• Capitolo XLVI •

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Blake disinserì il caricatore dalla pistola di servizio, posandolo delicatamente sul tavolino. Osservò con vigoroso orgoglio l'arma lucida e il metallo vibrante, sentendosi quasi sulla cima del mondo. Aprì, allora, lo scatolino dei proiettili. Dieci munizioni dal calibro di nove millimetri. Dieci cioccolatini da scartare sul petto di tutti coloro che avrebbero disonorato il sistema, quello stesso sistema da cui, paradossalmente, aveva fatto allontanare Skyler. Lei non c'era, quella mattina. Era andata alla Red Tower insieme a tutti gli whiners che avevano terminato il programma d'inserimento. Sarebbe diventata una cittadina a tutti gli effetti, un codice a barre fra i tanti. Blake le aveva fatto assumere una dose di reset-41, prima di lasciare l'appartamento: la giovane aveva espresso il suo disaccordo inizialmente poi, persuasa, si era decisa a buttare giù quel veleno amaro.
Guardò ancora qualche secondo i proiettili e pensò che sarebbe probabilmente tornata di lì a breve. Si mise seduto più comodamente sopra il bianco divano e ruotò il viso, individuando subito Peter, intento a fissarlo poco più in là, timidamente.

"Sai caricare una pistola di servizio?" gli chiese, allora, con tono autoritario.
Il ragazzino deglutì, rimanendo coi piedi piantati sulla moquette, "Me l'hanno insegnato."
"Fammi vedere."
Il balancer stese la pistola in direzione di Peter che, dopo qualche titubanza, si avvicinò lentamente a lui. Afferrò, quindi, l'arma ed esitò ad osservarla.
"Allora?" chiese Blake, impaziente di godere di quell'insulso spettacolo.
Peter pescò dallo scatolo un proiettile e lo inserì nel caricatore.
"Primo errore." commentò B-273, "Inserisci la munizione con la parte arrotondata davanti fino a quando non lo avrai riempito."
Il ragazzino annuì nervosamente e corresse il verso del proiettile, eseguendo lentamente quanto indicatogli.
Blake osservò attentamente quei movimenti, con un certo dissenso.
"Smettila di tremare..." gli fece, poi, sfilandogli l'arma dalle mani.
Inserì il caricatore nuovamente dentro l'arma e spinse in alto, fino a quando un click non risuonò nella stanza, "Ricorda una cosa, ragazzino..." riprese, con estrema calma, "Non importa avere una mira infallibile..." abbassò la levetta posteriore della pistola, togliendo la sicura, "Ciò che conta è essere reattivi. Sono le esitazioni a fregare il 90% dei soldati."
Peter allargò le narici, notando con quanta naturalezza quell'uomo avesse eseguito metodicamente i passaggi.
B-273, allora, posò l'arma sul tavolino "Alla tua età ricaricavo modelli come questi in meno di tre secondi e mi esercitavo al poligono già con gli M9." commentò, severo.
"Non mi piacciono le armi, né tantomeno sparare." rispose, quindi, Peter.
Il suo tono di voce era mite e insicuro. I mesi trascorsi in accademia non erano riusciti a scalfire la naturale bontà del giovane quattordicenne, i suoi iridi specchiavano un'anima pura, priva di ogni forma di malizia e aridità.
Blake lasciò il divano per recarsi verso l'armadietto degli alcolici, "Ah sì?" disse, retorico, versando come d'abitudine due dita di bourbon in un bicchiere spesso e squadrato.
"E cosa vorresti fare da grande?" lo interrogò, poi, mentre con pollice e indice teneva fermo il suo drink, all'altezza del petto.
Peter abbozzò l'espressione spiazzata di chi viene colto alla sprovvista ma, dopo qualche secondo, prese coraggio "Il biologo marino, signore."
Una fragorosa risata fuoriuscì dalla bocca di Blake che, cinico, affogò in un sorso di caldo whisky.
"E come pensi di diventarlo..." riprese, subito, "...se ad Osmium non esistono mari popolati da fauna?!"
Sorrise e ritornò vicino al ragazzo che, nel frattempo, si era fatto scuro in viso.
"Tieni, bevici su." disse divertito, porgendogli il suo bicchiere.
"Io... io non bev..."
"Andiamo, smettila di frignare. Ti farà bene." risolse B-273, costringendolo ad afferrare quel calice.
Esitò qualche istante col bicchiere in mano, dinnanzi alla presenza possente e allo sguardo in attesa di Blake. Poi portò il vetro alla bocca e velocemente buttò giù, prima di scoppiare in una furiosa tosse e diventare paonazzo.
"Sei proprio un moccioso..." commentò lui, godendosi l'imbarazzante spettacolo.

