26_Flandria part2

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Jeff si rigirò ancora una volta sul telo appoggiato sulla nuda terra. La notte era ancora lunga da passare e lui non riusciva a prendere sonno, eppure era abituato alla vita all'aria aperta, ai suoi silenzi e ai suoi rumori improvvisi, ma decisamente non a quel duro pavimento.

Masqina non aveva voluto prendere con loro il materasso auto espansibile, di cui lui si serviva sulla Terra le volte in cui pernottava all'aperto.

"Prendiamo giusto il bozzolo, perché le notti possono essere ancora fredde, soprattutto nel caso in cui dovesse piovere."

Tuttavia lei doveva aver controllato la situazione meteorologica e sapere esattamente quando avrebbe piovuto, semmai fosse accaduto. Più facilmente aveva bloccato in quell'area ogni precipitazione e il bozzolo le serviva per altro. Quella misura poteva prenderla in quanto riservata a lui. Ovunque andasse era sempre trattato con un certo riguardo e Flandria non faceva eccezione.

Di notte la temperatura scendeva e un temporale portava con sé umidità e sbalzi improvvisi anche di parecchi gradi e non voleva prendesse freddo e si ammalasse. La realtà era questa, perché lei poteva anche farne a meno di quel riparo tecnologico. Comprendeva le sue motivazioni ma queste non le impedivano di trattarlo ancora come un bambino cagionevole di salute.

Alle altre comodità potevano rinunciare, anche se questo gli avrebbe procurato dei dolori alla schiena, peraltro facilmente risolvibili con un unguento miracoloso di qualche pianta che lui si faceva spalmare la mattina dopo essersi lamentato un po'. L'importante era vivere quei pochi giorni in unione con la natura. Lei era una flandres e come tutti gli altri del suo popolo possedeva quel doppio aspetto che li portava a porsi in contatto con l'ambiente nel modo più naturale possibile ed al tempo stesso essere però capaci di creare opere biotecnologiche incredibili.

Per starle vicino e passare un po' di tempo da solo con lei, aveva accettato ogni sua decisione e comunque, aveva pensato, ci sarebbe stato sempre il bozzolo termico a fargli da scudo. Solo durante la prima notte si era reso realmente conto che quell'invenzione lo avrebbe tenuto al riparo dall'escursione notturna ma non avrebbe ammortizzato le asperità del terreno.

Posò gli occhi su di lei, nuovamente. Gli dava la schiena e sembrava dormire. Nel silenzio, ai limiti della foresta, credette quasi di riuscire a coglierne il respiro leggero mentre il suo petto si sollevava appena seguendo il ritmo e le leggi che da sempre governano la vita su quel pianeta e su gran parte dell'universo.

«Sei sveglia?» La chiamò piano, per non destarla, ma sperando di sortire l'effetto opposto e sentire la sua voce.

Lei si mosse con un leggero lamento e poi si girò. Per un attimo, dentro a un bagliore, vide i suoi occhi scuri come le perle nere di Andor fissarlo dolcemente.

«Neppure io riesco a dormire stanotte, ma tu dovresti provarci, un po' di riposo ti farebbe bene.»

Jeff si mise supino, gli occhi rivolti verso la volta stellata.

«Stavo guardando il cielo e le costellazioni. Non è poi così diverso dalla Terra, è come essere a Ziwa Tafakari, dove si trova il Dipartimento di Flora e Fauna. Anche lì, nella savana, la notte il cielo è incredibile. Chissà, magari un giorno potrei portartici. Ci verresti con me?»

Jeff provò ad azzardare, esprimendo quel desiderio e sperando non fosse un'illusione. Ma lei non gli fece attendere la risposta, felice di quella proposta, perché indicava un interesse per lei che andava oltre il sesso fatto in quella piacevole vacanza.

«Certo, ne sarei felice. Così come io ti sto facendo da guida qui, tu potresti farlo là. Mio padre c'è stato diverse volte in passato. Quando tornava mi prendeva sulle sue ginocchia, nella veranda della nostra casa e mi raccontava di quelle terre. Mi parlava del Rift. "L'odore della vita – mi diceva – su quell'altopiano è così forte e intenso che quasi ti stordisce".

Una luce fra le stelleKde žijí příběhy. Začni objevovat