30)♠Hiromido♠

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Richiesta da asharaMF
Non mi piace TMR, no...

Otp

"Zona Bruciata"

Xavier sparò di nuovo, ma gli Spaccati continuavano ad avvicinarsi e lui stava finendo i colpi di pistola. Tese il braccio libero verso destra, in un disperato tentativo di proteggere Isabella, la quale se ne stava chinata a terra. A piangere. Prima che Xavier potesse rimpiangere il suo piano del "dividiamoci e cerchiamo un uscita", qualcosa colpì lo spaccato senza naso proprio sulla schiena, facendolo scivolare a terra lasciando lunghe strisce di sangue sul muro. L'azione si ripeté per tutti gli altri ed in pochi secondi erano tutti stesi a terra. A causa della luce proveniente dall'unica uscita, Xavier non vide in faccia la loro salvatrice dai lunghi capelli sciolti. Aveva una vita sottile e calzava grossi scarponi che sembravano pesare più i lei, insieme a lunghi fucili infilati in fodere dietro la schiena e uno teso verso di loro. Xavier notò un riflesso azzurro sul suo viso, e da lì capì che aveva degli strani occhiali come la dottoressa della C.A.T.T.I.V.O. «X-xavy...» sussurrò Isabella singhiozzando «...c-che succede?» Xavier avrebbe voluto tirarle un pugno: cosa credeva, che le avrebbe sorriso rassicurandola dopo tutto ciò che aveva fatto? Prima lo aveva tradito, cominciando a lavorare per i Creatori, poi gli aveva mentito dicendo di non ricordare nulla e poi si dimostrava completamente inutile quando erano ad un passo dalla morte! «State bene? Quanti siete?» La ragazza parlò, ma la voce confuse non poco il povero Mune ancora diviso tra il ringraziare una o picchiare l'altra: era sicuro di averla già sentita. «Tu chi sei?» si ritrovò a chiedere Xavier, mentre Isabella si asciugava gli occhi e si rialzava singhiozzando. La figura non rispose né abbassò il fucile, fino a che qualcun'altro sbucò dalla porta, agghindato come lei ma con i capelli legati. Ancora oscurati a causa della posizione in contro luce, i due bofonchiarono qualcosa, prima che il nuovo arrivato si levasse gli occhiali, guardando nella direzione dei due Muni: «Mi... Mi chiamo Xavier!» non seppe spiegarsi perché si fosse lasciato andare così ma, caspio, gli avevano appena salvato la vita! «Xavier?» sussurrò quello, per poi cercare di avvicinarsi, prontamente bloccato dall'altra. Si sussurrarono qualcos'altro ed il ragazzo con la coda fece un passo indietro: Xavier lanciò un'occhiata ad Isabella che, come lui, non ci stava capendo nulla. La ragazza abbassò il fucile:
«Venite avanti, siete tra amici.»
«Ci... Ci sono altri di quei cosi, là fuori?» chiese Isabella in modo sgarbato, aggrappandosi al braccio fasciato di Xavier, che gridò dal dolore. Il ragazzo si avvicinò velocemente, poi gli sfiorò la fasciatura abbassando lo sguardo su di essa, e Xavier ebbe una visuale perfetta dello sconosciuto: capelli verde sporco, aggrovigliati e colmi di rami e foglie secche incorniciavano un viso liscio ed abbronzato agghindato con graffi e lividi, mentre gli occhi neri pece risultavano quanto di più bello Xavier avesse mai visto. «È un morso, Jade. Non è grave, ma potrebbe diventarlo. » constatò quello. La ragazza, che a quanto pareva si chiamava Jade, imprecò ad alta voce, dicendo che avrebbero dovuto svuotare qualche brandina. L'altro ragazzo la calmò con uno sguardo e guardò prima Isabella, poi Xavier: a quest'ultimo, sorrise. «Venite, si va alla base» li spronò con una leggera nota di entusiasmo, ma mentre il verde si avviava all'uscita, con Isabella che lo rincorreva trascinando Xavier, il rosso riuscì, nonostante la sonnolenza causata dalla ferita, a formulare una domanda ed ottenere una risposta, prima che tutti e quattro uscissero dall'edificio:
«Ma voi chi siete?»
«Ci chiamano "Braccio Destro

