• Capitolo XII •

Magsimula sa umpisa
                                    

***

I due lasciarono l'abitazione e salirono sull'ascensore. Durante quei minuti, Skyler cercò di scrutare il suo volto, intenta a dedurre una qualsiasi informazione, ma nulla riuscì a ricavarvi: l'espressione del ragazzo non tradiva alcun pensiero, alcuna incertezza.
Salirono in macchina e, una volta chiuse le portiere, Blake tirò fuori delle manette elettroniche.
"...Che diavolo significa questo?!" gli disse, sentendosi improvvisamente in pericolo.
Le serrò i polsi, "Pura formalità." rispose, sinteticamente, lui.
Mise in moto.
"Dove mi stai portando..."
"Perché perdersi in mille domande sulla meta, quando puoi semplicemente goderti il viaggio?" smorzò, con sarcasmo.
Skyler sospirò, cercando di mantenere il controllo e provando a ragionare sulle varie possibilità che sarebbero potute accadere.
La strada scorreva veloce e gli edifici si accavallavano l'un l'altro, al di là del finestrino.
Blake imboccò un strada secondaria, accostando al lato di un'inferriata. Spense il motore e guardò la ragazza.
Skyler pensava solo a mantenere un respiro costante, "...E quindi?" gli fece, con un filo di voce.
Il ragazzo le si avvicinò, lentamente, mentre in lei un nodo le strinse la gola, rendendo i battiti sempre più accelerati.
Blake si fermò a un palmo dal suo viso e, con calma, le sfilò le manette "Puoi scendere."
Skyler lo guardò attonita ritornare al suo sedile e lasciare, poi, l'abitacolo, rendendosi conto di aver interpretato male tutto ciò che era appena successo.
Raggiunse, così, il ragazzo "Cos'è questo posto?" chiese, indirizzando lo sguardo verso l'ampio edificio che le si attestava di fronte.
"Una delle tante scuole in cui gli orfani vengono educati e cresciuti fino al raggiungimento della maggiore età." rispose lui, aprendo un cancello e facendole segno di passare avanti.
La ragazza entrò all'interno di quello che, a tutti gli effetti, era un grande cortile.
"Ed io cosa c'entro con questo luog..." la voce di Skyler si esaurì in un'espressione di sorpresa e incredulità.
Ad una decina di metri, il piccolo Peter faceva merenda con altri bambini.
La ragazza si voltò velocemente verso Blake, il quale rimase a fissarla, qualche passo più indietro.
Gli occhi le divennero lucidi, "Posso... posso andare a parlargli?"
Il ragazzo annuì, "Non più di dieci minuti però, non potresti entrare qui dentro."
Si lasciò, così, alle spalle Blake, avvicinandosi con riservatezza al tavolo. Peter alzò lo sguardo, interrompendo i suoi discorsi.
"Ehy..." gli disse lei sorridendo, con una velata emozione sul volto.
Il ragazzino guardò i compagni, "...Torno subito." fece poi, alzandosi dalla panca in legno e allontanandosi insieme verso una zona meno affollata del giardino.
"Che ci fai qui?" chiese subito.
Skyler si piegò a terra, arrivando alla sua stessa altezza. Era un ragazzino abbastanza gracile e basso per la sua età e questo l'aveva sempre intenerita, fin dal primo momento.
"Il mio tutor mi ha permesso di farti visita..."
Peter si rivolse in direzione di Blake, che osservava da lontano, rimanendo in disparte.
Guardò nuovamente la ragazza, con aria angosciata "È lui?!"
Skyler gli prese le mani, "Peter... non ho molto tempo. Io... io volevo chiederti scusa. E dirti che mi dispiace di averti deluso. Avrei voluto prendermi cura di te, ma ho fallito come una vera idiota..."
"Ma io non ce l'ho con te..." riprese il bambino, "È stato Alan a dirmi di allontarmi e non rivolgerti più la parola."
Skyler mutò espressione, "Cos... cosa...?!"
"Sì... il giorno in cui le guardie ti hanno portata via. È venuto a cercarmi, dicendomi di lasciarti perdere perché non volevi realmente aiutarmi."
La testa della ragazza si annebbiò, "Ma è... è assurdo! Certo che volevo aiutarti... Io... io non ti avrei mai abbandonato!"
"Non agitarti, Skyler." la rassicurò teneramente lui.
"Sì... hai ragione..." accennò un sorriso, "Ti trovi bene qui?"
Peter osservò i suoi compagni, "Sì, sono gentili. Non come i balancers del campo." rispose, ritornando a scrutare Blake, con rabbia.
"Sei bravo a scuola?" continuò la ragazza, con tono dolce.
"Ho preso una A alla verifica di matematica."
Skyler si lasciò andare ad un sorriso, "Ne ero sicura. Sei un ragazzino in gamba, Peter. Davvero. Tua madre ne sarebbe davvero orgogliosa."
Il bambino la guardò dritta negli occhi, "Hai notizie di lei?"
Abbassò lo sguardo, "No, piccolo... purtroppo no. Ma non perdere mai la speranza, mai. Hai capito?"
"Le maestre dicono che il reset-41 me la farà dimenticare, ma io la sogno sempre... ogni notte." Peter abbozzò un'espressione triste.
"Hanno detto una cosa simile anche a me, giorni fa..." Skyler sospirò e avvicinò il viso a quello del bambino, "Peter... io ti porterò via da qui. Fra qualche mese, le cose cambieranno. Vinceranno i buoni ed io tornerò qui a prenderti. Hai capito?" gli disse, decisa.
Il ragazzino si limitò ad annuire, con aria confusa.
Si salutarono, così, lasciandosi con quella promessa.
Skyler ritornò da Blake.
"Perché l'hai fatto?" gli chiese, mentre abbandonavano il cortile.
"Fatto cosa?" il ragazzo richiuse il cancello, dirigendosi verso la macchina.
"Perché mi hai permesso di rivederlo?" domandò con insistenza, bloccandolo da un braccio e interrompendo i suoi passi.
Blake la osservò, "Perché per te quel ragazzino rappresenta il fratello di cui non hai più notizie. E tu ne avevi bisogno... per andare avanti nel programma d'inserimento." deglutì e riprese a camminare, arrivando all'auto.
"Sali in macchina, prima che qualcuno ci veda."

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OSMIUM - Il pianeta senza amoreTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon