Rientrai nonostante tutto perché sapevo che era ora della cena. Appena misi piede dentro la vidi. I nostri occhi si incrociarono ma vederla li così tranquilla e con la faccia da angioletto, mi disgustava così quel contatto visivo durò forse meno di due secondi. Infatti distolsi subito lo sguardo iniziando a cercare qualcuno in mezzo alla folla di ragazzi che ancora non erano entrati in mensa, i miei due compagni di stanza. Brayan e Nicholas. Ma non vedendoli intuii subito che dovevano già essere entrati, così mi diressi anche io verso la mensa.

Le passai accanto. Senza mai rivolgerle uno sguardo. Senza dire una parola. Senza che tra noi ci fosse il minimo contatto. Con lei non volevo avere contatti, nemmeno il più piccolo.

Così, dopo averla superata, entrai in mensa, cercai quei due in mezzo a tutto il gran casino che c'era in mensa e, dopo averli trovati, mi sedetti accanto a loro.

Chloe's POV:

-Ei ti senti bene? Sei zitta praticamente da quando sei entrata- a Maya proprio non si può nascondere nulla. Sono ancora scossa dal suo comportamento, dal fatto che non si sia avvicinato che non mi abbia parlato nonostante mi avesse vista. Sono distrutta e mi fa male questa cosa. Lui è stato il primo amico di questo campeggio il primo con cui ho parlato, il primo con cui sono stata me stessa e ora? Ora a che serviva essere me stessa se non mi si avvicinava più? Ma la cosa che faceva più male era che nonostante mi avesse vista e io avessi passato l'intero pomeriggio in ospedale lui non sia venuto da me e non mi abbia chiesto niente. Sarà che non gli importa di me? O forse se l'è presa perché non sono andata subito da lui appena tornata ma anzi sono andata in camera mia? Boh non mi so dare pace e nella mia mente queste e altre domande continuano a non trovare risposta.

-Sisi sto bene è solo che.. non ci sono abituata- riesco a dire cercando di mascherare i miei pensieri che continuano a tormentarmi la mente.

-Sarà..- fa una piccola pausa, controlla che Eleonor non ci senta, infatti è intenta a parlare con le altre persone del nostro tavolo, poi Maya mi si avvicina all'orecchio e mi sussurra: -secondo me non me la racconti giusta ma qui forse non è il luogo più adatto per parlarne se poi vuoi ne parliamo dopo cena appena finisco di parlare con i miei- poi si allontana mi guarda e mi sorride.

Cerco di ricambiare il sorriso accennandone uno o perlomeno incurvando appena appena gli angoli delle labbra all'insù.

Sembra proprio una brava ragazza e un'ottima amica in un solo giorno che ci conosciamo o meglio in sole forse due o tre ore per via del trambusto per le cuffiette e poi dell'ospedale, ha già capito dai miei comportamenti come sto e sa riconoscere quando mi è successo qualcosa e sono pensierosa. Mi ricorda molto Alexa quando mi capiva solo con uno sguardo a volte nemmeno quello da un semplice messaggio lei capiva che qualcosa mi dava il tormento.

Al pensiero che Maya assomigliasse molto ad Alexa mi tornò in mente che quella sera avrei dovuto chiamarla per tranquillizzarla sul mio stato di salute e così avrei potuto anche sfogarmi inizialmente con lei e continuare poi con Maya.

-Ragazzi allora un secondo solo di attenzione, adesso verrà servita la cena, verrà chiamato un tavolo alla volta vi dovrete alzare e recare qui dove sono io per prendere da mangiare, evitate di creare confusione una volta preso da mangiare tornate al vostro tavolo. Per i nuovi è come una specie di self service ragazzi. Buona cena!- la preside e le sue raccomandazioni come al solito interrompevano i miei pensieri.

Finita la cena passata tra una chiacchiera e l'altra con Maya e Eleonor e talvolta anche con qualche persona del nostro tavolo, uscimmo tutti fuori dalla mensa. Dietro al bancone della reception della struttura alberghiera trovammo già pronta la preside che ci aspettava con la scatola dei nostri cellulari in mano. Come ci aveva già spiegato prima di lasciarci liberi dalla mensa l'avremmo tenuto solo per una mezz'ora poi avremmo dovuto riconsegnarlo.

