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Richiesta da gypsy03
Mi avevi chiesto qualcosa di completamente diverso, lo so, spero gradirai lo stesso.

Otp

"Henry"

All'epoca, quelli come Henry non erano ben visti. I genitori di Henry, i signori Potter, erano di una famiglia assai rispettata che possedeva quella Villa da generazioni. Tutti i Potter-rigorosamente maschi, poiché le femmine erano mandate a studiare in collegio o in convento- venivano uniti in matrimonio ad una donna ricca ma che avesse un briciolo di cervello e, soprattutto, che fosse negli interessi del ragazzo in questione. Ma ad Henry, le fanciulle non interessavano affatto. Ovviamente, essendo a conoscenza di tale sua scoperta in ambito sessuale, aveva avuto l'ottima idea di tenerlo per sé. Non era facile fingersi interessato alle giovini di buona famiglia che Jhon Potter si ostinava a presentargli, invitando tutte le famiglie- in zona e non- a balli perfettamente organizzati, con musiche popolari e orchestre famose. Ma era ben deciso a tenere nascosto "quell'orrido segreto".
Oramai conoscete la novelle da me inventate, che mai volgono ad un finale inaspettato. Difatti, pochi mesi dopo il 18'esimo compleanno di Henry, Jhon diede una festa. E a quella festa, Henry avrebbe scelto la sua futura sposa: era l'ultima occasione prima di un matrimonio conveniente, ma involontario. Henry si stava appunto preparando, quando udì un rumore assai noto, quello di un carrozza che si ferma. La festa non sarebbe iniziata prima del calar della sera, per cui Henry si stupì non poco di quella visita, forse per lui solo, inaspettata. Si sistemò il colletto, ornato di addobbi fastidiosi ed insulsi, ed aprì la porta delle sue stanze proprio quando udì suo padre accogliere gli ospiti. «Quale onore avervi alla nostra dimora, Mr. Love. La prego di perdonami se mi permetto, ma la festa non inizierà prima di qualche ora.» Henry si decise a scendere le scale, ormai curioso di conoscere questo ospite in grado rendere infimo il patrimonio della sua famiglia. Difatti, Mr. Potter non si rivolgeva mai a nessun con così tanto rispetto. «Temo di non avere colpe di ciò, poiché mio padre ha insistito a mandarmi prima di quanto scritto nell'invito. Spero, comunque, di non essere un ospite sgradito.» A pochi gradini dalla cima, Henry si stupì del notare quanto la voce dello sconosciuto suonasse giovane ma al contempo elegante e sicura. Ormai rosicando dalla curiosità, Henry scese le scale e si avvicinò al padre con fare indifferente. Lanciò uno sguardo all'ospite e fece in modo da distogliere immediatamente lo sguardo. «Henry, figlio mio, non stavi forse a prepararti?» «Si, padre, ma ho udito gli zoccoli fermarsi sulla ghiaia e lo stupore ha vinto sul mio immane ritardo.» Mr. Potter annuì e voltò lo sguardo verso l'ospite, costringendo Henry -o meglio, concedendo, poiché la sua vista non fece che migliorare l'umore del giovane- a guardarlo a sua volta: Mr. Love era un giovane che non dimostrava più di 16'anni, aveva grandi occhi rossi e capelli di colore tale del grano maturo. Una vita sottile, abito elegante e cucito sulla persona, il tutto unito ad un sorriso cordiale e abbagliante: Henry non si stupì che il padre gli si fosse rivolto con tale rispetto. «Henry, rammendi Lady Diana, la vedova che vive in fondo al viale?» Henry annuì, ancora sorpreso che un ragazzo così elegante avesse il benché minimo segno di parentela con quell'anziana signora che si prendeva cura di lui durante le passeggiate pomeridiane dei coniugi Potter. «E' la suocera di Mr. Frank Love» continuò Jhon «Il padrone della metà della contea che noi non possediamo.» Henry strinse la mano in modo cordiale, presentandosi in attesa della sua, di presentazione: «Byron Love, terzogenito della famiglia Love nonché erede di 500 mila sterline l'anno.» Henry gli sorrise: guadagnava quanto un primogenito borghese, poco meno di lui. Jhon li intrattenne ancora un po' prima che il cuoco chiedesse di lui in merito alle pietanze per quella sera. «Henry, perché non lo inviti a passeggiare nel nostro giardino? È un pomeriggio splendido, ed il fango è quasi totalmente scomparso. » Byron accettò annuendo con il capo, ed Henry lo guidò fuori dalla porta, nel grande e rigoglioso giardino di rose. I tre giardinieri, le cui ferie erano appena terminate, si trovavano a lavoro al termine della siepi, dove le rose rosse si incrociavano con quelle gialle. Byron si esibì una buffa espressione sorpresa, esordendo uno "splendido", prima di scendere i gradini a grandi passi. Il suo fare elegante e maturo era completamente scomparso. Henry lo seguì rapito, in silenzio, mentre questi si aggirava tra le foglie sporgenti dei fiori, con ancora un sorriso infantile in viso. Henry rimase colpito da tanta allegria, che quasi non scoppiò a ridere, riuscendo per miracolo a soffocare il riso. Il giovane Love se ne accorse lo stesso, allontanandosi dalle rose e ritrovando l'aria sofisticata di poco prima. Il rossore sulle gote tradiva il suo imbarazzo mal nascosto. «Mi perdoni. Alla villa non abbiamo altro che alte querce, accompagnate da pochi arbusti selvatici.» «Si tranquillizzi, Mr. Love. Sono sollevato nel vedervi non del tutto provato dalla società severa di questi anni.» Love si mosse, palese era il disagio di mostrarsi così immaturo ad un coetaneo, ma Henry riuscì a mantenerlo a suo agio, strappando una rosa rossa e -tolte goffamente le spine con le mani- posandolgliela dietro l'orecchio. Aveva lo stesso colore amaro dei suoi occhi, e del sangue che gli colava sulle dita.

