Mala tempora currunt

2.1K 89 13
                                    

«Posso parlarle con Alexis quindi?!» Clarke iniziava ad infastidirsi sempre di più, sia perché di fronte a lei vi era Lexa sia perché quest'ultima non le permetteva di vedere l'unica ragazza del suo popolo presente a Polis.

Lexa sospirò pesantemente, mentre ripensava a come far ragionare Clarke: le aveva offerto di entrare a far parte della sua coalizione come tredicesimo clan, spiegandole bene le ragioni, ma Clarke non voleva proprio starla a sentire. Decise quindi di accontentarla almeno nel vedere Alexis, magari lei l'avrebbe convinta, ma dubitava. Aveva già capito com'era quella ragazza: fredda e chiusa in se stessa, se poteva farne a meno, se ne stava tranquillamente fuori da certe questioni.

Richiamò quindi le guardie al di fuori dalla porta, ordinandogli di portare Wanheda da Alexis. Clarke tirò un sospiro di sollievo, grata che alla fine Lexa avesse accettato di lasciarla andare.

***

«Alexis!» quando la diretta interessata avvertì il suo nome esclamato in quel modo e con quel preciso accento e tono, un brivido le percorse la schiena: odiava quella voce più di qualsiasi altra cosa. Ma doveva aspettarselo che prima o poi sarebbe arrivata anche lei.

E senza nemmeno accorgersene, si ritrovò stretta tra le braccia di Clarke. Inizialmente non ricambiò quel gesto, ma poco dopo si lasciò andare e accettò l'affetto della ragazza di cui solamente la presenza le provocava un fastidio interiore inimmaginabile.

«La grande Wanheda.» la canzonò quindi, portando le mani verso l'alto teatralmente. Clarke roteò gli occhi, prendendola per le spalle e tenendola ferma.

«Abbiamo cose ben più importanti ora. Ovvero, come uscire da qui.» dichiarò Clarke, sotto lo sguardo divertito di Alexis: sinceramente non le importava granché di andarsene.

«Perché invece non te ne stai buona e calma nella tua stanza, in attesa del summit?» le suggerì quindi, ma lo sguardo furioso di Clarke le fece capire che quella era una pessima idea. «Okay, forse no.. Allora perché non te ne stai arrabbiata nella tua stanza per due giorni?» Alexis cercava di buttarla sul ridere, deridendo un po' l'altra, tuttavia la reazione di Clarke fu ancora più brutta di quanto si aspettasse.

«È inutile parlare con te!» sbottò, uscendo dalla porta e sbattendola violentemente dietro di sé. Alexis fece spallucce, mentre tornava a distendersi sul proprio amato letto: perché Clarke non poteva starsene tranquilla per una buona volta?

***

Stavolta stava camminando, ma avvertiva comunque una presenza alle sue spalle. La foresta era simile a quella dell'ultimo incubo, ma quella volta incuteva ancora più terrore. Il silenzio che l'avvolgeva nel buio della notte la rendeva sempre più tenebrosa di quanto fosse già, e il velo di nebbia che la copriva la rendeva una peretta ambientazione per un film horror.

Le sue gambe si muovevano da sole, senza che lei potesse controllarle: come sempre loro sapevano già come procedere all'interno dell'incubo. Si voltò una sola volta indietro, ma fu lo sbaglio più grande che avesse mai commesso durante quei sogni. Quando si rivoltò, un enorme mostro le si presentava davanti. Era solo un'ombra, perciò non poteva capire cosa fosse esattamente, tuttavia incuteva un timore mai percepito prima dalla ragazza.

Alexis prese quindi a correre il più velocemente possibile, ma l'ombra non la seguì. Anzi, rimase ferma a guardarla da lontano finché non sparì all'interno della foresta. E anche se quel mostro non la inseguì, Alexis non riusciva a fermarsi. Cercava in tutti i modi di arrestare la sua corsa, ma purtroppo le sue gambe non obbedivano ai comandi. Era come se qualcosa di più grande di lei le stesse dando degli ordini, senza che lei ne fosse a conoscenza.

Survivors || The 100On viuen les histories. Descobreix ara