Presi il mio telefono poi mi fiondai in mezzo alla folla alla ricerca di Maya. L'avevo lasciata con quel punto di domanda e avrei voluto spiegarle tutto e sentire il suo parere ma non la riuscivo a trovare. Così mi decisi a uscire fuori e fare una chiamata veloce ai miei. Avevo il telefono già all'orecchio mentre aspettavo che rispondesse qualcuno, ma anche quando rispose mio padre mi ci volle qualche secondo prima di parlare.

Mi ero totalmente bloccata alla sua vista, per la seconda volta in un'ora i nostri occhi si erano incontrati, si erano visti, riconosciuti, eppure niente ancora. Il contatto durò anche meno di quello precedente e fu anche più intenso. Se il primo fu solo come ricevere un pugno ora vederlo così, anche se per meno tempo, fu come sentirsi trafiggere da una lama.

Era strano.. non aveva per niente senso che io stessi male per uno che conoscevo da un giorno. Io che non davo mai la fiducia immediatamente a nessuno, io che ero sempre stata diffidente con tutti, io che prima di entrare in confidenza con una persona ci mettevo anche dei mesi, già proprio io ora stavo male per uno che conoscevo da un giorno. Perché lui non mi era venuto nemmeno a chiedere come stavo dopo un pomeriggio in ospedale.

Chiusi la telefonata con i miei genitori a cui promisi assolutamente di chiamare Alexa perché lei li aveva assillati di chiamate per sapere se avevano novità e non si era tranquillizzata nemmeno quando le avevano detto che stavo bene e che mi avrebbero mandato a casa dall'ospedale.

Parlai praticamente per tutto il tempo che mancava prima di dover riconsegnare il telefono con Alexa parlammo di tutto. Di lei, di come andasse a Seattle, di come stava andando a Londra anzi in montagna col campeggio, di me, poi arrivai a raccontare chi avevo conosciuto, che cosa era successo, di Andrew, di James, di Maya e di quanto le assomigliasse, di Eleonor, e poi arrivai a George e all'inizio il racconto era bellissimo sembrava una cosa fantastica anche a lei: io che non sapevo relazionarmi che mi nascondevo dietro alla timidezza, avevo già trovato un amico in così poco tempo e poi arrivai anche al comportamento che aveva adesso con me. Anche Alexa era confusa, non sapeva nemmeno lei che dire, non se lo spiegava. Ragionammo un po' su varie ipotesi ma tutte sembravano piuttosto stupide e al telefono con lei promisi che avrei trovato il coraggio per chiederglielo senza ma e senza se sarei andata e la sera successiva l'avrei aggiornata.

Chiudemmo la telefonata perché il tempo che avevo a disposizione per usare il telefono era finito. Ma nonostante tutto ero più decisa che mai a fare quello che avevo promesso. Non mi interessava quello che sarebbe successo. Era vero ci stavo un po' male ma non avrei lasciato che il male che sentivo dentro venisse fuori ne sotto forma di lacrime ne sotto forma di qualsiasi cosa. Me lo sarei tenuto per me. Avrei raccontato le cose, come avevo già deciso, a Maya che sapevo avrebbe compreso ma non avevo intenzione di lasciarmi ferire dai comportamenti di un idiota che non ha nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.

Entrai e andai verso la scatola dove alcuni dei cellulari erano già stati riposti. Credo che fossi stata al telefono qualche minuto di troppo e che fossi un po' in ritardo ma non credo così esageratamente. Rimisi il telefono dentro assieme agli altri e mentre stavo appoggiando il telefono un'altra mano inserì un'altro telefono nella scatola. Non sapevo di chi fosse la mano e non mi interessava. Fino a che mentre tiravo fuori la mano, ci sfiorammo..

Seguii con gli occhi da quella mano fino a risalire al viso.. Credo che dopo quel contatto e quella vista, arrosii perché mi sentii divampare un grosso calore sulle guance.. Ero in imbarazzo..

Distrazione di un angeloWhere stories live. Discover now