• Capitolo III •

2.3K 165 32
                                    

"Sveglia! Non siete in un resort a cinque stelle!!!"
Le guardie spalancarono le porte del dormitorio. Erano appena le 5.30 del mattino e Skyler non era riuscita a chiudere occhio.
Alan si passò una mano sul viso, confuso "Questi si sono fottuti il cervello..."
Con un balzo, la ragazza saltò giù dal letto, "Muoviti e vestiti alla svelta. È il momento di agire." gli sussurrò, infilandosi velocemente i pantaloni.
I militari passarono lungo i corridoi che dividevano in file ordinate le brandine e si posizionarono in uno spiazzo libero, alla fine dell'ampia stanza.
"Forza... è l'ora della somministrazione." disse uno di loro, guardando la gente ancora assonnata.
L'ansia si impossessò dei respiri di Skyler, che si fecero più ritmici ed intensi, "Hai caricato la fiala nel dispositivo?" chiese ad Alan.
Il ragazzo annuì, deglutendo.
Le persone iniziarono ad affollarsi, in riga, davanti le guardie: ciascuno ripeteva metodicamente il procedimento che, il giorno prima, Blake aveva mostrato. Sembrava che nessuno avesse intenzione di ribellarsi o, comunque, opporsi anche solo timidamente a quelle regole.
"Vado prima io..." fece lei, al ragazzo.
"Che significa?"
"Tu mettiti alla fine della fila... e se succede qualcosa, cambia subito la fialetta con una vera." ammonì lei, con fermezza.
"Ma che stai dicendo, no! Non era questo che ci siamo detti ieri sera." "Alan, cazzo, ascolta!" Skyler lo tirò dalla maglia, avvicinandolo ai suoi occhi color foglia, "Sono stata io ad avere questa idea. Quindi è giusto che sia io ad andare per prima. Chiaro?!"
Il ragazzo la fissò preoccupato, rimanendo in silenzio.
Lasciò la presa, quasi ritornando in sé, "Se dovesse succedere qualcosa, qualunque cosa... prenditi cura di Peter. D'accordo?" continuò, con tono più pacato.
"Che storia è questa?! Io non capisc..."
"ME LO PROMETTI?!" riprese, interrompendolo.
Alan annuì, abbassando gli occhi.

I due ragazzi, così, si misero in fila: Skyler si inserì quasi in testa, Alan si recò lentamente verso la coda.
Pian piano che la distanza tra i soldati e la giovane si faceva sempre più ridotta, un campanello d'allarme le rimbombava in testa.
Il suo sesto senso non l'aveva mai tradita e, questa volta, le suggeriva di non farlo. Ma non c'era più tempo per pensare ad un'alternativa e, di certo, avrebbe comunque preferito rischiare anziché iniettarsi quella roba.
L'ultimo uomo davanti a lei terminò la sua somministrazione e scivolò via dalla fila.
Skyler fece un passo avanti. Le gambe le tremavano, ma cercò di non darlo a vedere.
"Avanti, punti la pistola e prema." le fece un militare.
"...Sì." rispose, con un filo di voce.
Alzò lentamente il braccio destro, portando il dispositivo, con la fiala già caricata, sul collo. Prima di toccare il pulsante, deglutì e chiuse per un attimo gli occhi, sperando che tutto andasse bene.
Un click risuonò al suo orecchio e la prima luce si accese. Poi la seconda.
A quel punto, il terzo led avrebbe dovuto seguire gli altri, indicando che la siringa era stata correttamente caricata di farmaco.
Quegli istanti di attesa rappresentarono un'eternità per Skyler.
Infine, il panico.
Il terzo led finalmente si illuminò ma, stavolta, in rosso e la pistola iniziò a produrre degli assordanti bip di allarme.
Le guardie puntarono subito le armi contro la ragazza che, istintivamente, tentò di fuggire. Un soldato, però, la placcò immediatamente, catturandola e bloccandole le braccia.
"Portala via!" gli gridò un altro.
"No!!! Maledetti!!! LASCIATEMI STARE!!!" urlava disperata, mentre l'uomo la trascinava, senza troppa fatica, fuori dalla stanza.
Alan assistette, sconvolto, a quella scena, stringendo i pugni e cercando di trattenere la rabbia. Ripensò alle sue parole, ma l'angoscia era troppa per decidere con lucidità come comportarsi.

