Now We Fight

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La sera era ormai calata e aveva portato con sé un freddo raggelante, che ti penetrava le ossa fino a farti congelare persino il cuore. Alexis stava infatti seduta di fronte ad un piccolo focolare da lei stessa acceso, mentre lustrava uno dei suoi preziosi coltelli. Ogni Terrestre che le passava accanto la guardava con ostilità, ma anche con un poco di timore.

Non che avessero paura di lei, quello no. L'avrebbero affrontata all'istante se ce ne fosse stato il bisogno, ma chissà se avrebbero davvero vinto contro di lei. Percepivano un'aura differente da quella dei soliti ragazzi del Popolo del Cielo, qualcosa che la distingueva dal resto del suo stesso popolo. Quel qualcosa lo sentivano anche in Clarke, ma ciò che avvertivano di Clarke era meno timoroso di quello che avvertivano in Alexis. Le due erano tanto simili, quanto diverse. E non erano da sottovalutare, nessuna delle due.

Se mai andassero d'accordo, se mai si alleassero, sarebbero qualcuno di cui avere più che timore. Sarebbero da temere. Mente e forza sono sempre una combinazione letale.

Tutt'un tratto, senza che Alexis proferisse la minima parola, Indra andò a sedersi accanto a lei, scaldandosi davanti a quel piccolo fuoco. Alexis alzò lentamente lo sguardo sulla donna, assottigliandolo. Cosa voleva da lei? Rimase comunque zitta, tentando di non far caso alla sua presenza.

Indra si sfregò le mani l'una contro l'altra, per poi voltarsi verso la ragazza in parte a lei. «Hai un bello stile di combattimento. Dove hai imparato?» chiese, mantenendo però il solito freddo e autoritario tono. Alexis mise al suo posto il coltello, ma ancora non guardando la donna.

«Da sola. Vivendo qua impari tante cose.» ammise lei, lanciando un'occhiata indagatrice ad Indra. Quest'ultima rispose con un'ulteriore sguardo, ammiccando ad un leggero sorriso compiaciuto.

«Allora è proprio vero che qualcuno è nato per combattere.» subito dopo si alzò, mantenendo sempre quel piccolo sorriso. «Hai un grande potenziale, ma saprai svilupparlo anche da sola. Octavia invece non ne è in grado, ha bisogno di una guida ora come ora.»

«Ha te.» affermò tranquillamente Alexis. Ma Indra non sembrava così convinta dalla sua risposta.

«È la mia seconda, questo è vero. Ma io da sola non le basto. Le serve qualcuno che le sia davvero amico, qualcuno che le sia fidato.» confessò infine, ma non lasciò spazio per le eventuali domande della ragazza e se ne andò taciturna com'era arrivata, lasciando in sospeso Alexis. Cosa voleva dirle di preciso?

***

«Il segnale!» urlò qualche Terrestre, avvistando un razzo fendere l'aria: quello era appunto il segnale con cui Raven li avrebbe avvisati della riuscita della sua missione, ovvero la disattivazione della nebbia acida.

Alexis ed Octavia, che stavano animatamente chiacchierando, alzarono di scatto lo sguardo verso il cielo non appena avvertirono quelle urla. «Ce l'ha fatta.» sussurrò Alexis, riferendosi ovviamente al fratello dell'amica, Bellamy.

«Ce l'ha fatta.» ripeté ancora Octavia, con un sorriso soddisfatto e orgoglioso stampato in volto. Suo fratello era riuscito a disattivare il velo.
Ora avrebbero potuto combattere.

***

Non appena ebbero piazzato le loro tende al di fuori della Montagna, i capi dei dodici Clan dei Terrestri, Lexa, Clarke e il Popolo del Cielo, si riunirono nella tenda della Comandante. «Benvenuti, squadra del Cielo. Unitevi a noi.» sorrise Lexa, accogliendo calorosamente i suoi nuovi alleati.

Il capo guardia Miller si avvicinò poi a Clarke, consegnandole dell'idrazina da parte di Raven. Alexis studiò ogni movimento dei due, intuendo facilmente cosa fosse racchiuso in quel contenitore consegnato da Miller a Clarke.

«Comandanti in campo, oggi è il giorno in cui libereremo la nostra gente. Il nemico pensa di essere al sicuro dietro quella porta, ma non è così. Quando lo capirà, reagirà con forza. Dobbiamo essere pronti.» Lexa diede solo una piccola introduzione ai suoi soldati, per poi però lasciare la parola a Clarke.

