40. Night Changes

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« Tu hai sentito qualcosa? »

Il cuore sembra rallentare i battiti, quasi volesse fare meno rumore in vista della risposta che anche lui è in attesa di udire. Le parole arrivano secche, fredde, rivestite del ragazzo altezzoso e distante che avevo conosciuto i primi giorni, ma che credevo potessi dimenticare. « No, non ho sentito niente. »

Vederlo alzarsi in piedi per rivestirsi rallenta ancor di più i battiti del mio cuore. Mi sento improvvisamente persa, sola, tra i ricordi di come ero stata mandata via dalla sua camera la sera in cui mi aveva cantato la canzone, il nostro primo bacio, gli avvertimenti di Maia sulle sue esperienze passate... D'istinto inizierei a riflettere su cosa io possa aver sbagliato, mi avvolgerei tra le lenzuola e nella mia cara e familiare apatia per annullarmi nella consapevolezza che forse non gli è piaciuto, che davvero non ha sentito quel momento di unione più profondo... ma mi costringo a pensare diversamente, a pensare di più come la nuova Sara: forse indurita, ma spero più forte.

« Ti stai comportando come quella sera. »

Ha già chiuso l'ultimo bottone dei jeans quando si degna di rispondermi. Mancano solo la t-shirt e le scarpe all'appello e in meno di un minuto sarà fuori di qui. « Quale sera? »

« Lo sai bene a quale sera mi riferisco. Stai scappando perché... » mi faccio forza, anche nella consapevolezza che lui potrà ferirmi ancora una volta, distruggendo le mie speranze, « perché hai sentito di nuovo qualcosa e non vuoi ammetterlo. »

Non mi risponde mentre continua a rivestirsi in fretta e furia. Cerco di nascondergli le mie lacrime quando prendo la camicia e inizio a rivestirmi con lui; ma, quando ritorno a parlare, il pianto leggero che non riesco a frenare fa tremolare la mia voce. « Ti ho detto che a me va bene così, Chris. Che non pretendo nulla da te. Se starò male quando partirai, sarà solo una mia scelta. Non te ne farò una colpa. Avrei soltanto preferito che tu fossi sincero con me. »

Il suo sospiro esausto arriva fino a me mentre cerco le maniche della mia camicetta al rovescio. Christian si volta, sembra quasi sforzarsi di tornare verso di me. Mi si siede accanto e mi guarda solo di sfuggita, fingendo di trovare qualcosa di estremamente interessante tra le sue mani giunte. Un ciuffo di capelli castani continua a ricadergli sulla fronte, non importa quante volte lui lo ripassi via con la mano. Sto per infilare la camicia, ma lui me lo impedisce. Non parla, così lo faccio io. « Non vuoi più andare via? »

I suoi occhi mi tengono inchiodata, ora non più freddi ma colpevoli, poi mi ruba l'indumento dalle mani e lo getta via. Con foga mi spinge sul letto, sotto di lui. Mi bacia con forza, quasi rabbioso, forse per non farmi parlare ancora e fingere che non sia successo niente. Mi sorprende e lascia senza fiato, ma sono io a fermarlo ora. « Dimmelo... non mentirmi, ti prego. »

Sicuro di potermi zittire con il bacio, Chris è sorpreso dal mio nuovo attacco. Serra la mascella, ma alla fine si lascia andare anche se con fatica. « Se te lo dicessi, cambierebbe qualcosa? »

« Non cambierebbe nulla... sono felice per quello che ho sentito io. Vorrei solo che fossi onesto, soprattutto con te stesso. Se le cose tra di noi sono tanto diverse, vorrei almeno saperlo. E allo stesso modo vorrei sapere se sono più simili di quanto io creda. »

Gli accarezzo piano la guancia, questa volta ci provo io ad allontanare quel ciuffo dai suoi occhi, ma questo ricade ancora. « Non mi piace parlare di queste cose », sostiene a fatica ma, quando torna a guardarmi negli occhi, sembra addolcirsi. Parla sottovoce, come se sperasse di non farmi sentire le parole seguenti. « E ho paura che dirti cosa ho sentito davvero potrebbe illuderti. »

Non credevo che dare voce ai suoi sentimenti potesse essere tanto penoso e difficile per lui. È un ragazzo chiuso, restio a parlare della sua vita a meno che non si tratti della musica. Ora che resto a guardarlo, quasi sento la colpa per averlo costretto.

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