1. The Galway Girl

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Canzone per il capitolo:

The Galway Girl - Gerard Butler (P.S. I love you OST)

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...And I ask now, tell me what would you do

If her hair was black and her eyes were blue

I've travelled around I've been all over this world

Boys I ain't never seen nothin' like a Galway girl...

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Il momento alla fine è giunto. Non posso più evitarlo; dopo tanto soffrire, dopo tanto provare a dissimulare la necessità impellente, devo resistere ancora quest'ultima volta, e poi sarò finalmente libera.

Prendo un respiro profondo... un altro ancora... poi un altro ancora.

« No, aspetta », dico infine mettendo le mani avanti.

Maia alza gli occhi al cielo, snervata dei miei tentennamenti che stanno andando avanti da almeno un quarto d'ora. « Sara, siamo chiuse nel cesso del nostro appartamento da un'infinità di tempo... non ne posso più ».

« Ma io ho paura, Casper », mormoro con lo sguardo da cucciolo che sfodero all'evenienza, ma la mia amica e coinquilina non si lascia di certo raggirare con così poco.

« Sara, non ti sembra di esagerare un pochino? » domanda inarcando vistosamente un sopracciglio.

Sto per rispondere che la questione è, invece, decisamente seria e preoccupante, quando la vecchia porta in legno sverniciato dal tempo viene spalancata di colpo e Silvia entra di corsa nel microscopico bagno che condividiamo da qualche mese. Quando ci vede ancora sedute sul bordo della vasca, la nostra amica ci fissa con gli occhi sbarrati e la bocca aperta; i suoi lunghi capelli scuri, dalle punte che variano periodicamente dal fucsia evidenziatore al rosso magenta - e che le hanno permesso di aggiudicarsi il soprannome di Rainbow nel corso dei mesi-, sono raccolti in una lunga coda di cavallo che le solletica la schiena. « Ma siete ancora a questo punto, voi due? »

Maia cerca subito manforte e sostegno dall'amica che conosce da più tempo di me, spifferando tutto a mie spese. « Sto cercando di farle la ceretta alle gambe; siamo all'ultima striscia, oramai, ma questa mocciosa non vuole più farsela togliere ».

La fisso in cagnesco. « Guarda che io ho cinque anni in meno di voi due, non venti », mi lagno, scrutando timorosa l'ultima striscia di ceretta ancora incollata sulla parte interna del polpaccio: una zona dolorosissima.

Ma Maia mi ignora e tiene lo sguardo sconsolato puntato verso Silvia. A guardarci, sembriamo decisamente ridicole: io con solo l'asciugamano indosso e la maschera esfoliante sul viso, Maia con la maschera purificante all'argilla color verde evidenziatore e Silvia, che gira per l'appartamento con i cerotti sul naso contro i punti neri.

« Resti comunque una mocciosa, Sara. Non puoi avere paura di una stupida ceretta. Hai vent'anni, dovresti essere un po' più coraggiosa », borbotta Silvia, avanzando verso di me con le braccia conserte.

E io sono ancora con la gamba appoggiata alla vasca, incerta e impaurita di tirare via l'ultima striscia.

Sono troppo fifona, non ci posso fare niente; per me è un incubo perfino dovermi aggiustare le sopracciglia con le pinzette.

Quando penso di non avere più altra scelta che tirare via quel maledettissimo strato di stupida sostanza collosa e alquanto rivoltante, l'istinto di sopravvivenza mi fa venire in mente un'idea per sfuggire al mio atroce destino.

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