Capitolo 5 - Verso una nuova vita

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-Verso una nuova vita-

(Capitolo 5)

Avevo otto anni quando mio padre morì e ancora oggi, a venti, la ferita continua a rimanere aperta. Una ferita che intacca i miei rapporti personali poichè, lo ammetto, non ho un carattere allegro e socievole come lo aveva mio padre, si sa: le esperienze che vivi da piccolo ti segnano per tutta la vita. Ma adesso sono un giovane uomo, sono grande abbastanza per reagire e rimediare a tutto quello che è successo: reagisco combattendo e allenando gli unici amici che ho: i pokémon.
Dopo la morte di mio padre Romeo i suoi pokémon Nidoking Pidgeot e Lickilicky vennero affidati a me e continuai ad allenarli, con l'ausilio di mia madre, con la stessa passione che caratterizzava il loro allenatore. 
Il mio migliore amico, però, non è un pokèmon di mio padre, anzi, inizialmente non era neanche mio.

<<Non mi rubare la colazione, al solito tuo!>>
<<Ahi, ahi>> replicava sempre così ad ogni mio rimprovero, con quella sua vocina stridula.

Guardare il mio piccolo amico divorare letteralmente i biscotti e bere con gusto il mio latte mi metteva gioia: Aipom era l'unico essere al mondo a cui piaceva passare del tempo con me.
Conoscevo quel piccolo pokémon da quando, una notte d'inverno durante un temporale, la sua grande mano bussò alla mia finestra: cercava riparo dalla pioggia. Lo feci entrare, lo asciugai e gli diedi da mangiare latte e biscotti. Da quella notte ogni giorno, verso le dieci del mattino, Aipom venne a trovarmi ed io, puntualmente, facevo trovare alla piccola scimmietta latte e biscotti sul davanzale.
Col tempo mi affezionai a quel piccolo pokémon. Lui conosceva tutto di me: il mio carattere, le mie abitudini, i sentimenti che provavo. Forse solo creature speciali come i pokémon riescono a leggere quello che proviamo dentro.
<<Dai bello, scendiamo, è ora dell'allenamento!>>

Aipom era sempre entusiasta di ogni attività che gli proponessi, ma da quando avevo deciso di allenarlo non c'era neanche il bisogno che gli dicessi una parola che lui, dopo aver sgranocchiato l'ultimo biscotto, saltava sulla mia spalla pronto per l'allenamento.

Al piano di sotto la mia dolce mamma lavava i piatti. La luce che entrava dal grande balcone a fianco della cucina illuminava il suo volto e passava attraverso i suoi capelli nocciola: l'età non aveva minimamente scalfito la bellezza di quella donna.

<<Ben svegliato caro>>

<<Buon giorno anche a te mamma, in effetti sono sveglio da un po'. Nonostante le vacanze estive siano iniziate da tempo, continuo a svegliarmi presto. Non so perché ma ho come la sensazione che debba accadere qualcosa>>
<<In effetti qualcosa oggi è successa Jack, guarda qua>>.

Mamma chiuse il rubinetto dell'acqua, asciugò le sue mani sottili su una stuoia e andò in direzione del comò che si trovava alla fine delle scale in cui mi trovavo. Aprì il solito cassetto dove teneva tutte le sue cose importanti e, senza neanche accorgermene, si catapultò al mio fianco.
<<Apri: è per te>>.

Non mi stavo rendendo conto di quello che stava accadendo, nemmeno Aipom aveva capito bene la situazione ma, nonostante le insicurezze afferrai la busta, la strappai e lessi la lettera contenuta al suo interno:

"Tua madre mi parla sempre di te,

dice che sei bello, sano, intelligente e soprattutto bravo con i pokémon.

Per cui sei ufficialmente invitato nella mia scuola per disputare un incontro tra me e te"

Saluti,

Mike

Lessi ad alta voce per far sentire anche ad Aipom il contenuto di quella lettera, ma dovetti rileggerlo altre due volte per rendermi conto della proposta e, soprattuto, di chi me l'aveva fatta.

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