro mordendomi il labbro inferiore. A disagio aggiusto la mia giacca di pelle, cercando un argomento che possa permettermi di stare con lui anche per soli altri due minuti.
- Allora, se non c'è altro che devi dirmi io vado. Ci vediamo a scuola Harry- mi stacco da lui e con la mano destra lo saluto iniziando a fare piccoli passi indietro.
Ma la sua presa mi ferma tirandomi gentilmente verso di lui. Timidamente mi guarda negli occhi mentre io abbasso lo sguardo per osservare le sue labbra. Piano piano si china verso di me e finalmente mi bacia. È delicato ed incredibilmente insicuro. Andando alla cieca porto una mano sul suo bicipite mentre lui stringe la presa sui miei fianchi. Ci stacchiamo lentamente e apriamo gli occhi per guardarci negli occhi.
Forse è il mio viso rosso a farlo ridere, ma il mio imbarazzo gli fornisce una carica sufficiente di sicurezza in sé per prendermi il viso tra le sue grandi mani e baciarmi di nuovo. Più volte e con innocenza. Appoggiati l'uno contro il corpo dell'altra, alla luce di una debole lampadina.
Non so esattamente quanti minuti siano passati, ma ormai le mie labbra si sono abituate alla leggera pressione esercitata da quelle di lui.
Improvvisamente veniamo interrotti da una voce di donna che chiama timidamente Harry.
- Sei tu, Harry?- la voce si faceva sempre più chiara.
- Oddio, è mia madre- sussurra stringendomi le spalle. Mi allontano giusto in tempo per vedere la maniglia della porta abbassarsi alle spalle di Harry. Ne sbuca una donna: alta circa un metro e settanta, coi capelli lunghi e neri e gli occhi verdi.
-Oh scusate l'interruzione, ma Harry doveva essere a casa già da dieci minuti, mi stavo preoccupando- ci informa con tono gentile. Fintamente gentile.
- Scusa mamma. Questa è T/n, ti avevo accennato qualcosa- vengo presentata.
- Buonasera signora Styles-
- Buonasera cara, non ricordo in realtà, è quella della squadra di calcio?-
- No mamma, quella era Stacy e ci siamo lasciati tre mesi fa- risponde il figlio alzando gli occhi al cielo.
- Io sono quella che passa in moto ogni giorno sotto casa sua e della quale si è lamentata con mio padre- rispondo lanciandole un sorriso di sfida.
- Ah già, la motociclista- mormora a denti stretti squadrandomi da capo a piedi.
- Forse però è ora di tornare a casa, si è fatto tardi Harry, parlerai con la tua amichetta domani- sibila prendendolo per un braccio per tirarlo in casa.
- Tua madre ha ragione. Ci vediamo domani a scuola- rispondo sorridente e cogliendoli entrambi di sorpresa prendo le guance del ragazzo tra le mani per baciarlo. Di fronte agli occhi ardenti della donna furiosa li saluto entrambi, e a passo sicuro torno in sella alla mia moto. Faccio anche particolare attenzione a premere il più forte possibile l'acceleratore, giusto perché la signora Styles non si scordi più di me. Passerò molto più tempo a casa sua da oggi.

Come sempre sono in ritardo, ma ormai questa è la prassi. Vi auguro in ritardo un buon Natale e un buon anno nuovo. Spero sia anche meglio di questo 2018 nonostante io abbia avuto una serie di notevoli successi, come vedere dal vivo Harry Styles e Niall Horan, ma bando alle ciance.
Vi faccio i migliori auguri, alla prossima.

-Georgia Olivia Rose.

Immagina |Harry Styles| (in revisione)Where stories live. Discover now