31•capitolo -la resa dei conti-

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Stef:

Il mio cuore sbatte prepotente nel mio petto, riesco a sentire solo questo in aereo con Chris nonostante ce l'ho così vicino, lo sento lontano. Le mie mani stanno tramando e freno l'istinto di urlare e scappare, scappare da ciò che mi attende.

E non ce la faccio a non odiarmi, a disprezzare me stessa per aver appena firmato la condanna dell'uomo che amo e mi è stato abbastanza chiaro dopo ciò che è successo. Chris mi ha guardato, mi ha desiderato e mi ha supplicato di stare con me; con me che l'ho rovinato con il mio amore, l'ho sporcato e per colpa mia gli hanno fatto del male.
E ho paura di cosa lo aspetta una volta che torneremo a casa, perché io lo so:

È stato lui!

Lui ha fatto del male a Chris, non sono stati dei semplici rapinatori. Conosco Mario, so come agisce, so che era un chiaro avvertimento più che per lui, per me che mi faceva capire cosa mi aspetta non appena tornerò a casa e rincontrerò i suoi occhi scuri come la notte. Quegli occhi che mi fanno rabbrividire di paura, quegli occhi che mi pietrificheranno e mi spezzeranno di dolore. Quegli occhi a cui mi piegherò con tutta me stessa se questo possa far sì che lui non si avvicini a Chris e non gli faccia del male.

Ma ormai è troppo tardi...

E io sto impazzendo da quel momento al pensiero che gli possa succedere qualcosa.

E vorrei guardarlo negli occhi e urlargli: Uccidimi pure, fai di me ciò che vuoi. Il mio corpo è tuo, se vuoi, Mario, ma non fare del male a Chris. La mia fonte di luce, colui che, nonostante io continui a navigare nell'ombra, è l'unica stella in un cielo nero che riesco ancora a vedere.

"Siamo arrivati" Chris mi ridesta dai miei pensieri una volta che siamo arrivati sotto casa.
Mi volto verso di lui ed è la prima volta che lo guardo negli occhi da quando tutto è successo.
Sono stata spietata, lo so bene. L'ho ferito, gliel'ho letto nello sguardo il peso che hanno avuto le mie parole su di lui. Ma se volevo allontanarlo da me, dovevo convincerlo che quello che c'è stato tra di noi, non era altro che frutto di un momento di passione. Non sa lui che per me una notte con lui è stata come passare un'intera vita tra le sue braccia. Poi sono tornata alla realtà, e questo ha riacceso tutti i motivi per la quale non ci sarà mai un noi. E mi sono maledetta per non poter ancora sprofondare tra le sue braccia, mi sono odiata quando ho dovuto urlargli il mio disinteresse nei suoi confronti. Ma mi detesto ancora di più per aver assecondato le mie emozioni, i miei sentimenti repressi per lui, lasciandogli libera uscita per una notte ma mettendolo in pericolo.

E sto scoppiando di dolore nel pensare a Mario, a cosa potrebbe fargli. Sto pregando per la prima volta in vita mia solo per lui, per sapere che c'è una possibilità affinché lui possa salvarsi. Mi inginocchierò davanti a Mario se serve a non fargli fare del male.

E io lo sapevo che stavo facendo una cavolata, che stavo aprendo una guerra non appena mi sono concessa a lui, ma eravamo pugili ormai stanchi di lottare e siamo caduti a tappeto nello stesso istante dando vita a quella voglia di noi che non riuscivamo più a tenere sotterrata, reduci da una lotta di emozioni troppo estenuante per riuscire a rimanere ancora in piedi.

"Si!", mi limito a dire guardandolo. Lui mi osserva, ha la tristezza nello sguardo, consapevolezza nel viso.

Io per lui sono diventata un mostro. E mi va bene così, lo devo essere ai suoi occhi, perché se per caso Dio volesse darmi un'altra possibilità, quella di redimermi e salvarlo, allora posso rinunciare a lui. Posso non toccarlo più, non sentire più il suo odore, il suo sguardo che si rispecchia nel mio, ma almeno so che lui c'è e non se n'è andato per colpa mia.

Come Alfredo!

Lo avevo promesso a te che non lo avrei toccato, perché sapevo come sarebbe andata a finire, ma non ce l'ho fatta.

Da soli, insieme! (COMPLETA)Where stories live. Discover now