Capitolo 22 - I nuovi Super 4

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Rabbia.

E' l'unica cosa che riuscii a provare.
Corsi verso Cassandra, le accarezzai il viso, poi indirizzai il mio sguardo verso Ivan:
<<Tu....tu la pagherai cara, carissima...FOLLE>>.
Anche Joseph osservò la scena. Lui fu molto più istintivo di me: mandò in campo Galvantula e, immediatamente, ordinò all'insetto un attacco elettrico da scaraventare contro Ivan.

Ma anche loro provavano il sentimento dell'amicizia, uno per l'altro...un legame evidentemente indissolubile, forte. Fu così che, pochi istanti dopo il lancio dell'attacco ondashock, Comway si interpose tra Galvantula e Ivan, ordinando a Darmanitan un fuococarica. L'attacco fu letale sia per Galvantula che per il suo allenatore.

Non potei fare nulla.
Non sapevo come aiutare i miei amici. Questo sentimento di impotenza mi fece impazzire.
I miei compagni di viaggio e i loro pokémon erano a terra, inermi di fronte ai quattro avversari. Adesso era arrivato il mio momento.

Fu Rahma a prendere l'iniziativa: era dall'inizio del nostro incontro che mi guardava male, pensando forse che io fossi la causa dell'amicizia finita con Cassandra.

Ella guardò il suo Poliwrath e gli fece un cenno col viso. Senza neanche parlare, ordinò al pokémon d'acqua di attaccarmi.
La massa d'acqua che attraversò all'improvviso la strada inondò tutto lo spazio possibile. Era fredda e il suo scroscio era assordante.
Sembrava la fine, ancora una volta.

Poi un suono: un trotto.

Degli zoccoli battevano pesantemente sull'asfalto. Il suono si interruppe solo quando quegli zoccoli balzarano sopra la mia testa e posizionandosi tra me e la grande onda che stava per travolgermi.
Quegli zoccoli appartenevano ad un magnifico Sawsbuck e quel Sawsbuck apparteneva a Mike, il mio maestro.

Quest'ultimo, in groppa al suo pokémon, gli ordinò un solaraggio: la chioma verde di Sawsbuck si illuminò velocemente e da essa uscì un raggio così potente da fendere l'ondata d'acqua,  assorbirla al suo interno e colpire il pokémon nemico dritto in pancia.

Annientato l'avversario, Mike si girò verso di me:

<<Non fare domande, mi preoccuperò io dei ragazzi, tu vai a dar loro una lezione>>.
Obbedii immediatamente al maestro.

Il mio primo obiettivo sarebbe stato Ivan.
Mandai in campo Pidgeot, salii su di esso e mi fiondai verso di lui.
Ivan, spaventato, fece dietro front e iniziò a scappare: codardo.

Inseguii Ivan e Braviary per tutta la città: volavamo basso e a volte ci scontravamo con qualche albero o qualche macchina parcheggiata ai lati delle vie.
<<Non riuscirai a prendermi, Jackie. Ricordati chi stai inseguendo>>

<<Sta zitto e comincia a lottare, codardo!>>.
Angolo dopo angolo, vicolo dopo vicolo, tetto dopo tetto il mio desiderio di vendicare Cassandra cresceva. Ivan non poteva sfuggirmi, ero veramente troppo arrabbiato per farmelo scappare.

Raggiungemmo la stazione della città, la superammo anche. Finimmo tra le rotaie.
St. Julia era famosa per i suoi treni: da lì ne partivano più di centocinquanta per tutta la regione di Works.
Né Pidgeot né io sentivamo stanchezza, nonostante la pioggia che non aveva smesso di scendere per un istante e lo spossamento dovuto al caos generato dagli Electrode: l'adrenalina della gara era talmente tanta da farci dimenticare tutto il resto.

D'un colpo incrocciammo un treno merci che stava attraversando una delle linee ferroviare che si diramavano ai nostri piedi.

Lo sportello di un vagone era era aperto e così Ivan, distrattamente, finì dentro il treno, sbattendo contro le scatole all'interno del vagone.

Con più delicatezza anche il mio Pidgeot e io entrammo.

Ivan era spaventato. Cercava di fuggire ma il treno era in movimento, non poteva lanciarsi.
Era con le spalle al muro.

Era il momento della mia vendetta.

Con un sorriso quasi diabolico, tirai fuori dalla tasca della felpa la sfera di Ambipom, lanciandola prima un paio di volte in aria a mò di sfottò.

Il desiderio di vedere sconfitto colui che aveva colpito la ragazza per la quale provavo qualcosa era forte, fortissimo, inarrestabile.

Ambipom uscii dalla sfera.

<<Ambipom, fulmine. Su di lui>>.

Ambipom mi guardò, comunicandomi con lo sguardo il suo disappunto nel voler colpire un essere umano: la scossa sarebbe stata tale da ucciderlo.

Non mi importava. Tutti i sentimenti cupi e bui che stavo imparando a sopprimere stavano tornando forti e più potenti di prima: quei sentimenti che mi erano costati anni di lotte, emarginazione, sofferenza.

Poi arrivò di nuovo quell'aura blu: il colpo d'anima.

<<NON FARLO JACKIE, NON E' DA TE. QUEL GENERE DI SENTIMENTI NON TI APPARTENGONO PIU' ORAMAI. REPRIMI IL TUO DOLORE, PLACA LA TUA IRA, SCONFIGGILO CON LA TUA ANIMA>>.

Anche questa volta il colpo fu micidiale.
Lo sentivo provenire dallo stomaco, per poi risalire e attraversare il cuore, poi il cervello; era una sensazione strana: avevo paura perché non sapevo affatto che cosa fosse ma ogni volta che provavo quest'esperienza, ne uscivo sempre più forte, più rinvigorito.

Decisi di indirizzare l'attacco di ambipom a terra. Le scintille elettriche impaurirono talmente tanto Ivan da farlo piangere.

<<Ti prego, non mi uccidere, non farlo, non volevo, perdonami!>>.

Balbettava, singhiozzava.

<<Vai via, non farti mai più vedere. Non ti ho ancora perdonato per quello che hai fatto, ma vola via prima che mi penta di non averti fulminato>>
<<Non ci vedremo mai più. Te lo giuro, te lo prometto!>>.
Ivan volò via, ancora tremante.

Grazie al colpo d'anima ruscii a battere uno dei nuovi Super 4, pur non combattendo.
Mi accorsi che anche io stavo tremando.

Il colpo d'anima si interruppe bruscamente. L'aura smise di brillare attorno a me.
Caddi a terra, esausto.
Non so dire bene se svenni o mi addormentai.

Sapevo solo che stavo viaggiando su un treno, da solo, in una notte di pioggia verso una meta sconosciuta. Pidgeot mi fece da cuscino: poggiai la mia testa fra le sue calde piume.
Ambipom, invece, si recò verso lo sportello con l'intento di chiuderlo, visto il forte vento freddo provocato dal moto della locomotiva.

L'ultima cosa che ricordo di aver visto, poco prima che chiudessi definitivamente gli occhi, fu un cartello stradale. Su quel cartello c'era scritto, a caratteri cubitali, PORT HANVURG.

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⏰ Last updated: Sep 04, 2018 ⏰

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