23. Non possiamo parlare

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Chloe

E' passata più una settimana dall'ultima volta che ho sentito, o dovrei dire visto, Dimitri. Gli ho scritto più volte per via della presentazione ma i messaggi non sono nemmeno stati letti, neanche quello in cui l'ho ringraziato nuovamente per avermi accompagnato all'allenamento. Ho provato anche a chiamarlo dato che ha salvato il suo numero nella mia rubrica quando gli ho lasciato il cellulare per chiamare la mia allenatrice, ma il telefono ha continuato a squillare fino a quando non è intervenuta la segreteria, ogni dannatissima volta.

In Università non si è fatto vedere, sui social è sparito e anche i giornali di gossip non parlano di lui dal pranzo di domenica scorsa nel quale ha litigato apertamente davanti ai giornalisti più di una volta con suo padre e non ho potuto che chiedermi che diavolo sia successo per non riuscire nemmeno a contenersi davanti alla stampa. 

"Chloe" la voce di Cecilia mi fa alzare lo sguardo dal libro appoggiato nel tavolo di legno del parco vicino a casa mia. Oggi c'è il sole e ne ho approfittato per studiare all'aperto.

"Che ci fai tu qui?" appoggio l'evidenziatore arancione sul quaderno vicino alla penna nera e presto l'attenzione alla mia migliore amica.

"Che diavolo combini tu piuttosto" i suoi capelli biondi sono legati in una crocchia disordinata ed è vestita in modo sportivo, stava sicuramente facendo jogging quando mi ha vista.

Dovevi nasconderti meglio, interviene la mia coscienza e non posso che essere d'accordo con lei.

"Non ti seguo" incrocio le braccia sotto al seno "Sto studiando" indico con un cenno della testa i libri davanti a me.

"Questo lo vedo" sbuffa.

"Allora non capisco a cosa ti riferisci" scrollo le spalle prima di prendere in mano la penna.

"Al fatto che non hai risposto neanche alla metà dei messaggi che ti ho inviato in questa settimana. Tanto per iniziare" dice "Per non parlare del fatto che non mi hai detto che hai litigato con Nicola e che non vi parlate da allora" continua "Sei sparita da quando abbiamo vinto la partita martedì scorso"

"Lo so" la guardo "Era voluta la cosa, dovevo concentrarmi sulla presentazione e rimettermi in pari con lo studio"

"Raccontala a qualcun altro, non a me" mi addita "Siamo migliori amiche da quando siamo nate praticamente, riconosco quando hai qualcosa che non va" si siede di fronte a me "Quindi fino a quando non parlerai di cosa ti sta succedendo non mi alzerò da questa panchina" mi minaccia.

"Bene, allora rimani pure qui" infilo le penne e l'evidenziatore dentro l'astuccio che ripongo insieme ai libri dentro lo zaino prima di alzarmi.

"Chloe" mi urla contro la mia amica del cuore quando inizio a camminare.

"No, Cecilia" la fermo "Non voglio parlare, voglio stare in silenzio e da sola" marco le ultime parole "E dato che hai tirato fuori tu la storia che siamo amiche sin da quando siamo bambine, ti dovresti ricordare come sono quando voglio stare da sola" quasi urlo frustrata.

"Mi puoi dire che succede? Non ne parliamo, solo dimmi che diavolo ti sta prendendo" mi guarda preoccupata "Non ti vedevo in queste condizioni da quando ti sei lasciata con Fabio"

"Non lo so" urlo "Non ho idea di cosa mi prenda. Continuate tutti a farmi la stessa domanda e mi soffocate così non ho tempo per capire che diavolo mi stia prendendo, okay? Lasciatemi in pace" faccio un giro di cento ottanta gradi su me stessa e cammino velocemente verso l'uscita del parco.

* * *

Il telefono squilla per settima volta di fila ma io lo ignoro continuando a impostare le slide della presentazione. Al diavolo Cecilia e la sua innata curiosità, voglio solo rimanere da sola e concentrarmi sullo studio.

Le mosse del destinoWhere stories live. Discover now