• Capitolo II •

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Skyler e Alan erano quasi giunti in testa alla lunga fila.
Peter continuava a tenere stretta la mano della ragazza: in poche ore era riuscita a diventare il suo punto di riferimento, in mezzo a quella moltitudine di volti spenti ed estranei.
Due guardie distribuivano attentamente le scatole in latta contenenti le sei fiale di reset-41 mentre, sulla sinistra, un terzo uomo iniettava il siero, una persona dopo l'altra.
A Skyler, quella scena che le si presentava davanti gli occhi sembrava familiare. Ci pensò su e capì, allora, il perché: da bambina trascorreva ore davanti alla tv, le domeniche mattina, insieme al padre e si divertivano a guardare e commentare i canali più bizzarri dell'intera programmazione; tra questi, uno dei loro preferiti mostrava come avveniva la lavorazione dei prodotti, a partire dalla loro catena di montaggio. Ecco, una catena di montaggio. Era questa la sensazione che quel fiume di gente e la fredda metodicità dei soldati le trasmettevano. E, tutti loro, erano solo dei prodotti, merce anonima in attesa del proprio turno.

***

I due giovani presero le rispettive dosi e, poco prima di arrivare di fronte all'addetto alla somministrazione, Skyler lanciò uno sguardo complice al ragazzo.
L'uomo le fece segno di spostare i capelli dal collo ma, in un attimo, Skyler portò le pupille al cielo, cadendo a peso morto sul pavimento.
L'uomo rimase perplesso e i due militari al suo fianco arrestarono la consegna delle fiale, guardandosi straniti.
Alan, allora, ne approfittò.
"Scappa... veloce!" fece a Peter, il quale sgattaiolò via, confondendosi tra la folla, grazie alla bassa statura.
Poi, si fece largo tra la gente, arrivando faccia a faccia coi soldati.
"Studiavo medicina... questa donna ha bisogno di aiuto!!!"
I soldati gli posero le mani contro il petto, "Ehi... che hai intenzione di fare?!" gli chiese, con tono minaccioso, uno dei tre.
"Questa donna rischia di morire! È chiaramente un grave malore!... Dobbiamo portarla subito in infermeria!"
"No, non esiste. Si rimetta in fila, per favore."
Alan giocò l'ultima carta del mazzo, "Volete davvero farla morire così? Qui?!... Sapete, io non so come funzionino le cose in questo posto... ma sono certo che se continuerete a starvene con le mani in mano, questa donna morirà e a quel punto dovrete dare un bel po' di spiegazioni ai vostri superiori."
I soldati si guardarono in faccia, titubanti.
Dopo una breve pausa, intervenne il più vecchio dei tre "Va bene. Tu..." indicò un militare, "...Scortali in infermieria."

***

Alan prese tra le braccia Skyler e seguì silenziosamente il soldato, fino ad arrivare davanti a una porta scorrevole in acciaio. Si accomodarono all'interno ed il ragazzo la distese delicatamente sul lettino medico.
"Ci vorrà un po' di tempo..." disse al soldato, "Vediamo un po'..." iniziò a frugare tra gli scaffali, senza avere la minima idea di cosa prendere.
Una voce acuta risuonò nel corridoio antistante.
"Hey! C'è qualcuno??!"
Il soldato corrugò la fronte e si affacciò dalla porta dell'infermieria.
Era Peter, qualche metro più in là, con un'espressione spaesata e impaurita.
"Signore? Mi scusi... mi sono perso."
"Ma che diavolo...?!" scappò da dire all'uomo.
Tirò fuori la ricetrasmittente, "Mi sentite?...C'è un bambino al corridoio 2, sembra essersi smarrito."
"Maledetti Whiners... creano sempre problemi. Riportalo da noi, deve fare la somministrazione." disse la voce, all'altoparlante.
Il militare riattaccò alla cintura il dispositivo e, sbuffando, si girò all'indietro a guardare Alan che fingeva di essere indaffarato tra garze e mascherine dell'ossigeno.
Uscì, quindi, dalla stanza e si diresse a passo lento verso Peter.
"Vieni qui, ti accompagno io..."
Il ragazzino, però, fece un passo indietro e, con uno scatto, iniziò a correre.
"Ehi!!! Vieni qui!!!" l'uomo, preso alla sprovvista, lo inseguì e sparì dal corridoio.
"ORA!" Alan aiutò Skyler ad alzarsi e, in un frazione di secondo, si fiondarono fuori dalla stanza, correndo in direzione ovest del complesso. Uscirono in fretta da una porta d'emergenza e si ritrovarono all'esterno. A venti metri da loro, una recinzione ad alta tensione si estendeva su un perimetro di centinaia e centinaia di metri, lasciando solo intravedere un deserto arido di terra rossa.
I due, ancora col fiatone e all'apice dell'adrenalina, si nascosero dietro ad un cassonetto dei rifiuti, scivolando con la schiena fino a terra.
Si guardarono, sorridendosi, quasi divertiti "Dammi il cinque..." disse Alan, alzando esausto un braccio.
Skyler contraccambiò al gesto, "Sei stato davvero bravo."
"Io? Ma ti sei vista?! Meriteresti un Oscar già solo per come sei crollata a terra..."
La ragazza scoppiò a ridere.
"Sei stata grande... davvero..."
"Non avrei mai potuto farlo, senza il tuo aiuto."
I due si guardarono per un istante negli occhi, rimanendo in silenzio. L'imbarazzo prese il sopravvento e li portò a distogliere presto lo sguardo.
"Dovremmo andare adesso... Peter ci starà aspettando." disse Skyler.
"Sì, certo... Dove?"
"Gli avevo detto di nascondersi nella sala caldaie... la porta era aperta e a nessuno verrebbe di cercarlo lì."
"Wow..." Alan accennò un'espressione sbalordita, "Avevi proprio pensato a tutto."
Skyler sorrise, "Se devi fare una cosa, devi farla bene."
"Un giorno mi parlerai di cosa diavolo facevi sulla Terra... non me la racconti giusta..." rispose lui, in tono scherzoso.
"Mi dispiace ma non posso, perché dopo dovrei ucciderti."
"Peccato... proprio adesso che mi stavo affezionando."
Skyler gli diede un pugno sul braccio, "Forza, andiamo..."

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora