61•capitolo -Lei-

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"Sono io che ti devo dire qualcosa!"

I suoi occhi si sbarrano di colpo nel vedermi, si percepisce che non si aspettava la mia visita. Un ghigno si forma sulle mie labbra, il mio sorriso di sfida, i miei occhi che non lo lasciano mai.

"Cosa ci fai qui, Chris?" Assume un tono di voce duro, non vuole farsi sovrastare come sempre, non vuole dare segni di debolezza. Lui lo sa invece che ormai, ho io il coltello dalla parte del manico. Io non ho più nulla da perdere. L'unica cosa che contava mi è già stata strappata, quindi qualsiasi cosa volesse fare, non servirebbe a nulla. Nessuna minaccia mi può scalfire.

"Sono qui per regolare i conti"

Mi metto davanti a loro due, la pistola che tengo salda tra le mani, i miei occhi che lo guardano furioso.

E ad ogni sguardo penso a lui che entra dentro Stef, alle sue mani che stringono il suo collo, alle botte date sul viso perfetto di Stefania.
E nel pensarla, mi si stringe un nodo in gola, mi si ferma il respiro nell'immaginare i suoi occhi doloranti e ormai arresi a quello che le stava facendo quell'uomo.

Avrei potuto fare di più, avrei dovuto capire, sarei dovuto rimanere con te, costringerti a non abbandonarmi. Invece, mi sono lasciato influenzare dalle tue parole e ho creduto che tu non mi volessi più.

Tutto quel tempo sprecato, tempo passato ad odiarti, quando avrei solo dovuto amarti più forte. Dovevo permetterti di scegliere la vita che meritavi.

Stef avresti dovuto odiarmi, non amarmi. Non me lo sono mai meritato il tuo amore.

E più ci penso, più la rabbia sovrasta tutti i miei pensieri. Più ci rifletto, più capisco che io non ho senso, che la mia vita non ce l'ha e che l'unico scopo che ora ho, è quello di vendicarla. Di giustiziare io con le mie mani la sua mancanza.

"Che fa, mi inviti ad entrare dentro?" Sorrido divertito, fingendo che tutti i pensieri che affollano la mia testa, non esistano.

"Sai che questo posto è pieno di telecamere e che qualsiasi cosa volessi fare contro di me, verrebbe ripreso?"

Ancora una volta cerca di farmi cedere, come Giulia, fa pressione psicologica per farmi mollare, loro però non hanno capito che qualsiasi cosa dicano, non li sento.
L'unica voce per me udibile è quella della mia testa, quella dove c'è Stef che mi supplica.
Per questo, glielo dimostro che non me ne importa nulla di ciò che dicono, e faccio apparire nel mio viso un sorriso sfrontato e vincente.

"Pensi davvero che mi importi di ciò che succederebbe a me, dopo che ho perso l'unica cosa di cui mi importava?"

Lo vedo stringere la mandibola a questa affermazione, un piccolo sospiro da cui si denota che sta percependo che non sto scherzando.

"Ci accomodiamo, adesso?" Sorrido sardonico, gli occhi mi si stringono, mentre un leggero movimento del capo fa lui per acconsentire alla mia richiesta.

Io gli resto alle spalle sia a lui che a lei, mentre continuo a tenere la pistola tra le mani.

"Sedetevi!" Muovo la pistola in direzione del divano, Mario e Giulia seguono il mio comando, e io rimango fermo davanti a loro.

"Cosa vuoi farci, Chris?" Chiede Mario ma non mi da il tempo di rispondere. "Ti rendi conto di quanto è stupido tutto questo? Avrei potuto ucciderti, invece ti ho lasciato in pace nonostante sapessi dove tu fossi. Credi che se proverai a toccarci la passerai liscia?" lui non si arrende, e anzi, cerca ancora di farmi ragionare. Inutile toccare qualcuno che ormai non ha più nulla da perdere, e questo ancora non l'ha compreso a pieno.

"Tu pensi che me ne freghi qualcosa di quello che dici? Stai zitto, Mario!" Sbotto ringhiando con una furia cieca. "L'avete ammazzata, tutti e due!" Posso anche dirlo un'infinità di volte, ma non smette di mancarmi il respiro e sento pungermi gli occhi di quell'amarezza e disperazione di chi sa che non potrà mai guardare negli occhi l'unica persona in grado di farla respirare davvero.

Da soli, insieme! (COMPLETA)Where stories live. Discover now