24)♠Hiromido♠

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Richiesta da asharaMF💕

Spero sia come te la immaginavi❤

Otp

"Friend\ship"

La storia che sto per raccontavi, potrà anche sembrarvi insulsa e scontata. Raccontata mille volte, i due si incontrano e si innamorano. Si, lo ammetto, è più o meno così. Ma, anziché iniziare con un magico incontro sotto la pioggia, gli sguardi che si incrociano e subito scocca la scintilla, la loro storia comincia con la faccia di Jordan piantata in una pozzanghera e Xavier che quasi lo investe con la bicicletta con le ruotine. Non il massimo del romanticismo, in effetti. Fatto sta che l'incontro fu molto importante per entrambi. Jordan, orfano da quando ne aveva memoria, era riuscito a farsi un amico. Xavier, figlio d'un ricco impresario, aveva un nuovo amico che non sapeva della sua ricchezza. Avete presente le amicizie magiche, tipo quelle dei film? Fatemi pensare... Tipo il "Golden Trio" in Harry Potter, okay? Inseparabili, sempre e comunque insieme. Ecco, "inseparabili" mi sembra un ottimo aggettivo per descriverli. Dove c'era uno c'era l'altro. Non solo a scuola, ma anche alle uscite, all'oratorio e, più avanti, anche nella scelta del lavoro. Più volte, i loro amici più stretti, avevano insinuato che ci fosse una relazione più profonda. Ma nessuno dei due aveva mai smesso di negarlo, un po' come quando ti friedzonano, hai presente? "Siamo troppo amici anche solo per pensare di fidanzarci". Sì, è triste, ma non per loro. Sapevano che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro, avevano una di quelle amicizie che molti possono solo sperare di poter avere un giorno. La scuola passò in fretta, tra insulsi litigi e riappacificazioni, fino a che entrambi non si ritrovarono alla stessa Università: economia. Grazie alla costante presenza l'uno dell'altro, anche la laurea non tardò ad arrivare, ed entrambi trovarono lavoro in un azienda prestigiosa. Xavier salì di grado in poco tempo, trascinando Jordan con sé e rendendolo il suo segretario. Era tutto perfetto. Fino a quel momento, almeno:

«Come sarebbe a dire?» Questo fu tutto ciò che riuscì a rispondere Jordan. Era nello studio del suo capo aka il suo migliore amico, e questo neanche si degnava di guardarlo mentre parlava. «Ti ho trovato un altro lavoro» gli aveva detto, dopo averlo chiamato in ufficio con "estrema urgenza" «è all'estero, ma pagano molto bene e credo sia adatto a te. Ho inviato il tuo curriculum e hanno ovviamente accettato.» Xavier lo aveva detto con la voce così ferma, che Jordan quasi non era andato in pezzi: 18 anni della loro vita l'avevano passata insieme, prima come vicini di casa e poi come coinquilini. Ed ora voleva praticamente cacciarlo via? «Te l'ho detto, Jordan. Hanno un'ottima paga e-» «Io mi trovo benissimo con questo lavoro in questa città, perché mai dovrei andarmene?» Xavier, finalmente si girò verso di lui: aveva delle enormi borse sotto gli occhi, gli occhiali sulla punta del naso e la bocca contratta in una smorfia. Sembrava dimostrare 40'anni, anziché 21. «Ti sto dando una grande opportunità! Ti proibiscono di tirarti indietro » esalò. Jordan, che aveva allargato le gambe e stretto i pugni, si ricompose. Si mise una ciocca dietro l'orecchio e alzò le sguardo: «Con permesso» sussurrò, prima di voltarsi. «Jordan» lo fermò Xavier. Jordan si fermò, il cuore gli batteva ne petto, sperava solo che Xavier pronunciasse quelle due parole: «Parti domani. » No, intendeva- ah, non importa. Jordan annuì ed uscì dall'ufficio. Si sedette alla sedia girevole e controllò le e-mail, pur di fare qualcosa: xavierfosteer@ie.net ti ha inviato una e-mail con allegato.
Vi era il biglietto aereo, con scritte tutte le vie (della sua abitazione e dell'edificio dove sarebbe andato a lavorare) compreso di opuscolo dell'azienda. Jordan scaricò il biglietto e timbro il cartellino: era in anticipo di dieci minuti, ma non credeva che Xavier glielo avrebbe fatto notare. Scese con l'ascensore, poiché l'edificio si ergeva per diversi piani, come quello di fianco, poi, senza degnare di uno sguardo la loro macchina, chiamò un taxi.
Tornò a casa, preparò la cena, si comportò come se nulla fosse successo. A cena Xavier non tentò neppure di fare conversazione ed entrambi se ne andarono a dormire in silenzio, dopo che Jordan ebbe fatto la valigia. Non sapeva perché l'avesse presa così male, si trattava di pochi mesi e la paga era molto superiore a quella di Xavier, eppure... Sin da quando avevano ricevuto il lavoro, erano sempre andati insieme ai viaggi di lavoro, alle conferenze, alle assemblee... Era ovvio che, crescendo, avrebbero dovuto cominciare ad essere un po' più indipendenti l'uno dall'altro. Allora perché c'era rimasto così male? Che gli sarebbe mancato ne era certo, ma credeva che gli sarebbe mancato averlo attorno e invece... Invece si rese conto che da lui avrebbe voluto molto di più. Magari non è vero, si diceva, mentre entrava nel letto, magari non è solo amicizia, la nostra. Uscì dal letto, raggiunse Xavier nella sua stanza: era sempre nella stessa posizione a pancia in giù, gli occhiali posati sul comodino ed un rivolo di bava a colare giù per il labbro inferiore. Lo conosceva così, bene. Lo conosceva meglio di se stesso. Era stato il suo primo amico, l'unico a non averlo isolato per l'assenza dei genitori. Eppure, non poteva pensare a nulla di più di un amicizia con lui. Ma non lo aveva mai visto come un fratello. Forse è per questo, si disse, che mi sta allontanando: forse ha capito che mi sto innamorando. Jordan strinse i pugni, ricacciò indietro le lacrime e tornò a dormire.

Quando Jordan si svegliò, non lo avvertì neppure. Afferrò la valigia, chiamò un taxi e se ne andò all'aeroporto, senza prendersi la briga di svegliarlo ne salutarlo. Quando, però, arrivò all'aeroporto di New York, poco tempo dopo, ricevette una chiamata da Xavier. Devi solo chiedermi di restare, pensò Jordan, già pronto ad ammettere che voleva rimanere là, con lui, per sempre. Ma quando rispose, la linea si interruppe. Jordan non poté udire quello che gli sussurrò Xavier. Non poté mai sapere che i suoi sentimenti erano pienamente ricambiati, che Xavier voleva solo vederlo tornare a casa. Jordan si arrabbiò molto per quella chiamata. Ma quando udì il telegiornale, in diretta, sentì il cuore frantumarsi: non sarebbe mai riuscito a tornare da Xavier, non avrebbe mai accettato che le sue ultime parole a lui rivolte fossero state "con permesso". Jordan non lo perdonò mai, per quel giorno.

Era l'11 settembre 2001.

Inazuma Eleven ~One Sh(i)t~ [In Revisione]Where stories live. Discover now