24. Sign of the times

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Canzone per il capitolo:

Sign of the times – Harry Styles

...Just stop your crying
It'll be alright
They told me that the end is near
We gotta get away from here...

********************

Ritrovo un'inaspettata calma in questo particolare momento della mia vita, il che mi sorprende perché, mentre gli istanti passano, mi rendo sempre più cosciente che quelle parole uscite dal telefono sono vere, che non sono dentro a un orribile incubo. Non mi posso svegliare.

Sono ancora in piedi, irrigidita con gli arti mentre tengo stretto il telefono contro il padiglione auricolare, concentrandomi per sentire la voce della donna all'altro capo del telefono e sovrastare la discussione tra Christian, Casper e Rainbow. Vedo solo la mia mano, che ha preso a tremare all'improvviso, appoggiarsi sulla superficie in legno del tavolo per cercare una sicurezza. Forse mi gira un po' la testa, però resto ancora in piedi. Non capisco se il parlare continuo che mi circonda si sia trasformato in brusio, o se sono i miei timpani che rimandano questo lungo e acuto fischio continuamente al mio cervello. Le parole della donna superano quel muro a fatica.

« Signorina? È ancora lì? »

Cerco di deglutire un freddo fiotto di saliva, la consistenza delle mie mani e della testa resa come nebbia impalpabile. Fatico ad articolare le parole. « Co... come è successo? »

La voce femminile sembra a disagio, si schiarisce rumorosamente e aspetta qualche secondo per riprendere. Mi chiedo se sia normale in questo momento pensare a quella donna senza volto, a come debba sentirsi nel dare una notizia del genere a un estraneo; è una ragazza giovane? Forse è la prima volta in cui le capita di farlo... O forse sono solo confusa. Mi sembra di vedere la mia vita come un osservatore esterno, come fossi dietro un sottile muro d'acqua scrosciante che zittisce ogni altro rumore e sensazione.

« È stata la vicina di casa ad avvertire l'ambulanza. Ha raccontato che suo padre era appena uscito sul pianerottolo, stava andando con la signora per fare la solita camminata mattutina prescritta dal medico per il miglioramento della circolazione. Stava chiudendo a chiave la porta dell'appartamento e suo padre si è accasciato a terra. »

Mi copro la bocca istintivamente per reprimere un singhiozzo a quell'immagine. Ora non sono più solo parole... ora mi sembra di vederlo davanti a me. « Sara, che succede? »

Forse è Maia, o forse Silvia che si sta preoccupando... non riesco a capirlo. Lascio il telefono sulla mano di qualcuno di loro e le lacrime irrompono solo in questo momento, in ritardo sulla tabella di marcia, con forza e insistenza. Mi tolgono completamente il respiro mentre cerco di singhiozzare per incamerare quanto più ossigeno possibile. Ora lo vedo, davanti agli occhi: il suo corpo imponente che scivola a terra, sopra quel vecchio e logoro tappetino d'entrata con la scritta Benvenut; la i si è scolorita negli anni fino a scomparire. Riesco quasi a sentire il suo peso crollare a terra, il tonfo sordo del suo corpo che si accascia senza forze... chissà se ha cercato di tenersi con una mano alla parete? Chissà se ha sbattuto la testa?

Qualcuno si occupa della chiamata al telefono al posto mio, forse è Silvia; non capisco più nulla, la confusione è totale, ma mentre sento le ginocchia cedere per la debolezza, sono certa di chi siano le braccia che mi stanno stringendo, la forza che mi tiene sollevata prima che le gambe decidano di abbandonarmi del tutto.

Christian ascolta le parole delle altre mentre mi accompagna sul divano, tenendomi su quasi di peso; mi lascia sedere contro di lui, le mie ginocchia rannicchiate al mio petto e contro al suo.

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