Capitolo-33

4.1K 104 20
                                    

Damon 

Esco dal bagno e di Sasha non c'è più traccia, per fortuna; ma l'odore di quello che abbiamo appena fatto è ancora impregnato nella stanza tanto che mi fa storcere il naso, così mi avvicino alla finestra e la apro per cambiare aria.

Prendo le chiavi della macchina e parto per una meta che fino a qualche anno fa era anche casa mia, una meta di cui anche quando percorro la strada mi viene la nausea al solo pensiero di chi ci abita ancora. Ma ho bisogno di risposte e l'unica persona in grado di darmele è quello che si fa chiamare papà. Quella persona che al posto di darmi presenza e affetto mi ha solo dato oggetti di valore e ricatti per avere i suoi soldi. 

Per questo ho iniziato a fare gli incontri, per riuscire a mantenermi benissimo da solo, per riuscire ad essere libero da un uomo che voleva tutto, tranne che il mio bene. Provo solo rabbia nei suoi confronti, tanta rabbia; mi ha preso una casa per i miei diciotto anni solo per farmi stare fuori dai coglioni dalla sua vita, mi ha preso una macchina che è ancora in garage, mai usata e mai la userò. Questa me la sono pagata io. Ci ho messo un anno per mettere via tutti i soldi, ma l'ho fatto per dimostrargli che dei suoi soldi non me nè faccio nulla. 

Arrivato davanti al cancello lo apro con il telecomando che mi aveva dato tempo fa, o forse che gli fregai, non che mi importi più di tanto.

Scesi e suonai il campanello, mi sentivo lo stomaco in subbuglio, forse per le troppe domande o semplicemente per la faccia di cazzo che sapevo che mi avrebbe aperto da li a poco.

Mi apri la porta ed era in accappatoio blu scuro e i capelli bagnati. 

<ciao figliolo>

<ciao..>

<come mai da queste parti? ti sei perso per caso?> disse ridendo 

<mi vuoi far entrare o stiamo tutto il giorno qui?>  gli dissi in modo duro, non avevo voglia delle sue prese per il culo.

Si sposto dalla porta e mi fece cenno di entrare. <arrivo subito>, mi disse prima di andare su per le scale. Questa casa anche dopo anni non è cambiata di una virgola, era fredda e vuota prima e così lo è tutt'ora. Dopo ben dieci minuti sento i suoi passi scendere le scale.

<sono andato a vestirmi, ora puoi dirmi perché sei qui? hai bisogno dei miei soldi?>

<non ho bisogno dei tuoi fottutissimi soldi, vedi come sei? pensi che tutto giri intorno hai tuoi soldi, tienili i tuoi soldi sai che me né frega; ma cosa posso pretendere da una persona come te? non ti sei preoccupato per me in ventun'anni> 

<ti ho sempre dato tutto quello che volevi, non ti ho mai fatto mancare nulla>

<affetto, amore, carezze.. ecco cosa mi hai fatto mancare>

<io..>

<no, non dire nulla. io non voglio le tue false scuse o le tue menzogne, voglio solo delle risposte, le pretendo e me le merito>

<risposte? e su cosa vuoi delle risposte?>

si alza e va verso il carrellino dei superalcolici, si versa del whisky e lo beve tutto d'un fiato, se nè versa un'altro bicchiere e con la sua camminata sicura, che a tutti intimorirebbe ma a me non provoca più nessun effetto si siede difronte a me.

<sulla mamma>

<NO> mi alzai di scatto e mi avvicinai a lui, gli puntai un dito contro e con tutta la rabbia che ho gli urlo contro <TU MI DEVI DELLE RISPOSTE> 

<io non ti devo nulla Damon, sono cose passate, tua madre non c'è più, devi fartene una ragione>

<E mia sorella?>   

Castigo e seduzione Where stories live. Discover now