Rebirth

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Jaha ed Abby avevano appena finito di discutere sul problema dei Terrestri, scegliendo di andare fuori a calmare la folla prima di prendere una qualsiasi decisione. Le voci si erano sparse, e ormai tutti sapevano del loro arrivo.

Ma proprio nel mentre che stava per uscire dalla stazione, qualcuno bloccò di colpo ogni movimento di Jaha, parandosi di fronte a lui, ma rimanendo nella penombra. «Dove diavolo è mio padre?» ringhiò.

L'uomo riconobbe subito quella voce, e non gli servì guardarla in volto per capire chi fosse. «È un piacere rivederti, Alexis.» sdrammatizzò lui, ma lo sguardo feroce della ragazza gli fece subito capire che non c'era alcun posto per certe cose al momento, nemmeno per delle innocue freddure. «È ancora loro prigioniero.» confessò infine, tornando sui suoi passi.

Alexis, ormai abbandonata a se stessa in quel buio e angusto corridoio, strinse i pugni con così tanta forza, che si fece del male da sola: la notizia che suo padre era ancora in mano terrestre la turbava, e non poco. Chissà cosa gli avrebbero fatto quei selvaggi. Non poteva sopportare il fatto di non poterlo aiutare in qualche modo, eppure non poteva fare nulla a riguardo.

Avrebbe dovuto solo aspettare, aspettare e sperare che suo padre tornasse vivo e vegeto.

A quanto pare, era proprio vero che ci si accorge di quanto si tiene a una persona, solo quando la si perde.

***

«Ormai avrete sentito le voci e purtroppo è vero. I Terrestri stanno arrivando. Abbiamo una difficile decisione da prendere. Per fortuna, il cancelliere Jaha è riuscito a tornare da noi e insieme discuteremo di ogni opzione.» spiegò Abby alla folla che si era radunata di fronte a lei e all'uomo di colore.

«Ma per sicurezza, dovrete fare le valigie. Ora. Qualsiasi cosa voi possiate portare. Potremmo partire da un momento all'altro.» li avvisò Jaha, ma la gente era alquanto titubante sul da farsi: dove sarebbero andati?

«Per andare dove?» chiese infatti un uomo.

«Non lo so, è la risposta. Ma ho sentito di un posto, la Città della Luce. È oltre la Zona Morta.» rispose prontamente l'ex cancelliere.

«Cosa ti fa pensare che ci arriveremo?» sbottò l'uomo, alquanto restio all'idea di Jaha.

«Perché siamo arrivati fin qua. Io ho fede. E per ora, visto l'alternativa, per me è sufficiente.» affermò quindi, con la migliore convinzione che poteva sfoderare. La folla sembrava anche iniziare a capire.

«Non per noi. Se noi ce ne andiamo, cosa succederà alla nostra gente in Mount Weather?» Clarke si era fatta avanti, con la sua solita determinazione e audacia. Non avrebbe abbandonato i suoi amici così facilmente.

«Come tua madre ha precedentemente detto, è una scelta difficile. Ma è giunto il momento per ognuno di noi di chiederci "Così finisce la storia della nostra gente? Sulla Terra?" Abbiamo fatto tutta questa strada solo per morire domani? Perché se non ce ne andiamo prima che sorga il sole, è proprio ciò che succederà.» ormai Jaha era riuscito a portare la maggior parte della folla dalla sua parte, ma c'era comunque qualcuno che ancora non era del tutto convinto. D'altronde i prigionieri di Mount Weather erano alcuni dei loro figli, e non li avrebbero lasciati da soli in quel modo.

Avvertendo tutti quei sentimenti così in contrasto tra loro, Abby decise di intervenire. «Nessuna decisione è stata presa. Nel frattempo, vi prego di consultare il vostro Supervisore di Stazione e prendere le scorte di emergenza.»

