19_La ricerca di Leona part1

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Dovevano partire subito perché la loro prima destinazione non possedeva Porte di trasferimento ma solo una Porta locale a causa di un forte disturbo proveniente da una vicina galassia blazar e dal buco nero binario nel suo centro. Il viaggio sarebbe quindi stato lungo.

Recuperarono ognuno la loro borsa, carica di indumenti e oggetti di prima necessità, sempre pronta per quelle evenienze, poi Kant prenotò un posto sull'astronave con l'autorizzazione di emergenza di cui disponeva e si trasferirono alla prima fermata utilizzabile per raggiungere la loro meta.

Quando il tempo medio dei tuoi spostamenti, per qualsiasi destinazione nell'universo, raggiunge al massimo qualche istante, un viaggio anche solo di un giorno può sembrare eterno e di eternità Kant e Carlo ne avrebbero dovute trascorrere parecchie, a bordo della Nogurkai, per raggiungere il pianeta Kiantosderoux.

Gli Chanti avevano lasciato una Porta su Chatogon6, un pianeta a quel tempo disabitato ma ricco di prospettive. Evidentemente lo avevano ritenuto adatto per essere popolato da qualche specie intelligente, nonostante in quel quadrante non vi fosse nulla degno di nota. Tuttavia le loro speranze non avrebbero trovato alcun riscontro nella realtà. Infatti la caduta di alcune meteoriti di grosse dimensioni, provenienti dallo sfaldamento di un gruppo di comete, aveva modificato per sempre l'aspetto di quelle terre, spostando il pianeta verso la sua stella vicina, rendendolo arido e deserto.

Inaspettatamente, però, si era creata una piccola comunità, attorno alla Porta, formata da diverse razze. Quel posto, infatti, era diventato il punto di partenza migliore per raggiugere il pianeta del ricordo, qualunque fosse la zona dello spazio da cui provenissero i viaggiatori. Così i korgiss vi avevano costruito una base di attracco per la nave in servizio su quella rotta.

Di solito i passanti, se erano fortunati, vi dovevano sostare solo alcuni giorni in attesa dell'arrivo dell'astronave, ma più spesso settimane, qualche volta era capitato anche di più, quando sulla fascia di Andos transitavano gli sciami delle comete sfuggite dalla nube di Oskin.

Quei corpi celesti vaganti nello spazio venivano attratti come falene dalla nube più prossima e si frapponevano alla rotta dell'astronave. In quel caso il comandante doveva aggirare quella zona, con grande perdita di tempo, oppure decidere di rimanere in attesa del passaggio di quelle più grandi, e poi transitare usando i repulsori per farsi largo fra il pulviscolo restante.

Nella maggior parte delle situazioni vinceva la prima opzione perché il rischio di danneggiare l'astronave era comunque alto e una volta arrivati a destinazione si rendeva necessaria, in ogni caso, una revisione completa almeno della copertura esterna, vanificando il risparmio di tempo precedente.

Alla fine qualcuno vi aveva costruito un punto di attesa e con grande fantasia l'aveva chiamato "avanposto Chatogon6" mentre sulle mappe terrestri era indicato come Godot.

Carlo e Kant erano stati costretti a fermarvisi quasi sette giorni ascoltando le storie del gestore del posto. Si trattava di un twikvit dalle punte rosse e si faceva chiamare Altar-gon stante la difficoltà di pronuncia del suo vero nome per chiunque non appartenesse alla sua razza.

La sua bevanda preferita era, per loro due, puro veleno. A volte Kant lo osservava succhiare dal recipiente fumante quel liquido scuro e denso, usando una cannuccia di vetro, con l'espressine estatica tipica di quel popolo, probabilmente simile alla sua le volte in cui sorseggiava un distillato di mezzo secolo. Dopotutto, al di là dell'aspetto fisico, certe emozioni sembravano essere analoghe fra razze pur così distanti nel cosmo.

I suoi racconti erano tutti per lo più assurdi ma uno era veramente folle. Narrava di aver visto sfilare, in lontananza nel deserto, un gruppo di Maghi. A un certo punto uno di questi si era staccato dagli altri ed era entrato nel suo locale a bere qualcosa di tipico proprio del pianeta Terra.

Una luce fra le stelleWhere stories live. Discover now