Henry era sempre stata un ottima compagnia, sia per i più giovani che per gli anziani. Ma mai aveva trovato una compagnia in grado di compiacerlo a sua volta. Mr. Love era una persona istruita e di piacevole allegria, distaccato dalle formalità popolari ma a sua volta cortese e di parole gentili. Pur essendo di soli due anni minore di Henry, Byron si mostrò di mentalità aperta a nuovi orizzonti, molto più dei genitori del primo. Quando si sedettero in giardino, tra le rose e nascosti da una siepe di vari colori, entrambi si ritrovarono a guardare verso il cielo, dove l'azzurro di quel pomeriggio era stato sostituito da un rosso tenue. «Mr. Potter accennò, nella lettera indirizzata a mio padre, che necessiti di una moglie. E che questa è la vostra occasione» Henry non rispose, urtato da quel brusco scambio di dialogo. «Non la troverò, una donna che possa interessarmi.» gli rispose neutro. Byron sembrò capire, perché non disse altro. Henry avvertì un calore alla mano destra, che piano piano si espanse in tutto il corpo. Ma non si mosse, e ricambiò la stretta con la stessa intensità. Era un'era funesta, per coloro che si imbattevano in una natura cosiddetta "maligna". Ma per Henry e Byron, non fu così.

















(Aperta parentesi)

Come prima cosa voglio ringraziarvi di cuore. Perché adesso quando apro Wattpad mi ritrovo un cielo stellato, compreso di commenti (okay che la maggior parte sono minacce di morte o sclero o pianti isterici sul capitolo triste, ma sono dettagli) ma sono la cosa più bella del mondo. Sono felice che alla fine sono riuscita a fare qualcosa di bello per qualcun'altro. Grazie.

(chiusa parentesi)

{Non riesco a scrivere la Munetaku, ho bisogno di incentivi ed ora sono anche nel bel mezzo delle verifiche. Spero mi perdonerete.}

Okaaay, forse non è come la speravi, ma sono molto soddisfatta del risultato. In questo momento sono in fissa con Jane Austen, in particolare con il suo libro Emma da cui ho preso ispirazione per il titolo. Non sono pratica della scrittura dell'epoca e non so bene come erano visti gli omosessuali, ma ho cercato di immedesimarmi nella Austen solo.... Al contrario, visto che lei si concentrava sulle figure femminili.

Vi ho annoiato abbastanza, byee💕

Inazuma Eleven ~One Sh(i)t~ [In Revisione]Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