«È una missione di salvataggio. Noi non siamo qui per spazzarli via. Ci sono delle persone dentro alla montagna che ci hanno aiutato, bambini che non hanno niente a che fare con questa guerra. Uccideremo i loro soldati, i loro capi se ce ne sarà bisogno, ma il nostro obbiettivo è salvare la nostra gente. Chiaro?» Clarke aspettò una minima reazione da parte del suo pubblico, per poi continuare a spiegare il suo piano nei minimi dettagli, usufruendo anche della ricostruzione del territorio circostante che stava sul tavolo. «Ci sono quattro gruppi. Due di questi alla diga e alla miniera si stanno già mettendo in posizione. Il terzo dentro alla montagna, in questo momento sta liberando i Terrestri prigionieri. È nostro compito, come quarto gruppo, distrarre il nemico dal terzo gruppo il più a lungo possibile. Per farlo, ci posizioneremo qui, davanti alla porta principale. Entreremo con l'intero esercito. Gli uomini della montagna pensano che la loro porta non è apribile dall'esterno, quindi la lasciano incustodita. Invece è possibile e, grazie alla nostra fonte interna, sappiamo come. Secondo Maya, il sistema di chiusura elettromagnetica ha un difetto: quando manca la corrente si disattiva. E qui entra in gioco la squadra di Raven. L'elettricità per Mount Weather è generata dalla diga di Philpott. Ora dovrebbero aver occupato la sala turbine. Il loro compito è far saltare la corrente, poi noi facciamo saltare la serratura. C'è un problema: il generatore d'emergenza dentro Mount Weather. Se la serratura è ancora in funzione quando il generatore si attiva non apriremo mai la porta, non libereremo mai i nostri.«

«Quanto tempo abbiamo?» chiese quindi Alexis, avendo afferrato prontamente il concetto che voleva trasmettere Clarke.

«Un minuto.» confessò Clarke, spiazzando molti di loro. Ma nessuno si fece scoraggiare, ce l'avrebbero fatta in qualche modo.

Clarke disse ancora qualcosa insieme alla Comandante, ma tutto ciò che arrivò alle orecchie di Alexis era che avevano perso il contatto con Bellamy. A quello, senza pensarci due volte, scattò subito in avanti, nonostante Lincoln avesse tentato di fermarla, purtroppo troppo tardi.

«Avete perso il contatto con Bellamy?» ringhiò, assottigliando lo sguardo. Clarke deglutì amaramente, percependo chiaramente l'astio che in quel momento provava Alexis verso di lei. D'altronde, era da un po' che teneva nascosta questa informazione ad Alexis per non distrarla.

«Bellamy è un guerriero, come lo sei tu. Abbi fede, Alexis kom Skaikru.» la Comandante intervenne immediatamente, sapendo di non poter perdere tempo in inutili chiacchiere.

Alexis avrebbe voluto controbattere ancora, scontrosa com'era, ma il freddo contatto con Lincoln le fece cambiare idea. I due si scambiarono uno sguardo, mentre lui le teneva saldo il polso.

Leggendo il labiale, Alexis intuì un "Calmati." da parte di Lincoln, che manteneva strettamente il contatto sia visivo che fisico tra i due. Strinse quindi i pugni, rispondendo la rabbia dentro di sé, riuscendo a tranquillizzarsi.

Erano in guerra e in guerra non ci si lascia trasportare dai sentimenti.

Clarke spiegò poi anche il compito della squadra di Indra, che era quello di far scappare i prigionieri attraverso le gallerie dei Mietitori e ribadì anche il loro, ovvero quello di combattere.

***

Quando si posizionarono di fronte alla porta, Lincoln e Alexis si trovarono sulla stessa fila — ovvero l'avanguardia — e, mentre aspettavano il segnale di Raven, la ragazza ne approfittò per ringraziarlo.

«Ei. Lincoln.» l'uomo si girò istintivamente, guardandola confuso in attesa della sua continuazione. «Grazie.» Alexis sorrise sinceramente, uno di quei sorrisi che rivolgeva solo a pochi "prediletti".

Lincoln le sorrise di rimando, andando a stringerle una mano. «Se ne avrai ancora bisogno, ci sarò.»

Alexis annuì con un gesto del capo, mantenendo il sorriso iniziale. Era partita con l'essere un lupo solitario, ad avere un intero branco attorno a lei. Ed era la cosa che più la rendeva felice.

«Ora combattiamo.» affermò convinta, stringendogli la mano.

«Combattiamo.» ripeté Lincoln, altrettanto sicuro.

Survivors || The 100Where stories live. Discover now