***

Skyler fu portata in un altro edificio. Attraversarono un lungo corridoio in penombra, mentre lei continuava, invano, a divincolarsi. L'aria era più fredda lì dentro e dei vapori venivano sparati in alto dalle grate poste lateralmente sul pavimento.
Una porta d'acciaio si aprì meccanicamente. Svoltarono a sinistra poi, ancora, a destra. Giunti di fronte ad un secondo portellone, l'uomo digitò velocemente un codice numerico: le ante si aprirono e, a quel punto, il soldato spinse dentro la ragazza, che cadde a terra.
Skyler alzò la testa dal pavimento e, appena si girò, la porta si richiuse, provocando un forte rumore metallico.
Si alzò scompostamente in piedi, guardandosi attorno: era una piccola stanza quadrata, completamente bianca. Un grande specchio occupava l'intera parete antistante lei.
Skyler gli corse incontro, iniziando a battervi i pugni, disperatamente.
"FATEMI USCIRE! BASTARDI!!!" urlava a squarciagola, ma era come se quelle mura attutissero qualsiasi suono.
Dall'altro lato dello specchio, Blake assisteva silenziosamente.
"Signore, procediamo con l'iniezione?" chiese un uomo in camice bianco.
"Ancora cinque minuti." rispose lui, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
"D'accordo... come preferisce."
Skyler, nel frattempo, prendeva delle lunghe rincorse, scagliandosi inutilmente contro lo specchio per sfondarlo.
"LO SO CHE MI STATE OSSERVANDO!!! VIGLIACCHI!"
Sferrò ancora un altro pugno, ferendosi le nocche che presero a sanguinare.
"È testarda." commentò Blake, rimanendo con le mani dentro le tasche dei pantaloni.
"Possiamo procedere adesso?" insistette l'uomo.
"Sì, ma vado io." rispose, continuando a fissarla.
"Lei? Ma... ma abbiamo già degli addetti per questo. Non è necessario che..."
Blake non gli diede nemmeno il tempo di terminare la frase che era già uscito dalla sala, brandendo in mano la sua pistola.
Arrivò alla porta e digitò la password, lasciando che i due pannelli si aprissero, scorrendo ai lati.
Skyler, ancora ansimante, si voltò di scatto.
Blake entrò nella stanza a passi lentissimi, facendo ruotare la pistola attorno all'indice, quasi per gioco.
"Brodo di pollo. Senza dubbio, originale." accennò un sorriso, con fare pungente.
La giovane teneva stretta, con la mano sinistra, l'altra sanguinante "Se vuoi uccidermi, fallo adesso... perché non ho voglia di ascoltare le tue cazzate."
"È buffo vedere come voi possiate crederci talmente stupidi." continuò lui, imperterrito, "Hai almeno idea di cosa significhino queste tre luci?" le chiese, alzando in alto il dispositivo.
Skyler strinse i denti, "Indicano il caricamento della siringa."
"RISPOSTA SBAGLIATA!" esordì lui, "Mi dispiace, ma il suo montepremi si azzera..." disse, sfrontato.
"Primo led: corretto inserimento della fiala..." Blake fece un passo verso la ragazza, "Secondo led: caricamento della siringa...", un altro ancora, "Terzo ed ultimo led: compatibilità della soluzione col reset-41." concluse, oramai a qualche centimetro da lei.
Skyler arricciò il naso, furiosa, e con uno slancio caricò un pugno ma, prima ancora di raggiungere il petto, il ragazzo le bloccò il braccio, portandola a sbattere contro lo specchio. Riuscì facilmente ad immobilizzarla, nonostante la sua concitata opposizione.
Le piegò verso destra la testa e, col palmo della gelida mano, le sfiorò il collo per spostare le ciocche dei lunghi capelli.
Le tappe, a quel punto, la bocca, premendo forte sulle labbra: Skyler lo fissava con occhi terrorizzati mentre, in un ultimo disperato tentativo, cercava di sopraffare la sua forza fisica.
Blake le puntò la pistola sulla vena e, senza esitare, azionò il dispositivo che, in pochi secondi, le iniettò il farmaco.
La ragazza strizzò gli occhi, per il dolore.
"Tra ventisette secondi il reset-41 entrerà in circolo, donandoti una sensazione di appagamento che, sono certo, non hai mai provato." le disse, a bassa voce, avvicinando la bocca al suo orecchio e continuando a tenerla bloccata. Skyler lo osservava con gli occhi spalancati e lucidi, oramai inerme.
"La prossima volta che ti improvvisi Lupin, presta più attenzione."
La lasciò finalmente andare, "E, per la cronaca..." si aggiustò la giacca, mentre la ragazza scivolò senza più energie lungo lo specchio, "...Quello di simulare un malore, alla prima somministrazione, è la tecnica statisticamente più utilizzata, da anni. Deludente. Mi aspettavo più originalità da te."
Si recò verso la porta, "Ve l'ho detto: pensate di essere furbi, ma la verità è che non lo siete affatto. E sai perché?"
Si voltò nuovamente verso di lei, a terra.
"...Perché vi fate guidare da questo." concluse, indicando il cuore.
Il portellone si schiuse e il balancer andò via. Nel giro di pochi secondi, Skyler iniziò a percepire un forte calore alle tempie e la vista le si appannò.
Quando Blake fece ritorno nella sala di controllo, l'uomo in camice lo chiamò stupito "Signore, venga subito a vedere..."
Blake abbozzò un'espressione corrugata e si portò di fronte allo specchio: quella giovane donna stava piangendo, o meglio, singhiozzando.
"Come è possibile?!" chiese lui retorico, rimanendo impietrito di fronte allo schermo.
Il tecnico osservò dei valori al pc, "Beh, può sembrare strano da dire... ma, a quanto pare, le serve un dosaggio più alto."
Blake guardò l'uomo, "Più alto? Non partiamo sempre da una quantità superiore rispetto a quella cui, poi, si adatta la media?"
L'uomo si aggiustò gli occhialini, "Beh, sì. Abbiamo sempre abbassato il dosaggio di partenza ma, evidentemente, questo è il caso in cui dovremo alzarlo."
"Sente, davvero, così tanto?!" si interrogò istintivamente, quasi senza accorgersi di stare pensando ad alta voce.
"Cosa ha detto, signore?"
Il ragazzo abbassò il capo, "No, nulla."
Un tramonto ambrato aveva già lasciato il sipario quando Blake lasciò l'edificio. Mentre si allontanava dal campo EZ1, ripensò a quelle lacrime che cadevano, vivaci, contro l'anestetico pavimento bianco. Era così assurda l'idea di rischiare la vita, pur di rivendicare il diritto di soffrire, di piangere disperatamente così come aveva visto fare, pensò.
Era difficile sorprendere uno come lui. Blake odiava le sorprese e, quella sera, si augurò vivamente di non avere più nulla a che fare con quella ragazza.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora