08_Tensione

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Manto aveva ragione, nulla era stato chiarito fra le sue figlie e il confronto tanto rinviato era divenuto necessario. Accadde poco prima dell'alba del giorno dopo il ritorno in paese, come si fossero date un appuntamento.

Il rientro era stato festoso. La buona riuscita della Condivisione aveva entusiasmato tutti i partecipanti e la festa era continuata fino a tarda sera per le strade e la piazza principale.

L'aria fresca di quelle prime ore del giorno stava entrando attraverso la tenda aperta. Aveva dormito poco e male quella notte, visioni oscure l'avevano tormentata. Il senso di un destino ostile e inevitabile ormai da qualche tempo la stava perseguitando. Era indispensabile discutere della grave situazione con sua sorella, perché il tradimento, con la conseguente dolorosa ferita, era solo una parte del problema e neppure la più rilevante.

Prima di scendere in paese, suo padre le aveva lasciato un recipiente col latte fresco appena munto nella loro stalla e poi bollito. Più tardi sarebbe giunto un suo amico d'infanzia per portare le bestie al pascolo.

Ultimò di consumare la colazione poi ripulì la tazza, il bicchiere e ripose tutto con attenzione, quindi uscì di casa.

Fuori, in lontananza, osservò il tenue chiarore dei primi bagliori dell'alba. L'aria le pizzicava il viso e alzò il bavero della veste per ripararsi. Verso occidente il pallido astro notturno era destinato a scomparire presto dalla sua vista e Faris sarebbe risorto per prendersi il dominio della volta celeste, illuminando e riscaldando tutta quella parte di Okonoghar.

Girò attorno al Castello Rosso e camminò su per la lieve salita che conduceva verso l'albero preferito da suo padre. Giunta in cima si fermò sotto le fronde rosse, restando a guardare oltre la casa verso il paese ormai poco lontano.

Da uno dei primi edifici riusciva a scorgere un bagliore. Era la casa del padre di Lantino: il fornaio. Il panificio era sul retro e a quell'ora doveva avere già iniziato a cuocere l'impasto, probabilmente diversi pani erano già pronti. In un altro momento sarebbe scesa giù al paese a chiacchierare col suo fedele amico e mangiare il pane fresco come tante volte era capitato.

Ma le cose stavano cambiando.

Azena quella notte non era rientrata e Luschva aveva deciso di attenderla in quel luogo, visibile da chiunque salisse verso il Castello.

Doveva affrontarla e pretendere un chiarimento, o come minimo una giustificazione più accettabile di un sentimento. Si possono commettere sbagli lasciandosi trasportare da un turbamento emotivo ma non fino a quel punto. Se si fosse saputa la verità, suo padre non avrebbe avuto altra scelta se non l'esilio, almeno per lei, ma forse anche per lui.

Quanto aveva compiuto non aveva una spiegazione onorevole e andava contro tutti i principi con cui il suo popolo era cresciuto.

Non c'era solo una disputa amorosa da ricomporre. Quella notte esplorando la mente di Mshadi aveva avuto visione di altro, un insieme di segnali che nella sua mente formavano un quadro funesto la cui realizzazione non avrebbe tardato a compiersi.

Dentro di lei però il dolore per il tradimento rimaneva comunque difficile da ridurre al silenzio, il futuro di una vita felice, insieme alla persona tanto amata, era ormai in frantumi e niente avrebbe potuto sostituirlo.

Udì dei rumori leggeri provenire in direzione della casa, qualcuno stava arrivando: le loro menti si riconobbero all'istante.

Avrebbe voluto prendere subito la parola e chiedere giustificazioni al comportamento di lei ma quando le fu abbastanza vicina Azena la precedette e parlò per prima.

«Nei giorni scorsi ti ho vista trascorrere parecchio tempo con nostro padre, a volte non si sentiva neppure la vostra voce, per caso avete dei segreti o state tramando qualcosa alle mie spalle?»

Una luce fra le stelleWhere stories live. Discover now