64•capitolo -Starti lontano-

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Stef:

Forse dovrei accettarlo che in fondo non mi vuole più, eppure non ci riesco. E me lo sono ripetuta per tutta la notte, in cui ho sentito il suo respiro rimbombarmi nei timpani. Non ho chiuso occhio mentre mi giravo e lo osservavo, nel buio della stanza e nell'oscurità del mio cuore che comincia a capire che forse, l'ho perso. Ma io non lo accetto e non riesco a farlo perché Chris lo sento in profondità. Ho lottato per arrivare fino a qui, per averlo di nuovo, ma non può finire tutto così.

E voglio chiederglielo anche quando, davanti al tavolo della cucina, lo vedo entrare dalla porta, con ancora il pantaloncino e gli occhi leggermente socchiusi ancora presi dal sonno. E glielo voglio dire anche quando mi guarda dritto negli occhi, con la malinconia che si legge nelle sue iridi chiare, nel suo sguardo inchiodato al mio.

"Buongiorno"

Ma mi limito a dire solo questo, come se quella singola parola potesse riportarlo da me.

Un piccolo movimento delle labbra che si socchiudono quel tanto che basta per dire: "buongiorno!"

"Do... dormito bene?" Non lo so nemmeno io perché lo chiedo, so solo che io non ne voglio ancora sapere di perderlo per sempre.

"Si, bene..." un piccolo sussurro, lo dice svogliato, mi manca l'aria. "Tu?" Lo so che lo sta chiedendo solo per una domanda di rimando e non perché gli interessa davvero.

Che stupida che sono.

"Bene!"

Abbasso lo sguardo e giro le spalle, incapace di continuare a guardarlo. Senza dargli altro modo di farmi del male, lo oltrepasso ed entro nella camera per potermi cambiare, dato che tra poche ore dobbiamo essere in commissariato.

Mi tolgo la maglietta di Chris, non sento più il suo odore e il mio petto si stringe senza permettermi di respirare. E in quel momento, ancora una volta entra Chris.

"A che ora..." si blocca, mi giro e vedo come mi guarda. Il suo prato esplora il mio corpo con minuziosità, mi fa sentire il suo desiderio addosso, il suo amore lo sento ancora tra i nostri occhi che si guardano, ma non si trovano mai.

E allora perché non mi prendi tra le tue braccia?

"Dicevo..." cerca di riacquisire un contegno. "A che ora dobbiamo essere lì?" Ma anche se lo sta chiedendo, i suoi occhi continuano a guardare il mio corpo, perlustrandone ogni centimetro, come se ogni cosa di me gli mancasse e la rivolesse indietro.

Ma tutto di me è suo, questo non è mai cambiato. Ne quattro anni separati, ne due mesi a mancarci, hanno cambiato il fatto che io sono sua e di nessun altro. Lo sono stata dal primo sguardo, e lo sarò sempre.

Fa qualche passo verso di me, un piccolo sospiro esce dalle sue labbra, accorcia le distanze e me lo ritrovo davanti.

I suoi occhi sui miei, calamita sul ferro, sguardo inchiodato.

"Fra... un'ora..." e ora mi manca il respiro con la sua vicinanza, perché i suoi occhi continuano a fissarmi. E il suo viso, forse sono io che lo desidero troppo, lo vedo avvicinarsi di più.

Perché non fai qualcosa per riportarmi da te?
Mi sento spezzata all'idea di non sentirmi più tua, quindi smettila di trattarmi come se non mi volessi più.

"Stef..." mi mancava così tanto il mio nome sentito pronunciare dalle sue labbra, il suo modo in cui muove la lingua nel mentre che lo sussurra. Deglutisco così forte, che ho paura che lui possa sentirlo, ma forse non mi interessa, perché vorrei che lo sentisse forte il mio cuore che batte per lui e che lo reclama a gran voce. "Senti... io..." tenta di dire. Ma nel momento in cui sta continuando, il suono del telefono ci ridesta. Morsico il labbro con forza, lo guardo intensamente, fregandomene del telefono.

Da soli, insieme! (COMPLETA)Where stories live. Discover now