41. Supermarket Flowers

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Canzone per il capitolo:

Supermarket Flowers – Ed Sheeran

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Christian

Credo di aver toccato quota trentasette.

Trentasette giravolte in questo letto del cazzo, nel vano tentativo di dormire dopo la notte trascorsa praticamente insonne; ma niente. Sono ancora qui, ancora in mutande, ancora a occhi sbarrati e a fissare il soffitto di questo microscopico appartamento del cazzo. Scott è già uscito per andare in università, e questa stanza puzza allo stesso modo di sempre: di fumo e di calzini sporchi.

Ci provo a non pensare a lei, ma più mi costringo a toglierla dalla mia mente, e più la mia testa torna puntualmente a lei. Persino i miei pensieri mi prendono per il culo.

Mi chiedo perché mai io abbia messo nel modulo di iscrizione per lo scambio studenti proprio l'Italia. Avrei potuto infilare qualsiasi altro fottutissimo paese europeo e non l'avrei mai conosciuta. Niente volto angelico e sempre un po' spaurito, niente occhi blu, niente pelle chiara, niente culo da urlo... eccomi: ci sto pensando di nuovo.

Christian, riprenditi o così non va bene.

Un colpo alla porta mi fa scattare nel letto, poi mi rendo conto che è soltanto quell'idiota di Lucas, con tutta probabilità nel difficile tentativo di svegliarsi: per lui la fase più complicata della giornata. Ondeggia sempre per l'appartamento come uno zombie e colpisce a spallate tutto quello che trova: ante di armadi, porte, persone...

Apre la porta e guarda nella stanza con un occhio semiaperto. « Ah, ci sei tu. »

Richiude la porta, ma questa si riapre solo tre secondi dopo. « Perché non sei in università? » biascica con la bocca impastata.

« Perché oggi non avevo voglia di andare a lezione. Voglio dormire », cerco di sottolineare meglio il concetto marcando bene l'ultima parola.

Con un cenno di assenso richiude la porta, ma di nuovo ritorna all'attacco. Peggio di Lucas addormentato esiste solo l'irritante sorriso di Nate la mattina, già di inspiegabile buon umore non appena i suoi piedi toccano il pavimento della sua camera. « Ultimamente stai saltando parecchi giorni di lezione, o sbaglio? »

Mi volto dalla parte opposta, occhi alla parete. « Parli proprio tu. E sbaglio, o non sono affatto cazzi tuoi? »

Sbuffa a lungo. « Che carattere di merda che hai. »

Finalmente se ne va. Ci provo a restare avvolto nel lenzuolo ancora qualche minuto, ma quando capisco che ormai è tutto inutile, getto la spugna e mi alzo. 

Il pensiero di cosa Sara stia facendo è immediato.

Prendo il telefono e fingo di controllare l'ora, ma l'unica cosa che coglie la mia attenzione è che lei non mi abbia mandato alcun messaggio. L'ho vista solo fino a qualche ora fa, mi do del coglione e mi schiaffeggio la fronte.

Sono quasi le undici quando mi trascino fino alla cucina, con Lucas perennemente in mutande, affondato tra i cuscini del divano a guardare la televisione, mentre gli altri sono di sicuro ai corsi in università. Né Scott né Nate hanno saltato una sola giornata di lezione. Il ragazzo in mutande, invece, credo proprio abbia collezionato il record opposto.

« Che fai oggi? » chiedo avvicinandomi alla cucina, nella vana speranza di trovare del caffè pronto. Cosa che ovviamente nessuno si degna mai di lasciarmi.

« Non lo so, cazzeggio, credo. »

« Studi? »

Ridacchia. « Questa era buona. »

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