Capitolo 13 - Obiettivi

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Obiettivi
(Capitolo 13)

Joseph era teso, tesissimo.

Per tutta la prima parte della sfida non aveva fatto altro che evitare le raffiche di vento lanciate da Masquerain al fine di proteggere il suo Galvantula.

Dall'altra parte del campo Guendalina coordinava il suo pokémon con sicurezza e disinvoltura: era davvero una grande allenatrice, non sono stupito del fatto che Mike l'abbia promossa a sua assistente.

<<Masquerain, eledanza e dopo attacca con ronzio>>.

Il pokémon occhi diede inizio ad una danza particolare che metteva in luce le sue grandi ali, subito dopo cominciò a sbatterle con violenza: il rumore era assordante.

Galvantula aspettava ordini dal suo allenatore, ma venne colpito prima che Joseph potesse parlare.

Joseph era in difficoltà e io dovevo aiutarlo, specie dopo tutto quello che lui aveva fatto per me.

<<Tira fuori la forza che è in te. Non mi dicevi forse che entrare in questa scuola è il tuo più grande sogno? ALLORA COMBATTI!>>.

Joseph non si aspettava il mio intervento, ma ne rimase entusiasta.

Il suo enorme corpo riprese vigore e il suo sguardo si fece più deciso.

<<Grazie, amico>>.

Nessuno mi aveva detto mai "amico".

<<Galvantula, guadagniamoci il nostro posto in questa scuola. Ragnatela!>>

Il grosso pokémon giallo, proprio come il suo allenatore rinvigorì e immediatamente lanciò un mucchio di fili che si trasformarono in una gigantesca ragnatela.

Al secondo ordine del suo allenatore, Galvantula si lanciò contro Masquerain che nel frattempo era rimasto intrappolato nella ragnatela.

<<E adesso fulmine>>.

Improvvisamente la grande sala si colorò di un giallo abbagliante: Galvantula, al massimo della sua forza, abbrustolì letteralmente il povero Masquerain, ormai K.O. Guendalina corse ad abbracciare il suo insetto, poi lo fece rientrare nella sua pokéball, sistemando questa tra le sue codine. Dopo si rivolse verso Joseph sorridendo:

<<Benvenuto alla Hannington Academy>>.

Le parole di Guendalina furono seguite dall'urlo di Joseph che, in preda all'euforia, prese in braccio Guendalina e Galvantula, iniziando a ballare tutto contento nella sala.

<<Il tuo amico è stato molto bravo, ma non ce l'avrebbe fatta senza il tuo aiuto>> disse Mike, rivolgendosi a me.

<<Oh... non è mio amico...o per lo meno, non ancora>> risposi imbarazzato, volgendo lo sguardo lontano da quello rassicurante di Mike. Sorrise, poi, mi fece cenno di seguirlo.

Salutai velocemente Joseph ancora euforico e mi diressi insieme a Mike verso un lunghissimo corridoio. Mike camminava silenzioso davanti a me ed io, un po' imbarazzato, un po' timoroso, stetti in silenzio e lo seguii.
Una cosa, però, colpì la mia attenzione: una grossa teca, al centro del corridoio, ospitava un enorme guscio, logorato ormai dal tempo.

Mike si fermò proprio davanti a quella teca, e aspettò che lo raggiungessi.

<<Questo è il guscio del mio migliore amico, di Blastoise, il mio primo pokémon. Una grave malattia me lo ha portato via>>.

Mentre parlava, Mike, commosso, andò vicino alla teca e le diede una carezza. Successivamente continuò a parlare.

<<Quante avventure, quanti momenti felici ho vissuto con lui. Sai qual è uno dei momenti più belli che ho condiviso con il mio pokémon? La prima volta che vidi tuo padre. La prima volta che lottai contro di lui. Romeo, quella volta, distrusse in un solo colpo Blastoise. Avrei voluto ucciderlo. Da quel momento in poi ho vissuto giorno dopo giorno con il solo scopo di riuscire a battere tuo padre nello stesso modo in cui lui fece con me: con un solo colpo.

Ma questo non è l'unico motivo che faceva di tuo padre il mio più grande rivale: c'era una cosa, anzi, una persona, che lui stava allontanando da me per portarla via dal mio mondo: tua madre.

Amavo Belle. Forse non lo sai Jackie, ma l'ultima volta che vidi tua madre noi litigammo: le chiesi di scegliere tra me e tuo padre, e lei scelse tuo padre.

Il tempo, comunque, rimarginò le ferite.

Dopo la morte di Romeo non riuscii a trovare un altro avversario così forte come lui. Nel frattempo eri nato tu, il figlio del mio più grande avversario e del mio più grande amore.

Risentii tua madre e lei mi raccontò del tuo talento con i pokémon: proprio come tuo padre hai quel carattere e quell'arroganza che ti fanno accettare qualsiasi sfida e, come tua madre, sei così intelligente da controllare questo tuo forte impeto.

Jackie, io ti allenerò. Voglio che tu, giorno dopo giorno, possa riuscire a diventare forte come tuo padre... e forse ancor di più. Voglio riprovare quel brivido che mi fece provare tuo padre ormai tanto tempo fa. Devi farcela Jack, ci conto>>.

Mike non mi guardò nemmeno un istante. Aveva fissato per tutto il tempo il guscio del suo Blastoise.

Con un gesto molto lento si voltò, fece un cenno con la testa e andò via, lasciandomi solo nel corridoio.

Non riuscii a dormire tutta la notte. Nel letto a fianco Joseph ronfava beatamente, mentre la mia mente era occupata soltanto dalle parole di Mike. Mi aveva voluto qui per addestrarmi a diventare l'allenatore che, dopo mio padre, sarebbe riuscito a far tornare in lui il brivido della lotta. Credeva veramente nel mio talento, oppure ero semplicemente uno strumento nelle sue mani?

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<<Non hai fatto abbastanza>>

<<Non è semplice: quel ragazzo è tanto ostinato nel voler raggiungere i suoi obiettivi. Ho fatto di tutto affinché non arrivasse nella scuola, ma ha risolto il problema della moto e ha sconfitto Zoroark. Non posso fare altro>>

<<Oh, puoi fare ancora molto, moltissimo...Jack non doveva raggiungere la scuola, e ora devi rimediare a questo errore. Deve fidarsi di te>>

<<Ma lo ha già fatto! Ti prego Katrine, lascialo in pace: lui non c'entra niente, NIENTE! Non mi va di fargli del male, è stato così gentile con me...>>

<<Non farti perdere i sentimentalismi e ricorda perché lo stai facendo. Torna a Hannington e continua nella tua missione. C'è ancora molto lavoro da fare, cara Cassandra...>>.

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