Detto questo la folla si sparse per tutto il campo e ognuno ripensò a quanto appena detto: andarsene e vivere, ma far morire altri, o restare e rischiare di morire, ma tentare di salvare quegli altri?

Qual era la scelta giusta?

***

Con un'enorme dolore nel cuore, Abby decise alla fine di evacuare il campo: preferiva salvare tutta la gente che ora si trovava con lei, piuttosto che rischiare di farla morire e di conseguenza non poter nemmeno tentare di salvare quei ragazzi. Era una scelta difficile, ma andava presa.

Ma proprio una ventina di minuti prima dell'evacuazione, Clarke le fece cambiare idea, dicendo che sapeva come fermare l'attacco. E sperava fosse vero, perché i Terrestri erano già lì.

Molta gente andò nel panico, altra cercò di mantenere il più possibile la calma. Abby, accompagnata da Alexis — che aveva insistito per venire —, fu condotta alla navicella. Lì Clarke aveva cercato di salvare Lincoln dal suo destino di Mietitore, ma ora mancava solo l'aiuto di sua mamma per guarirlo completamente e liberarlo dalle tossine della droga che Mount Weather gli aveva iniettato per trasformarlo in quelle bestie disumane.

***

«Lincoln..?» sussurrò Alexis, non appena vide il ragazzo disteso a terra, incatenato e privo di sensi. Era quasi irriconoscibile: la sua pelle era marchiata da sangue e ferite sparse ovunque.

Abby tentò in tutti i modi di curarlo, ma non ci riuscì.

Lincoln era morto.

Octavia scoppiò in lacrime sul suo corpo inerme, mentre Abby, Bellamy ed Alexis si rivolgevano sguardi preoccupati. Si dispiacevano anch'essi per la morte di Lincoln, ma c'era un problema ben più grande ora: cosa avrebbero detto al Comandante dei Terrestri?

Clarke intanto stava appunto conducendo il Comandante dei Terrestri e il suo vice, Indra, alla navicella, per dimostrare ad entrambe che poteva veramente curare i Mietitori, riportandoli al loro stato normale, e grazie a questa prova avrebbe potuto anche finalmente avere la sua tregua e la sua alleanza. Purtroppo aveva posto troppa fede in sua madre, tralasciando la possibilità che anche lei potesse fallire una volta nella sua vita.

Quando arrivarono sul piano dove si trovavano gli altri, chiunque rimase come pietrificato alla vista del corpo di Lincoln. Gli occhi della Comandante divennero di fuoco, mentre l'ira le inondava completamente tutto il corpo. Stesso valeva per Indra, che era sempre stata restia sul fidarsi di quella gente.

Qualche minuto di silenzio, un veloce gioco di sguardi e poco dopo tutti avevano in pugno un'arma.

«Li uccido tutti.» ringhiò Indra, puntando la spada contro ognuno di loro.

«Per favore. Non c'è bisogno di farlo.» Clarke tentò di pregare la Comandante, ma sapeva che era tutto vano. Ormai Lexa era sempre più infuriata.

«Hai mentito. Ed è scaduto il tuo tempo.» ruggì lei, impugnando saldamente la propria spada. Abby e Clarke si rivolsero uno sguardo d'intesa, che colsero esclusivamente loro, poi la donna andò ad impugnare il taser e diede ben due scosse a Lincoln, il quale si risvegliò come per magia.

I muscoli di tutti i presenti si rilassarono, ed anche Octavia fu subito sollevata alla vista della "rinascita" di Lincoln. Alexis sorrise leggermente, scambiandosi uno sguardo con Clarke e poi con Bellamy e viceversa.

Ce l'avevano fatta.
Ora avevano la loro tregua e anche la loro alleanza.
Avrebbero potuto liberare quelli di Mount Weather.
Ma ancora non avevano idea di che cosa avrebbe chiesto in cambio di tutto ciò la Comandante.

Survivors || The 100Where stories live. Discover now