"Cosa gli hai fatto."
Skyler fece ingresso nell'appartamento, lasciando che il portellone si richiudesse alle sue spalle.
"Ehy..." Blake si girò verso la ragazza, sorpreso di non averla sentita entrare. Improvvisamente la sua attenzione si proiettò completamente su di lei, lasciando a Peter finalmente il sollievo di essere uscito dal suo mirino di gioco.
"Come è andata?" le chiese, dirigendosi verso Skyler.
"Non è successo nulla degno di nota."
B-273 la superò, attestandosi dietro: le spostò i capelli per vedere la nuova incisione sulla nuca. Una piccola porzione di pelle era stata rasata.
"Ti hanno elencato i nuovi diritti acquisiti? Adesso che sei una citizen vedrai che le cose saranno più facili..."
La ragazza si allontanò di qualche passo, sfilandosi il giubbino, quasi indifferente ai discorsi di Blake.
"Sì, ne sono sicura." rispose, con indifferenza.
"Skyler... stai bene?" chiese preoccupato Peter.
"Sta bene..." intervenne subito B-273, "Ha assunto il reset-41 ad un dosaggio decisamente superiore rispetto alla media."
Il ragazzino sembrò non capire, "Perché mai?!"
"Non siamo tutti uguali..." rispose Blake, già scocciato, continuando a fissare Skyler.
"Ma... ma è assurdo..." riprese Peter, "Così le fai solo del male!"
"SENTI BRUTTO IDIOTA!" con uno scatto il balancer si portò a un palmo di naso dal giovane, "SONO STUFO DELLE TUE STUPIDE DOMANDE. SE TI TENGO ANCORA QUI SAPPI CHE È SOLO PER LEI, PERCHÉ FOSSE PER ME AVRESTI GIÀ UN BUCO IN QUELLA TESTA DI CAZZO CHE TI RITROVI."
"Peter." interruppe fermamente la ragazza, con lo sguardo perso tra i riflessi della grande finestra panoramica, "Va in camera. Io e Blake dobbiamo parlare."
B-273 ruotò lo sguardo verso di lei, leggermente perplesso da quella improvvisa richiesta.
Il ragazzino la accontentò e, dopo aver temporeggiato con espressione irrequieta e disgustata sui talloni, sparì via verso il corridoio.

"Dovresti mettere delle tende. Entra troppa luce al mattino." commentò poi, assolutamente disconnessa dai fili.
Blake rilasciò i pugni che aveva stretto per il nervosismo e raggiunse la ragazza, ancora impalata alla finestra.
"La luce ci fa bene, rende ogni cosa più chiara."
Le si attestò dietro, portando le mani sui suoi fianchi.
"Allora sarebbe il caso che si infiltrasse nella mia testa..." rispose Skyler, mantenendosi rigida, "...per rischiarare i miei pensieri..."
Il balancer poggiò il mento sull'ossuta clavicola della giovane, "Ti senti confusa?"
"C'era così tanta gente persa stamattina..." sibilò lei.
"Credo sia normale che il farmaco ti faccia questo effetto. Forse dovresti iniziarlo ad assumere con costanza..." proseguiva lui.
"Ho rinunciato a così tante cose per te..." gli occhi di Skyler si tinsero di un vibrante luccichio.
Il ragazzo fece scivolare in avanti le braccia, stringendola all'altezza del petto, "Adesso ti preparo un bagno caldo, dopodiché chiamerò il mio medico e farò rivalutare il registro delle tue analisi. Può capitare che uno sbalzo ormonale comprometta la..."
"CRISTO! SMETTILA!"
Skyler si liberò dalla sua morsa, voltandosi tremante verso B-273.
"Come puoi pensare che tutto questo mi vada bene?!" proseguì, isterica "Credi che sia una fottuta C sul collo ad elevare il mio status?!"
Blake ascoltò pazientemente quei deliri e dal taschino dei pantaloni estrasse con calma il suo porta sigarette d'argento. Ne portò una alla bocca e lasciò che il fumo si confondesse a quelle urla fuori controllo.
"Il mio status! ...Volevi sapere se mi avessero elencato i nuovi diritti?" proseguì lei, ansimando "Ebbene sì, lo hanno fatto. Adesso potrò bere tre cazzo di gin tonic al mese e possedere una fottutissima auto che mi porterà in nessun fottutissimo posto, PERCHÉ NON C'È NIENTE OLTRE QUESTA MERDA DI CITTÀ DIMENTICATA DA DIO!"
Le ultime sillabe rimbalzarono da naso a naso e, infine, assorbite dalle pareti insonorizzate.
Il ragazzo buttò via dalle narici il fumo, picchiettando con l'indice sulla stecca. La cenere nera ricadde velocemente sul piattino in ottone.
Una giovane donna stanca di combattere si rifletteva, adesso, sul lucido pavimento del salotto. Il volto segnato da decine di notti insonni, i capelli spenti, le gambe esili. Solo gli occhi non erano mai mutati. Quegli occhi così vivi, carichi di elettricità, rabbia, livore. Gli stessi occhi che avevano incrociato lo sguardo di Blake, quel giorno ventoso, al campo EZ1.
Il ragazzo riportò il filtro sulle labbra, "Che diritti vorresti ottenere, Skyler? Cosa."
"La libertà." rispose subito lei.
Blake si lasciò andare ad un lieve sorriso, tanto cinico quanto nervoso, "La libertà..." commentò tra sé e sé.
La giovane, allora, fece un passo verso di lui, poi un altro e, poi, un altro ancora. Gli si impose davanti e, senza alcuna fretta, gli sfilò la sigaretta dalla bocca.
Un bacio leggerissimo cadde sulle labbra incredule del balancer, che si limitò a guardarla in silenzio.
"La libertà è questa, Blake." disse poi, lei, guardandolo dritto negli occhi, "La libertà di poterti baciare alla luce del sole, senza più nascondersi. La stessa luce che illumina questo salotto... la vedi? L'hai detto poco fa tu. La luce ci fa bene, rende più chiara ogni cosa." sussurrò, con tono fievole.
Rimise la sigaretta nella bocca del ragazzo, "...allora spiegami per quale cazzo di motivo noi ci nascondiamo da mesi nel buio."
Girò le spalle e abbandonò la sala, lasciandolo con gli occhi fissi sul vuoto che si era creato davanti a lui.
Un grumo di cenere, accumulatosi nella sigaretta, si riversò sul parquet.

OSMIUM - Il pianeta senza amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora