Capitolo 18 - Mitezza e coraggio

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-Mitezza e coraggio-
(Capitolo 18)

<<E tu chi sei?>>.
Bulbasaur mi guardava con timore ma nonostante la sua paura aveva capito che avevo veramente bisogno d'aiuto.

Così, facendosi coraggio, mi porse le bacche sul palmo della mano, poi mi indicò di poggiarle per terra. Obbedii e poggiai le bacche su una grande foglia che si trovava sul terreno.

Bulbasaur, ancora un po' spaventato, si spinse nella mia direzione e, con un gesto velocissimo, tagliuzzò le bacche grazie alle foglie affilate che fuoriuscirono dal suo dorso.
I tagli provocarono la fuoriuscita di un succo bluastro dall'odore molto forte: non osai immaginare il bruciore che avrebbe provocato su una ferita.
Raccolsi in fretta la poltiglia e corsi verso Joseph. La gioia di aver trovato la cura per il mio amico mi fece dimenticare le pessime condizioni fisiche in cui mi trovavo: mi accasciai stremato per terra, non avevo più la forza di continuare. Fu il Bulbasaur di prima a venirmi nuovamente in soccorso: il pokémon d'erba si diresse verso un altro cespuglio e da lì tornò con una baccacedro tra i denti. La poggiò davanti a me e mi diede un colpetto con la fronte, come se mi volesse invitarmi a mangiarla.
Mi fidavo di quel pokémon, così raccolsi le mie ultime energie per afferrare quella bacca e mangiarne almeno un morso.
Non appena il succo aspro della bacca bagnò le mie labbra, una fortissima carica di energia pervase il mio corpo: mi alzai all'istante, mi sentivo veramente bene.
<<Tu sei veramente un dono dal cielo. Grazie Bulbasaur>>
<<Bubà!>>. Bulbasaur sembrava davvero felice di avermi aiutato. Un sorriso segnò la sua grande faccia verde: aveva un'espressione mite, trasmetteva serenità.
<<JOSEPH! Devo sbrigarmi! Bulbasaur, mi daresti una mano ad aiutare un mio amico? È gravemente ustionato>>. Bulbasaur acconsentii e insieme corremmo verso Joseph. Non dissi nemmeno una parola: cominciai a spalmare la poltiglia di baccafrago su tutto il corpo del mio amico. Le urla di dolore facevano paura anche a Vulpix. Lei era lì che guardava: era consapevole di essere stata lei la causa del dolore di colui che poi, successivamente, l'aveva salvata. Istintivamente la piccola volpe iniziò a piangere, mentre leccava con la sua lingua il viso squadrato di Joseph, come se volesse confortarlo.

Fortunatamente anche per Joseph l'effetto della bacca fu immediato: in un attimo smise di urlare. Le sue ferite a poco a poco si cicatrizzarono e Joseph riuscì a rialzarsi in piedi dopo qualche minuto.

<<Grazie Jake...mi hai salvato la vita, ti voglio bene!>>.
Stavo cominciando ad abituarmi ai modi affettuosi di Jospeh: lo abbracciai anche io.
<<Anche io ti voglio bene>>.
Non avevo mai detto "ti voglio bene" ad una persona, nemmeno a mia madre, nemmeno a mio padre, ma ero veramente felice del fatto che la prima persona a cui l'abbia detto fosse stata Joseph, il mio primo, unico, migliore amico.
<<Il merito però non è solo mio: devi ringraziare anche questo Bulbasaur per avermi aiutato a riacquistare salute e aver trovato le bacche che mi servivano!>>

<<Allora grazie mille Bulbasaur! E grazie anche a te del conforto...Vulpix!>>.

Joseph si chinò verso Vulpix, ancora commossa dalla bontà del suo salvatore, le accarezzò il ciuffo rosso sulla fronte e la prese in braccio.

<<Jake, dobbiamo assolutamente uscire da questa foresta e ritrovare Rex: dobbiamo sconfiggerlo>>.

Annuì. Joseph ed io, accompagnati dai nostri nuovi amici, ci avventurammo nella foresta: sarebbe stato facilissimo perdersi dentro quel labirinto se non fosse stato per Bulbasaur che, essendo nato e cresciuto lì, conosceva benissimo ogni angolo di quella distesa di piante e arbusti. Albero dopo albero, cespuglio dopo cespuglio, sasso dopo sasso, riuscimmo a raggiungere una vastissima prateria: il giallo del grano, reso ancor più luminoso dal sole alto in cielo, contrastava con il verde e l'umido della foresta alle nostre spalle.
Bulbasaur, felice di averci accompagnato, bussò alle mie spalle con la sua liana: voleva salutarmi. La sua aria così gentile e pacata mi ricordavano mia madre. Avevo proprio bisogno di una figura come lui al mio fianco.

<<Sei stato indispensabile in quest'avventura. Sei forte, coraggioso, mite e generoso: sarebbe un onore averti nella mia squadra!>>.

Bulbasaur tornò serio, rifletté tra sé e sé sulla scelta giusta da fare.
D'un tratto interruppe il suo momento di riflessione e indietreggiò di qualche passo.

Aveva deciso di essere libero e continuare a proteggere la sua foresta...

All'improvviso, invece, allungò una liana verso di me, cominciò a toccarmi come se volesse perquisirmi. Ero preoccupato per il suo comportamento, ma non potevo riuscire a smettere di ridere! D'un tratto la liana andò a finire nella tasca della mia felpa e afferrò una delle pokéball vuote che porto sempre con me.

Bulbasaur la lanciò in aria e fece un grande balzo per toccarla con la testa. La luce rossa lo avvolse. La sfera cadde a terra e smise subito di agitarsi: Bulbasaur aveva scelto di accompagnarmi nel mio viaggio!

Urlai al cielo per la felicità: lanciai la sua sfera e quella degli altri miei amici per presentargli il nuovo compagno di squadra.

<<Ambipom, Sealeo, Tepig, Pidgeot...questo è Bulbasaur, il pokémon che ci ha aiutato ad uscire dalla foresta: adesso fa parte della nostra squadra!>>.
Ambipom, Sealeo e Tepig iniziarono a far festa mentre Pidgeot, più pacato e ancora stanco a causa della battaglia della mattina, si limitò a sorridere al nuovo arrivato.

L'ilarità e la gioia del momento però scomparvero presto.

Un vento improvviso si levò nell'aria, che nel frattempo si caricava di elettricità.

Il cielo sopra di noi si inscurì, coperto da un'ombra a noi familiare.

Quell'ombra poggiò a terra, provocando una piccola scossa.

L'uccello elettrico ci guardava con un'aria serissima. Nel frattempo, dal suo dorso, sbucò fuori il suo padrone che scese a terra con un salto.

<<Non avete ancora capito con chi avete a che fare. Fatevi avanti e preparatevi, questa volta la sfida sarà ancora più dura>>
<<Sfida dura sia>> affermò con coraggio Joseph.
Egli mi guardò, cercando un consenso da parte mia.
<<Che la battaglia abbia inizio, Rex...>>.

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