La "base" era un enorme edificio diroccato semidistrutto dalle radiazioni solari a diversi chilometri dalla Zona Bruciata. Per arrivarci, il gruppetto salì sulla Jeep, con Jade al posto di guida e il tioo dietro di lei a cercare ghiaccio e bende nella borsa termica dalle cerniere arrugginite nascosta sotto il sedile. Ci vollero diversi minuti e il tono più mieloso di Xavier per convincere Isabella a staccarsi dal braccio di quest'ultimo, cosicché venisse medicato dallo sconosciuto. A causa dei violenti scossoni dell'auto, il ragazzo evitò di mettere i punti immediatamente, optando per un po' di ghiaccio ed una fasciatura alla bell'e meglio. Nel frattempo, libero dalla morsa di Isabella, Xavier riuscì a estorcere il nome al ragazzo dai capelli verdi, che si mostrò molto tranquillo nel parlare: «Mi chiamo Jordan. Lei invece è Jadelyn.» «Jade.»«Si si, scusa!» Jordan alzò le braccia in segno di resa, ridendo fingendosi preoccupato. Ma Jade in risposta gli mostrò il dito medio, senza staccare gli occhi dal volante. Xavier notò che sulle lenti degli occhiali scorrevano scritte una dopo l'altra e gli occhi di Jade le seguivano senza eccezioni, tanto da fargli rivalutare l'idea che stesse osservando la strada. E a giudicare dalla pessima guida, poteva essere veramente così.
Quando arrivarono alla base, Jane parcheggiò la Jeep di fianco alle mura sgretolate e Jordan la aiutò a coprirla con un tendone color sabbia. Poi, Jade si pulì le mani sbattendole tra loro e si tirò su gli occhiali: «Jo, Mark ha convocato un assemblea ed ha avvertito anche Nathan, quindi conviene che io vada. Magari nel mentre porto la tipa a fare amicizia con le altre.» Isabella sbuffo irritata, ma Jordan annuì indicando Xavier con il pollice: «Io lo porto in infermeria e vedo di liberare qualche letto per i nuovi arrivati. Avvertì Mark che farò tardi » e detto ciò, fece cenno a Xavier di seguirlo, mentre Isabella ancora si lamentava di non poterlo seguire.

«Quindi siete scappati dalla C.A.T.T.I.V.O.? Come? Nessuno è mai sopravvissuto tanto, là dentro!» Xavier strinse i denti per il dolore e si girò dall'altra parte, mentre Jordan si scusava apprensivo: «Scusa, rispondi dopo. So quanto fa male.» Xavier sforzò una leggera risata, lievemente adirato: «A giudicare dalla delicatezza non si direbbe.» Jordan corrugò la fronte e abbandonò anche il più debole accenno di delicatezza, lasciando che Xavier si crogiolasse nel dolore. Il rosso si sentì ancora più in colpa quando, finito di mettere i punti, il ragazzo gli mostrò la caviglia: una striscia di cicatrici gli fasciava tutto il piede e sembrava quasi che glielo avessero riattaccato a forza di ricami. «...oh, come... Come è successo?» Jordan si coprì il piede e si sedette sulla brandina davanti a Xavier, senza guardarlo: «Ero nel labirinto anche io, come voi.» ammise e Xavier si rese conto di averlo effettivamente visto in giro per la radura «I creatori mi mandarono al terzo mese, ma dopo poco più di un anno non ce la facevo più. Mi sono nascosto tra le mura, aspettando che i dolenti mi facessero fuori» Jordan strinse i pugni come a rievocare il ricordo, mentre le lacrime cominciavano a scorrergli sulle guance. Xavier percepì che sarebbe finita male e gli dispiacque per lui «Mi trovarono prima gli altri. Ma arrivò anche un dolente. Io ci ho rimesso il piede ma loro...» Xavier si sedette accanto a lui e lo abbracciò in un modo che sembrava aver provato mille volte, nonostante non sapesse quante persone avesse abbracciato prima di entrare nel labirinto. Non provò neppure un filo di imbarazzo. «Senti, Jordan, io...» cominciò Xavier, ma uno sparo li fece rizzare sul letto e Xavier non riuscì a fermare Jordan dall'afferrare il fucile: erano stati attaccati.


Con questo mega capitolo spero di essermi fatta per non aver pubblicato ieri, ma ero lievemente occupata ehehe...

In quanto alla Enkaze, ehm, so che speravate in un continuo di "Ritorno" ma davvero non saprei come arrivare al punto *sigh*.

Perciò scriverò una Enkaze a parte.

Ciah

Inazuma Eleven ~One Sh(i)t~ [In Revisione]Onde histórias criam vida. Descubra agora